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WACKEN OPEN AIR 2018 – Live @ Wacken, (Germania) 1/2/3/4-8-2018

WACKEN OPEN AIR 2018 – Live @ Wacken, (Germania) 1/2/3/4-8-2018

PRE-SHOW: MERCOLEDI’ 1 AGOSTO
 
Eccoci finalmente arrivati alla Holy Land di Wacken, quasi completamente irriconoscibile rispetto agli scorsi anni, quando la pioggia e il fango hanno fatto da padroni; veniamo infatti accolti da un caldo torrido, temperature sopra i 30° e i campi con erba secca e tanta, tanta polvere.
La mattina del mercoledì mi preparo per lo show alle 13.30 dei Tarchon Fist, orgoglio bolognese, vincitori della Wacken Metal Battle Italia.
Poco il tempo a disposizione, ma il tendone del Bullhead City Circus è bello pieno di gente, e i nostri eseguono un’esibizione carica, potente e coinvolgente.
Padroni del palco, riescono facilmente a coinvolgere gli astanti, con cori e urla, investendo la platea con l’energia trasmessa dai loro brani, a partire da Knight Of Faith e Play It Loud tratti da “Heavy Metal Black Force”, la rocciosa Titan Of The Forest e in chiusura il classico Metal Detector.
Un’ottima prestazione che ha messo sicuramente in ottima luce le capacità tecniche eccelse di Jack dietro le pelli, di Rix e Lvcio alle chitarre, di Wallace al basso e di Ramòn al microfono. I Tarchon Fist sono una band coesa, perfettamente in grado di affrontare platee di queste dimensioni, inoltre sono divertenti e coinvolgenti. Assolutamente promossi!
 
Setlist:
Knight of faith
Titan Of the forest
​Play it loud

Metal detector
Per curiosità mi sposto verso la Wackinger Area, dove banchetti di cibo gustosissimo si alternano ad artigiani e venditori di oggettistica, in corno, ferro battuto o cuoio. Sul palco dedicato sta per iniziare lo show dei tedeschi Bannkreis, band appena formatasi e alle prime apparizioni sul palco, che vede tra i fondatori Eric Fish, biondo cantante dei tedeschi Subway to Sally, e altri tre membri della band. La proposta musicale non è in effetti molto dissimile, ma di stampo molto più acustico. La splendida voce di Johanna Krins accarezza le orecchie dei presenti, ben sostenuta dalla voce di Eric, e poco dopo dimostra le sue doti di polistrumentista esibendosi con diversi strumenti tradizionali, dai flauti alle percussioni.
L’impressione è di una band perfetta per gli amanti del genere, ma che probabilmente non aggiunge molte novità nel panorama folk rock, già abbastanza inflazionato ultimamente.
 
Setlist: Lebenslinien
Hilf mir zu glauben
Sweet Dreams (are made of this)
Doch ich weiss es

Lebewohl
Stasera la storia si ferma al WET Stage: sono i Nazareth, 50 anni di rock‘n’roll.
Della band originale non è rimasto molto, solo il bassista Pete Agnew, ma l’energia e la carica della band non ne hanno risentito in tutti questi anni: quando si ama ciò che si fa, è

evidente a tutti. La cosa che mi ha più colpito è stata il pubblico, multiforme, dal vecchio rocker al giovane blackster, tutti immersi nell’ascolto e partecipativi.
La scaletta ovviamente non ha potuto escludere grandi classici come Hair of the Dog, Razamanaz, Dream On e Love Hurts (cover dei The Everly Brothers), e devo dire che la band dal punto di vista tecnico mi ha pienamente soddisfatto, ottima la voce di Carl Sentance, come i tecnicismi di Jimmy Murrison, ma soprattutto il cuore e i sorrisi che tutta la band ci ha messo.
 
Purtroppo a causa di una stanchezza estrema sono dovuta rientrare in tenda, perdendomi così gli show di Backyard Babies e Sepultura, che mi hanno detto essere stati grandiosi.

