LO STRANIERO – Lo straniero
Ho sempre pensato che in Italia nella musica, non sia facile farsi strada con le proprie forze e seguendo il proprio naturale istinto. Capita ad hoc tra le mie mani, l’omonimo lavoro di esordio dei piemontesi Lo Straniero, reduci dai freschi e meritati consensi (Contest di Controradio ed Artista della Settimana su Mtv New Generation non sono poco) raccolti sul territorio italico percorso in lungo ed in largo con numerose date live. Se poi si pensa che il cammino del gruppo è iniziato nel 2014, interesse e piacevole sorpresa sono più che giustificati.
Il disco si avvicina all’ascoltatore con molto garbo proponendo ritmiche e melodie molto affabili, trovando ancor più terreno fertile verso un pubblico incline a sonorità electro-pop che consentono di intravedere un piacevole spiritualismo psichedelico. Un susseguirsi di brani a cui è facile assuefarsi anche attraverso un distratto ascolto, privilegiando comunque la percezione di testi vagamente kafkiani. In Braccia Ribelli è facile scorgere frammenti di sperimentazione che identificavano il Battiato dell’era FETUS, mentre la meccanicità di 1249 modi ti fa spontaneamente pensare alla volksmusik dei Kraftwerk ed allo stesso modo si viene colti da una imprevista e delicata distrazione temporale in cui ti fa piombare Jet Lag. Le voci alternate di Giovanni Facelli (anche chitarra e programmazioni) e Federica Addari (synth e piano) rendono ancor più sentite Rimango Qui o L’Ultima Primavera, meno artificiose ed in grado di far trovare in una stessa canzone lo stile narrativo di CCCP, i primi Ultravox! e Depeche Mode. Il coinvolgimento della title-track trova il suo apice in un gridato ritornello, mentre le candide armonie della successiva Sotto le Palme di Algeri possono fare il paio per qualità con gli intermezzi di Speed al Mattino (che si avvale anche di una elegante clip), traccia opportunamente scelta per aprire il disco.
Pur non amando le catalogazioni, ravviso nel gruppo piemontese la tendenza ad essere espressione musicale di una dark wave dalla forte connotazione mediterranea. Sonorità moderne che fanno riferimento ad un passato fatto di ricerca ed immediatezza, quasi a voler reclamare una paternità che sembrava esclusiva di quel numeroso e raffinato popolo di gruppi e singers inglesi che tra la fine dei settanta e gli inizi degli ottanta, venivano ingiustamente condannati per aver anche fatto uso di sintetizzatori e drum-machine.
CLAUDIO CARPENTIERI
Voto 8.5/10
Tracklist:
1- Speed al mattinoSpeed
2- L’ultima primavera
3- Rimango qui
4- Nera
5- 1249 modi
6- Cavalli di carta
7- Braccia ribelli
8- Jet lag
9- Lo straniero
10- Sotto le palme di Algeri
11- Angeli sulla punta di uno spillo
Data di uscita del disco: 20 Maggio 2016
Etichetta: La Tempesta Dischi
Stampa e distribuzione esclusiva: Master Music
Formazione:
Giovanni Facelli (voce, chitarra, synth e autore dei testi)
Federica Addari (voce, synth)
Luca Francia (synth, piano elettrico, drum machine)
Valentina Francini (basso)
Francesco Seitone (chitarra, drum machine)
label: La Tempesta Dischi
edizioni: Sony/ATV Music Publishing
stampa e distribuzione esclusiva: Master Music
Ufficio stampa sappilo@sappilocomunicare.it
Facebook https://www.facebook.com/LoStranieroCanzoni
Nasco Ia Ferrara nel 1966 ma dopo alcuni anni per questioni di lavoro il mio papà si trasferisce a Roma dove attualmente vivo. Cresciuto come in molti della mia generazione con lo Zecchino D’Oro dell’indimenticato Mago Zurlì (in pancia però già scalciavo al ritmo di (I Can’t Get No) Satisfaction) muovendo i primi passi verso un ascolto di massa con trasmissioni come Discoring (ispirato al Top of the Pops inglese) e successivamente mi mostravo affascinato all’iperspazio dell’innovativo Mister Fantasy(condotto da Carlo Massarini). I primi amori? Dire Straits, The Police, Deep Purple e Supertramp. Ma nel mio bel mobile ove ancora oggi continuo a custodire ed a collezionare Lp e Cd l’eterogeneità regna sovrana e c’è sempre stato spazio per tutti! Al fianco di un disco di Dylan è facile trovare un album dei Duran Duran, come subito dopo i Van Halen trovare inaspettatamente i Visage, ma anche trovare come “vicini di casa” Linkin Park e Nirvana. Sì, la musica è bella perché varia e Tuttorock incarna al meglio un luogo magico dove la disuniformità del mondo delle sette note, non può non attrarre chi alla musica non ha mai posto confini. Keep the faith…