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ANGELA BARALDI – Intervista alla cantante

ANGELA BARALDI – Intervista alla cantante

Partiamo un po’ da: ”Tornano sempre”. Questo ottavo disco riesce ad essere incredibilmente attuale, sia dal punto di vista tecnico e sonoro che da quello letterale. La volontà di ottenere determinate sfumature, determinati suoni e di affrontare determinate tematiche era già presente in una fase preliminare o è andata di pari passo con l’imbastimento del album ?
Guarda, in realtà tutto è nato dal tributo fatto ai Joy Division, insieme a Giorgio Canali, in questo studio a Bassano del Grappa. Ti dico questo perché mentre facevamo le prove di questo materiale straordinario dei Joy Division, ci è venuta proprio voglia di scrivere cose nuove usando quella tattica diciamo. Quindi una chitarra baritona, una chitarra elettrica e poi in un secondo momento si è aggiunta Vittoria Burattini (batterista dei Massimo Volume) e, probabilmente è nato tutto così, in maniera estemporanea, però sollecitato da questo tributo che ci ha fatto capire che una buona canzone, arrangiata con pochi elementi (dal carattere molto forte), può diventare qualcosa di originale e non scontato, ecco. Tutto quello che senti, la maggior parte delle canzoni sono state registrate una volta sola quindi io su queste improvvisazioni ho scritto le melodie e i testi e non sono più state toccate, ma solo mixate. Poi ci sono un paio di episodi tipo “tutti a casa” che invece sono canzoni nate alla maniera un po’ più classica però ormai alla fine della scrittura. Quindi il carattere di questo disco sono le improvvisazioni, pochi strumenti ma molto rilevanti dal punto di vista della latitudine.
 
Si certo infatti si respira quest’aria un po’ dark wave…
(risate) Sì la matrice è stata un po’ quella, questo tributo diciamo…
 
Sempre in riferimento a “Tornano sempre”. C’è una traccia o canzone a cui sei affezionata più di altre, o comunque ha un significato più personale?
Mah guarda la prima traccia che, canali essendo produttore ha voluto mettere all’inizio, io sentivo talmente mia personale e intima che mi sembrava come calarmi le mutande sin da subito (ride) appena stretta la mano, sai no? Ma in realtà è stata una scelta anche onesta, cioè effettivamente, intanto è la prima che ho scritto alla maniera dell’improvvisazione come ti dicevo prima, anche se non sembra. Ed è stata la canzone che mi ha dato il coraggio per andare avanti in quel modo perché non ho mai scritto in quel modo. E poi perché il testo affronta in maniera sincera la malinconia, la mancanza di parecchie cose e penso che sia una cosa condivisibile con molte persone. A volte capita che con un amico non riesci a comunicare quello che provi, però, sai, con una canzone ci riesci meglio perché c’è la musica, perché c’è la suggestione… E quindi quando io parlo di essere ascoltata sono poi in realtà i pensieri blu, quelli che ti vengono in certe occasioni, che ti fanno sentire appunto come una strada di mare che viene asfaltata, e quindi prendono un po’ il controllo delle tue emozioni, dei tuoi pensieri. L’approccio quindi è stato molto intimo e mi ha dato un po’ la cifra di quello che volevo fare. Stavo facendo molti concerti, con i CSI, CCCP per cui avevo questa cosa anche molto bella, il fatto di declamare questi testi bellissimi di Giovanni e però non avevo voglia di urlare nel mio disco, avevo voglia di sussurrare diciamo all’orecchio. E quindi quella canzone lì mi ha aiutato a far capire a canali e agli altri cosa volevo.
 
E’ molto di più di un punto di partenza quindi.
Sì esatto, anche per me è stato di più. E poi la canzone dedicata a Federico Aldovrandi “tutti a casa” che invece è il contrario. Quella è nata in 5 minuti e anche quelli diciamo è un altro episodio.
 
Un’esperienza un po’ blacksabbathiana quindi.
(risate) Esatto!!!
 
