A Winged Victory For The Sullen – Iris
Alla ventiseiesima rassegna di Noir in Festival che si è tenuta a Como e Milano nel dicembre 2016, è stata presentata IRIS, l’ultima fatica del regista francese Jalil Jespert ed in questo caso anche attore, che è un remake del mistery-thriller giapponese CHAOS diretto da Hidel Nakata nel 2000. Fermo restando il buon accoglimento del pubblico della rassegna cinematografica verso il lavoro del regista francese – con tanto di premiazione per l’attore Romain Duris, – è stata anche sottolineata per la riuscita del thriller la scelta delle musiche non certo facile per un raffinato film di genere. Della colonna sonora ne sono autori i compositori Dustin O’Halloran (che con i Devics ha tirato fuori un dream pop malinconico ma toccante) ed Adam Wiltzie (che insieme a Brian McBride ha concepito e sviluppato il suono fluttuante ed evocativo degli Stars of the Lid). Una collaborazione che nata nel 2011, si pone come obiettivo la coesistenza tra avanguardia ed incorporeità sonora in cui emergono sibilline forme di sperimentazione che abilmente sfuggono anche ad una prevedibile catalogazione.
All’albeggiare del 2017 la Erased Tapes nel pieno rispetto di una cadenza triennale nelle pubblicazioni (l’omonimo e brumoso esordio è del 2011 mentre il più equilibrato ATOMOS del 2014) rende così disponibile il formato fisico di questo lavoro tanto atteso. Una volta che il disco comincia a scorrere, i suoni che si diffondono fanno sì che lo spazio fisico si tramuti in spazio mentale dove dei gelidi sintetizzatori (senza dimenticare gli archi dell’orchestra di Budapest!) riescono a smussare melodie che si intiepidiscono guidando senza risultare stancanti, passaggi strumentali di media lunghezza. Tappeti sonori che pur non essendo sempre protagonisti sono figli di creatività che non li relega al semplice ruolo di sottofondi, ma in grado di elevare le cadute nel vuoto in esplorazioni di pura trascendenza. Un ascolto che cattura ancor di più e con inevitabile celerità se esaudito con delle cuffie, ancor più adatte ad enfatizzare la solennità di certa elettronica nel compimento di un viaggio senza fine e metamorfico. Musica da assorbire in blocco (e perciò evitiamo la citazione delle singole tracce), perfetta per un viaggio verso l’infinito, che qualcuno si appresterà a definire come sperimentale o magari ambient, che coinvolge quanto rapisce, e lontana da qualsiasi pretesa di originalità riesce ad essere di facile presa per chi la ama e di interesse per i curiosi.
Una colonna sonora concepita come riferito dagli stessi autori, seguendo uno spontaneo processo creativo che lungi da condizionamenti di trama, riesce ad essere espressione pur se con qualche indugio, di una musicalità interiore idonea a far convivere anche mondi sonori tutt’altro che affini.
CLAUDIO CARPENTIERI
Voto 7,5/10
Tracklist:
1. Prologue Iris
2. Retour au Champs de Mars
3. Fantasme
4. Gare du Nord Part One
5. L’embauche
6. Le Retour en Foret
7. Metro Part Three
8. Flashback Antoine
9. Galerie
10. Le Renversement
11. Normandie
12. Comme on a dit
Credits:
Label: Erased tapes/Kranky
Pubblicazione:2017
Band:
Adam Bryanbaum Wiltzie: Musician and composer
Dustin O’Halloran: Musician and composer
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Nasco Ia Ferrara nel 1966 ma dopo alcuni anni per questioni di lavoro il mio papà si trasferisce a Roma dove attualmente vivo. Cresciuto come in molti della mia generazione con lo Zecchino D’Oro dell’indimenticato Mago Zurlì (in pancia però già scalciavo al ritmo di (I Can’t Get No) Satisfaction) muovendo i primi passi verso un ascolto di massa con trasmissioni come Discoring (ispirato al Top of the Pops inglese) e successivamente mi mostravo affascinato all’iperspazio dell’innovativo Mister Fantasy(condotto da Carlo Massarini). I primi amori? Dire Straits, The Police, Deep Purple e Supertramp. Ma nel mio bel mobile ove ancora oggi continuo a custodire ed a collezionare Lp e Cd l’eterogeneità regna sovrana e c’è sempre stato spazio per tutti! Al fianco di un disco di Dylan è facile trovare un album dei Duran Duran, come subito dopo i Van Halen trovare inaspettatamente i Visage, ma anche trovare come “vicini di casa” Linkin Park e Nirvana. Sì, la musica è bella perché varia e Tuttorock incarna al meglio un luogo magico dove la disuniformità del mondo delle sette note, non può non attrarre chi alla musica non ha mai posto confini. Keep the faith…