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Riccardo Maffoni -“Faccia”

Riccardo Maffoni -“Faccia”

Classe 1977, capelli biondi, occhi azzurri e fisico alla Mick Jagger. Quando imbraccia la sua chitarra e porta al collo la sua armonica è in grado di catapultarti in un mondo parallelo dominato da atmosfere blues, folk, country e rock’n roll. Una voce che, come ha detto un nostro amico comune, sembra un treno che deraglia dai binari per la potenza con cui è in grado di attraversare da parte a parte chi ascolta. I suoi testi sono senza dubbio originali e molto ben riconoscibili. Lui è Riccardo Maffoni e nonostante oggi sia un uomo e abbia ricevuto numerosi riconoscimenti, è rimasto il ragazzo semplice e spontaneo che è sempre stato.
A dieci anni dall’uscita del suo secondo album, Ho preso uno spavento (Warner) e a sette anni dal suo Ep 1977 (Evento Musica S.R.L.), tributo ai suoi miti musicali, Riccardo torna alla ribalta con un album autoprodotto uscito lo scorso 6 aprile che è davvero una chicca: Faccia (prodotto e arrangiato da RICCARDO MAFFONI e MICHELE CORATELLA. Registrato e missato da MICHELE CORATELLA al MIKORSTUDIO di Brescia, masterizzato da DANIELE SALODINI al WOODPECKER MASTERING STUDIO di Brescia)

In quest’ultimo lavoro, di cui ha scritto per intero i testi e le musiche, Riccardo si scopre e si lascia riscoprire in una veste per certi aspetti inedita, mostrando la sua natura più intima e la sua versatile e poliedrica freschezza. Faccia è il frutto di dieci anni di riflessioni, di scrittura, di ricerca della propria identità, che non è mai una sola e Riccardo lo sa bene, della propria strada, di una direzione verso la quale orientare il proprio sogno, la sua più grande passione: la musica. Il risultato di questo percorso decennale è un album maturo e “magnetico” per usare un aggettivo scelto da Claudio Andrizzi, estremamente ricco, da ascoltare con attenzione, con calma, soffermandosi un pochino su ognuna delle quattordici tracce inedite che lo compongono. Un album così corposo è una rarità. Non solo è sostanzioso per il numero dei pezzi, ma anche per la molteplicità dei temi trattati, delle sonorità e dei toni: è a tutti gli effetti un lavoro poliedrico, dalle tante facce, ma che si contraddistingue innanzitutto per una caratteristica: l’originalità, che riflette la natura di Maffoni. Perché Riccardo è un artista senza dubbio “originale” nella duplice accezione che questo aggettivo porta con sé: è fresco, singolare, si distingue dagli altri, ma è soprattutto autentico, vero, mai artefatto o costruito. Forse è proprio per la sua genuinità che questo terzo album, Faccia, il più rappresentativo e personale dei suoi lavori, nel quale si mostra senza sconti e senza veli, sa parlare in maniera così diretta al cuore di chi ascolta. Riccardo dice sempre la sua, è osservatore attento e accorto del mondo, ma non si mette mai in cattedra, non si eleva a giudice.
Ognuno dei quattordici brani resta indelebile, ciascuno per motivi diversi, che spaziano dal testo, al ritmo, all’atmosfera che sa creare. La prima traccia, Provate voi, è la più provocatoria, per la forza delle immagini che snocciola, perché non permette di voltare lo sguardo di fronte a certe crude e pesanti realtà, ma senza la presunzione di dare insegnamenti. Il giudizio è sospeso, anzi, il testo è proprio un invito all’astenersi dal giudicare, se non si sono provate determinate situazioni, se non si sono vissute certe circostanze. La superficialità dilagante è una minaccia all’umano nella sua essenza. Bisognerebbe sempre andare oltre all’apparenza e cercare di solidarizzare con chi è meno fortunato di noi. Il giudizio fine a se stesso, di chi non ha mai vissuto sulla propria pelle certe atroci esperienze, non fa altro che banalizzare e minimizzare un problema, che viene semplicisticamente liquidato.