GIORNO 1: 2 AGOSTO
 
E’ giovedì e oggi si apre ufficialmente il festival e l’area principale: decido di inaugurare i palchi grandi con la show di Tremonti, dato che purtroppo nelle precedenti occasioni non ero riuscita a vederlo. La band si presenta sul palco decisamente carica, e il chitarrista/cantante, mostra sin da subito con l’opener Cauterize tutta la sua classe e capacità di coinvolgere il pubblico, accorso in buon numero nonostante il caldo torrido del primo pomeriggio. La scaletta è incentrata sulla produzione solista dell’artista, tralasciando i brani da lui suonati con i Creed e gli Alter Bridge, e la resa è molto buona, anche se poco di impatto a causa della ripetitività del songwriting.
 
Setlist:
Cauterize

You Waste Your Time
Another Heart

My Last Mistake
So You’re Afraid
Catching Fire
Flying Monkeys
Radical Change
Bringer of War

Throw Them to the Lions
​A Dying Machine

Wish You Well
Apettiamo che le temperature scendano almeno un po’ (saltando le esibizioni dei Dokken e di Vince Neil, che per quanto ho potuto sentire non sono state una grande perdita) per inchinarci al cospetto dei Behemoth, che ci rapiscono l’anima iniziando con una serie di brani dell’ultimo decennio, come la bellissima Demigod, Ov Fire and the Void, Ora Pro Nobis Lucifer e Conquer All prima di regalarci l’anteprima mondiale della versione live della nuovissima God=Dog, pubblicata il giorno stesso anche sui canali ufficiali della band.
Sempre dall’album che uscirà ad ottobre ci presentano Wolves Of Siberia, ottime anteprime che lasciano presagire per una buona riuscita della release.
I Behemoth dal vivo sono sempre una garanzia, con fiamme e sbuffi di fumo a profusione, e con l’enorme presenza scenica di un Nergal in splendida forma, decisamente mattatore del

live. I suoni risultano compatti, potenti e ben bilanciati, aumentando il valore finale dell’esibizione di tutti i componenti, di ottime capacità tecniche e impatto scenico notevole. I musicisti polacchi proseguono lo show con brani imprescindibili come Decade Of Therion,
Alas, Lord is upon me e Slaves Shall Serve, oltre a diversi estratti dal recente “The Satanist”: Messe Noir, Blow Your Trumpets Gabriel, e al tramonto di una giornata infernale e in chiusura di show la stupenda O Father O Satan O Sun!
 
Setlist:
Ov Fire and the Void
Demigod

Ora Pro Nobis Lucifer
Conquer All

God = Dog(Live debut)
Messe Noire

Alas, Lord Is Upon Me
Wolves ov Siberia

Blow Your Trumpets Gabriel
Decade of Therion

At the Left Hand ov God
Slaves Shall Serve
Chant for Eschaton 2000
O Father O Satan O Sun!

Personalmente nutrivo molta attesa e curiosità per lo show di Danzig, per il trentennale dell’uscita del suo primo, omonimo album nel 1988, visto anche le alterne fortune dell’ex Misfits.
Ne sono uscita per nulla soddisfatta, in quanto mi aspettavo una scaletta più legata all’anniversario festeggiato, e purtroppo il livello qualitativo dell’ugola di Glenn è stato praticamente pessimo per tutta la durata dell’esibizione.
La band ce l’ha messa proprio tutta per tenere alto il livello dello show, ma sin da subito la voce di Glenn mancava sia di volume che di potenza, se non in alcune parti più urlate dove dava una breve parvenza di decenza.
Sentire brani epici come Am I Demon o Mother cantati più dal pubblico che dal cantante sul palco mi rende triste, e mi inizio ad allontanare dal palco mentre sento iniziare l’encore con She Rides. Preferisco non ascoltare oltre.
 
