Tiger!Shit!Tiger!Tiger! – Corners
Che piaccia o meno i ’90 (o almeno la prima metà) non sono stati solo gli anni del grunge. Figlia a livello musicale di quanto successo nell’ultimo lustro della decade precedente, è stata l’emersione dall’underground di un rock viscerale ma anche piacevolmente penetrante in cui convergeva – almeno di base – un’indomabile combinazione tra atmosfere (spesso) stranianti, rumorismo (anche ben filtrato), accordi semplici e melodie avvolgenti e spigolose in grado di riassumere un incrocio stilistico innovativo che si poneva in forma destrutturante verso il rock convenzionale e di classifica. Più semplicemente definita alternative (proprio perché in contrapposizione alle mode) o indie (come abbreviazione di indipendente) la peculiarità per i gruppi che ne erano parte, restava quella indiscussa credibilità artistica che rifiutava a priori (almeno nelle intenzioni) l’assoggettamento alle regole del mercato (leggasi major). Parole che erompono dopo pochi ascolti dedicati al nuovo sforzo discografico CORNERS dei fulginati Tiger! Shit! Tiger! Tiger!. “Weird Times” – che ha anticipato l’album, – è uno di quei pezzi che tra chitarre riverberate e ritmica melmosa permettono alla voce stemperata di Diego Masciotti di guidare il brano in un piacevole spaesamento lirico che avvolge e trascina senza remora. Il fascino ipnotico di “Silver” convoglia melodie pungenti in grado di rievocare gli Swervedriver di RISE, mentre l’incedere sognante di “Sacramento” dimostra quanto una indovinata successione di tre accordi possa bastare ad un brano per divenire un miracolo di originalità. L’irruenza di “Teen Fever” è tutta frutto di quell’ardore mai fine a sé stesso e che il trio esprime al meglio, compensato comunque da quel compendio grunge in nuce che è “Holidays”, ma non per questo una creazione minore. Se la voce sguaiata in “Highland Park” manda la testa a Joe Strummer è sicuramente “Blowing” a porsi (grazie anche all’invidiabile e consanguinea ritmica di Nicola – batteria -e Giovanna Vedovati – basso-) come personale e riuscita sintesi tra una disciplinata rabbia inglese e i vagiti sonori di quel suono indipendente, da cui, i nostri hanno tanto appreso e di cui si offrono come credibili interpreti. Seppur in “Further” sono percepibili bagliori psichedelici il suono rimane comunque incandescente, mentre le giustapposizioni sonore di “Girls” preparano alla stridente e compiacente oscurità di “Shameless Pt.2” presente anche in versione unica.
T!S!T!T! con quasi dieci anni di storia due album esplorativi ed altrettanti EP (da rivalutare alla grande) e con alle spalle esibizioni live – come il Cmj Music Marathon and Film festival di New York edizioni 2008/2009 al festival South by Southwest di Austin del 2010, – da far invidia a tante bands contemporanee, spiattellano ( ma senza ostentare!) un’attitudine originale nel proporre un indie-rock corposo e fresco capace di catturare all’istante. In poche parole, un Lp (abbiamo anche la possibilità di scegliere il formato vinilico!) che è linfa vitale per un rock di cui spesso ci ricordiamo per l’inflazionante presenza di cover band e che ci rende orgogliosi di annoverare come parte della nostrana e non sempre entusiasmante scena musicale.
CLAUDIO CARPENTIERI
VOTO 8,5/10
Tracklist:
1. Weird Times
2. Shameless (Part I)
3. Silver
4. Sacramento
5. Highland Park
6. Teen Fever
7. Holidays
8. Blowing
9. Further
10. Girls
11. Shameless (Part II)
12. Shameless (Part I & II)
Credits:
Label: To lose La Track/Mia Cameretta
Pubblicazione:2017
Band:
Diego Masciotti: Vocals and Guitar;
Giovanna Vedovati: Bass
Nicola Vedovati: Drums
https://www.facebook.com/wearetstt
Nasco Ia Ferrara nel 1966 ma dopo alcuni anni per questioni di lavoro il mio papà si trasferisce a Roma dove attualmente vivo. Cresciuto come in molti della mia generazione con lo Zecchino D’Oro dell’indimenticato Mago Zurlì (in pancia però già scalciavo al ritmo di (I Can’t Get No) Satisfaction) muovendo i primi passi verso un ascolto di massa con trasmissioni come Discoring (ispirato al Top of the Pops inglese) e successivamente mi mostravo affascinato all’iperspazio dell’innovativo Mister Fantasy(condotto da Carlo Massarini). I primi amori? Dire Straits, The Police, Deep Purple e Supertramp. Ma nel mio bel mobile ove ancora oggi continuo a custodire ed a collezionare Lp e Cd l’eterogeneità regna sovrana e c’è sempre stato spazio per tutti! Al fianco di un disco di Dylan è facile trovare un album dei Duran Duran, come subito dopo i Van Halen trovare inaspettatamente i Visage, ma anche trovare come “vicini di casa” Linkin Park e Nirvana. Sì, la musica è bella perché varia e Tuttorock incarna al meglio un luogo magico dove la disuniformità del mondo delle sette note, non può non attrarre chi alla musica non ha mai posto confini. Keep the faith…