La  tua carriera musicale è ricca  di collaborazioni , da Lucio Dalla a Giorgio Canali, da De Gregori a Massimo Zamboni. Qual è stata, o quali sono state per te quella o quelle che più ti hanno arricchito? 
Sai, sono state tutte esperienze che mi hanno arricchito molto, faccio fatica a fare una classifica. Di sicuro con Lucio, con Francesco io avevo un’età… ero più piccola per cui diciamo era come se mi sentissi supportata da figure così importanti non solo per me ma…non so come dire… ha avuto un grosso peso su di me perché erano conferme importanti, insomma, che mi hanno incoraggiato ad insistere, anche se forse non ho mai insistito abbastanza perché diciamo che finiti gli anni ‘90 c’è stato un inasprimento di quelle che erano le case discografiche, c’è stata una situazione che mi ha un po’…ho dovuto trovare la mia quadra, capito? Mi sono liberata dalle multinazionali in poche parole. E questo non voleva dire arrendersi alla… perché un po’ mi era sembrato di tradire le aspettative di queste persone che mi hanno supportato ma in realtà io ho seguito il mio istinto che poi mi ha portato ad avere a che fare con figure più selvagge se vuoi…che sono appunto Canali. Non voglio dire che Dalla non fosse spontaneo perché il vero selvaggio forse era lui perché Lucio che ha avuto tipo cinque sei tipi di vite, alla fine è riuscito a farsi conoscere da tutti. Però loro ecco, loro sono due mostri sacri che fanno parte di una discografia che non c’è più. Invece chi faceva musica indipendente secondo me in questo decennio, in questi ultimi 20 anni diciamo si è trovato un po’ già più preparato a com’è la discografia adesso. chi faceva parte della musica alternativa, per uno come Dalla è praticamente tutto cambiato. Lui prima di morire, quando ci incontravamo me lo diceva, “adesso non sarebbe più possibile fare quello che ho fatto io”, cioè non ci sono più le basi.  Non c’è più quella discografia che rischia, investe tanto e, quindi, insomma diciamo che questi nuovi amici che ho avuto dagli anni 2000 in poi mi hanno dato altre cose altrettanto importanti. Zamboni, Canali mi hanno accompagnato in una fase dove avevo ancora l’esperienza del mainstream, della casa discografica classica e attraverso di loro ho capito anche che in questo periodo storico in particolare, autogestirsi è fondamentale.

Quindi un nuovo sguardo diciamo.
Sì un nuovo sguardo un po’ più avvezzo a questo tipo di attitudine rispetto quello che poteva essere Lucio, che aveva insomma un esercito intorno a lui, di persone che lavoravano per lui. Erano discografie molto diverse che io ho avuto la fortuna di incontrare negli anni ’80-’90 nell’ RCA di Roma che adesso è diventata una fabbrica di scarpe. (ride). Scusa è stata una risposta un po’ confusa però è un argomento che mi tocca da vicino.
 
Ci colleghiamo alla domanda successiva, diciamo una mezza domanda di attualità musicale, una domanda un po’ più leggera. Quali sono per te gli artisti italiani più promettenti emersi negli ultimi dieci anni?
Guarda io ho amato molto i dischi di Vasco Brondi con Le Luci della Centrale Elettrica. Mi piace molto Francesco Motta.
 
Tra l’altro è anche tuo compagno alla WoodWarm immagino.
Esatto siamo anche colleghi alla WoodWorm e non so, stavo pensando… mi piacciono i Baustelle, Rachele molto. Comunque io sento che manca un po’ di quota rosa, posso dire un termine un po’ del cazzo? Mancano un po’ di femmine (ride), mi piacerebbe che ci fossero più figure femminili, originali che poi esistono eh?! Solo che è un periodo un po’ difficile.
 