Faccia è la canzone manifesto di tutto l’album, in cui Riccardo tira le somme di tutto il suo percorso musicale, da quando era un ragazzino che si esibiva per le prime volte in pubblico, pieno di energia, con la voglia di spaccare il mondo e l’ingenuità che contraddistinguono i giovani, fino ad oggi. Le tante esperienze in cui ci ha messo la faccia, ha imparato a stare solo e a reggere il peso dei momenti difficili lo hanno reso l’uomo e l’artista che è oggi. La bussola è sempre stata la stessa: la passione per la musica e il sogno di vivere di questa passione. 
Cambiare suggerisce che per dare una svolta alla propria vita bisogna impegnarsi in prima persona per dare il la alla rinascita. Se si rimane fermi non succede nulla.
L’uomo sulla montagna sa ricreare l’atmosfera di quelle notti di fine estate in cui non si riesce a prendere sonno per via dei cattivi pensieri che affollano la mente e fanno sì che una persona si chiuda in se stessa, come un eremita solo su una montagna che riesce a guardare la valle solo da lontano. Il finale è un invito a scendere dalla montagna e affrontare la vita di petto, aprendosi al mondo e alle sfide che pone ogni giorno. 
Sotto la luna è un brano carico di passione, ricco di suggestione anche per la molteplicità degli strumenti che fanno da cornice alla narrazione a partire dalla seconda strofa. Racconta di una notte d’amore carnale, vissuta con una donna che fa fremere di desiderio e di voglia di contatto e di intimità. In una notte così il mondo assume la dimensione del nido d’amore. Non serve altro, tanto è l’appagamento e il senso di completezza che certe sere d’amore sanno donare.
Quello che sei è forse la mia traccia preferita, perché tocca alcuni miei nervi scoperti. Il testo è un invito ad accettarsi per quello che si è, ma per riuscire in questo atto d’amore verso se stessi serve il coraggio di guardarsi dentro e di scoprirsi, di conoscersi e capire chi si è veramente. Tutti abbiamo dei lati oscuri, ma dobbiamo imparare a riconoscerli e a conviverci, cercando di alimentare i nostri aspetti migliori e solo allora possiamo valorizzarci, nonostante la nostra imperfezione di esseri umani. Quello che più dobbiamo imparare ad apprezzare e mostrare è la “verità” di noi stessi. In questo brano la voce di Riccardo si colora di tonalità inedite. 
Le ragazze sono andate è una ballata struggente, un omaggio all’universo delle donne e delle madri. Michele Coratella, quando ha sentito il pezzo per la prima volta, ha detto che è stato scritto dalla parte femminile di Riccardo e mi sento di condividere questo pensiero. Riccardo si interroga su quanto sia difficile essere donna e madre, quanto lo è sempre stato e quanto lo è ancora oggi. Quello che colpisce è che a riflettere senza presunzione sul femminino sia un uomo, che sa di non poter comprendere fino in fondo la natura di una donna, pur percependone la grandezza. Dolcissimo il refrain con Ombretta Ghidini, incinta al momento della registrazione, come corista.
Mi manchi di più parla della difficoltà di elaborare un lutto amoroso. Chi non ha mai provato quella sensazione di vuoto, quell’affastellarsi di ricordi della persona amata dopo la fine di un rapporto? Si cerca di andare avanti, di distrarsi, ma quella persona ti manca anche se non stai pensando a lei. E ci si arrovella sui se, ma ormai la storia è andata.
Sette grandi è un brano impertinente degno del miglior Rino Gaetano. La prima cosa che ho pensato quando lo ho sentito per la prima volta era che mi ricordava tantissimo Spendi Spandi Effendi, non solo per il tema del petrolio, ma anche per il ritmo e il tono canzonatorio. 
La mia prima constatazione è la descrizione del morale atterrito di chi ha appena capito di non essere più amato, ma rispetto a Mi manchi di più il ritmo è più veloce ed il tono più frizzante, a tratti ironico. Invita a reagire e ad investire su se stessi dopo la fine di una relazione. Perché il tempo corre veloce e non si può sprecare.
Il mondo va avanti è un inno alla tenacia, un invito a non mollare mai, a mettere in campo tutte le proprie risorse per lottare e fare sì che la vita ci sorrida, nonostante le avversità. Un brano dalla filosofia rock’n roll.
Senza di te ci proietta in una giornata uggiosa e grigia. Sembra proprio di sentire la pioggia che bagna il protagonista che vorrebbe poter condividere questo momento con la donna che ama, ma che lo ha lasciato, costringendolo a percorrere la sua strada da solo.
Scala D è un brano strumentale, intimo e dalle sonorità folk. Ricrea la sensazione che si prova percorrendo in completa solitudine la scala che porta dentro casa, dopo un’intera giornata passata fuori. Ci si sta ritirando, ma si ha ancora addosso il profumo di tutto ciò che si è vissuto durante il giorno. Del resto ogni esperienza non fa che riflettere ciò che è dentro di noi da sempre. E in quel breve tragitto prima di varcare la soglia, si prende consapevolezza della propria ricchezza interiore. 
Tommy è felice è forse la traccia più toccante di questo sostanzioso album. È la storia di Tommy, un ragazzo che nella vita ne ha passate di cotte e di crude e ha commesso tanti errori. Una storia disgraziata, una storia come tante, di un ragazzo che ha perso l’innocenza molto presto e narrata in pieno stile rock minimalista. Il racconto è reso ancora più struggente dalle note del pianoforte suonato da Riccardo. 
Faccia è un album rock soprattutto perché sa raccontare in profondità, ma con semplicità, la vita quotidiana, di tutti i giorni, storie comuni, nelle quali possiamo riconoscerci, identificarci. È rock perché dà la parola agli ultimi, ai più deboli, a chi non ha voce. Ed è rock per come sa trattare il tema dell’amore, dell’intimità, dell’abbandono. La dimensione che più emerge dai testi è la solitudine, ma non l’essere soli di chi non ha nessuno con cui condividere la propria esistenza, ma piuttosto la solitudine come modalità di affrontare la vita, di petto, a testa alta, con le proprie forze. Gli altri ci sono e ci possono sostenere e aiutare, ma la partita è sempre individuale, ognuno ha solo il suo mazzo di carte da giocare. Questo album è davvero il frutto di un lavoro intenso e serio, un album che non annoia, ma che si ha voglia di ascoltare e riascoltare. La voce di Riccardo è calda e profonda, ma ricca di sfumature, di colori diversi che lui sa gestire con la sapienza di un pittore che abbia un’ampia tavolozza. 
Faccia, che è disponibile anche su supporto fisico, in formato CD, è molto bello anche dal punto di vista grafico. Riccardo ha collaborato attivamente anche con la fotografa, Veronica Salvini, intervenendo nelle scelte dei luoghi in cui scattare le fotografie. Questo album è suo fino al midollo. Nessuno sconto, nessun velo, nessuna finzione. Solo genuina autenticità. Auguriamogli il successo che merita!

​Valentina Ottoboni