C’è già qualcosa che bolle in pentola per un eventuale nuovo disco, o al momento ci sono altri percorsi che hanno “maggiore priorità”?
Beh sì, io sono in fase ancora molto embrionale di scrittura, per il nuovo disco e quindi non so dirti molto di più. Sono impegnata nella scrittura, sto scrivendo molti testi. Poi sono stata impegnata in una serie che uscirà tra febbraio/marzo. È una serie ambientata in un conservatorio di Milano, tutti gli attori sono molto giovani tutti musicisti veramente ed io faccio l’insegnate di pianoforte di questo conservatorio. L’abbiamo girato tra febbraio e luglio, tra Milano e Roma e uscirà su Rai 1. Ci sarà tantissima musica dentro  e fra l’altro tra gli attori ci sono anche dei compositori molto giovani che si interessano di musica classica, contemporanea. questo esula un po’ dal mio range però è stata un’esperienza fantastica perché ho mischiato la musica alla recitazione. Si chiama “La Compagnia del Cigno”. Tra l’altro avevamo una troupe molto interessante, col direttore alla fotografia di Sorrentino che è Luca Bigazzi, Che è forse uno dei migliori in Italia. Troupe molto agguerrita. Ogni scena ripresa da due o 4 telecamere, insomma un bel lavoro.
 
Insomma ci sarà da divertirsi!
Sì esatto (risate).

Una carriera non solo da cantate e compositrice ma anche da attrice. Qual è stata la tua esperienza cinematografica preferita e perché.
Mah sicuramente è stato il film con Salvatores che è Quo Vadis Baby girato nel 2005, che ha poi dato abito alla miniserie prodotta da Sky, quindi era ancora una cosa in fase sperimentale ed è stato molto bello essere protagonista di quest’avventura. Sì, è stato molto bello. È stata un’esperienza che mi ha dato molta sicurezza su diversi piani, come attrice e come…poi mi ha fatto venire voglia di cantare, io dal 2000 che non facevo più niente e Salvatores mi ha chiesto di cantare nei titoli di coda, questa cosa ha funzionato e poi mi han chiesto di cantare alla fine di ogni episodio di Quo Vadis Baby,  la serie e quindi c’era una mia canzone rivisitata e questo mi ha riportato a fare i concerti.

E’ stato una sorta di trampolino in più.
Sì, sì, perché io avevo chiuso con la casa discografica dopo l’RCA, feci un disco solo e mi ero molto persa, affaticata di questi colloqui di lavoro infiniti, i dischi che non andavano mai bene, bisognava sempre fare qualcosa che aveva già funzionato prima, e insomma questa cosa la trovavo per il mio carattere molto faticosa. Cioè capisco che il meccanismo discografico ha bisogno di precedenti, soprattutto in Italia perché la vera grande invenzione, secondo me, son stati i cantautori, però di solito le case discografiche non rischiano tanto. Adesso hanno il vantaggio che gli artisti che mettono sotto contratto hanno già fatto il lavoro sporco di trovare followers, avere un loro pubblico…cioè loro guardano i social. Tu sei per esempio un artista che da solo è seguito da ventimila persone, sei già di loro interesse. Però, in realtà…
 
Basta anche pagare…
Si fra l’altro è così, capito? Non c’è neanche più la garanzia, però comunque c’è questo meccanismo per cui in realtà le case discografiche adesso non hanno neanche più bisogno di fare quel lavoro di talent che sta facendo anche la tv. Che poi io mi chiedo: sono più famosi quelli della giuria degli artisti insomma, cioè non so…vedo tutto come se nonostante tutto quello che è successo, le multinazionali riescono comunque a trovare (bastardi! Risate) il modo di avere vantaggio. Quindi trovo che al momento bisogna essere molto svegli sotto tutti i punti di vista. In passato ci potevamo permettere di fare gli artisti così, nell’oblio invece adesso bisogna anche essere…
 
Commerciali?
Sì, conoscere questi meccanismi biechi e saperli anche sfruttare. Penso che questo sia davvero importante e adesso più di prima. Avere una mente molto lucida. Non ci si può più drogare come negli anni ’70-’80 (ride).
 
Neanche fuori dalla musica si vede più.
No diciamo che il rock and roll adesso bisogna farselo a casa (ride). Vabbè comunque dai…
 
GIOELE AMMIRABILE

 
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