Setlist:
SkinCarver

Eyes Ripping
Fire Devil on Hwy 9
Twist of Cain

Not of This World
Am I Demon

Her Black Wings
Tired of Being Alive
How The Gods Kill

Left Hand Black
Dirty Black Summer
Black Mass

Mother
Encore:
She Rides

Snakes of Christ
Uno dei momenti più attesi di questo festival è arrivato: i Judas Priest, guidati dall’inossidabile Metal God Rob Halford, stanno per scatenare la loro potenza metallica su tutto il pubblico.
Sin dalle prime note di Firepower è palpabile l’esaltazione del pubblico e lo stato di grazia ritrovato della formazione britannica, che con uno show esplosivo alza decisamente l’asticella della qualità nella prima giornata di festival.
I brani si alternano tra quelli estratti dagli anni 70 e quelli del decennio successivo, e i fan sembrano apprezzare in egual modo Sinner, Ripper, Saints In Hell e Turbo Lover.
La nuova guardia alle chitarre fa un lavoro ineccepibile sia dal punto di vista tecnico che scenico, infatti sia Richie Faulkner che Andy Sneap hanno fatto un lavoro degno di rispetto. Dopo una carrellata di brani cantati da tutto il pubblico l’atmosfera si fa incandescente con Hell bent for Leather e una riuscitissima Painkiller, ma l’apice si ha con l’encore composta da Metal God, Breaking The Law e Living After Midnight, per quali sale sul palco nientemeno che Glenn Tipton, scatenando lacrime, ovazioni e applausi a non finire da parte di tutti.
Sono arrivata a credere che siano immortali!
 
Setlist:
(Intro) Firepower
Firepower
Grinder

Sinner
The Ripper
Lightning Strike
Bloodstone
Saints in Hell
Turbo Lover
Prelude

Tyrant
Night Comes Down
Freewheel Burning
Guardians

Rising From Ruins
You’ve Got Another Thing Comin’
Hell Bent for Leather

Painkiller
Encore:
Metal Gods(with Glenn Tipton)
Breaking the Law(with Glenn Tipton)
Living After Midnight(with Glenn Tipton)
GIORNO 2: 3 AGOSTO

Amorphis
Già dalle prime ore della giornata il caldo decide di non dare tregua, ciononostante il numero dei partecipanti accorsi per gli Amorphis è elevatissimo. La scaletta vede l’alternarsi di brani recenti e di brani più datati, ma la magia che il gruppo finlandese riesce a creare sul palco è divina. La voce di Tomi è potente e ben bilanciata, e solo con la sua presenza sul palco catalizza l’attenzione dei fans (e soprattutto delle fans!). Ottima prestazione da parte di tutti, forse solo un po’ penalizzata dall’orario e dal gran caldo. Per esperienza, gli Amorphis si apprezzano appieno in altri contesti, più freddi e nordici.
 
Setlist:
The Bee

The Golden Elk
Sacrifice

Silver  Bride
Bad Blood
Wrong Direction
Against Widows
The Castaway

Daughter of Hate
Death of a King
​House of Sleep

Vaivaistalossa (Eläkeläiset song)

Korpiklaani
Come tutti i loro concerti, il live dei korpiklaani è praticamente una festa: gente che balla, scherza, beve e ride. Si parte carichi sin da subito con Wooden Pints, per poi passare subito a Henkselipoika, tratta dall’ultimo album uscito a settembre (unico estratto insieme a Kotikonnut). L’elenco dei brani eseguiti sembra più che altro un menù di un bar, tra Tequila, Beer Beer, Vodka e Happy Little Boozer, comunque i korpiklaani divertono e si divertono, peccato che questa volta i suoni non fossero decisamente all’altezza, impastati e rimbombanti… anche se dalle prime file non credo che se ne siano accorti, impegnati com’erano a alcolizzarsi e ballare!
 
Setlist:
Wooden Pints
Henkselipoika
Erämaan Ärjyt

A Man With A Plan
Rauta

Kotikonnut
Metsämies
Lempo

Kultanainen
Pilli on pajusta tehty
Happy Little Boozer
Tequila

Beer Beer
​Vodka
Mr. Big
Eric Martin. Billy Sheehan. Paul Gilbert. Matt Starr. E soltanto un’ora di tempo.
Il risultato? Un best of della loro carriera, con tutti brani di livello altissimo, eseguiti con una maestria e un trasporto di altri tempi. Il solito trapano per l’assolo di Daddy, Brother, Lover, Little Boy, le braccia alzate su Wild World con la conturbante voce di Eric che ci ammalia, il tapping di Green-Tinted Sixties Mind, la romantica To Be With You e le adrenaliniche Addicted to That Rush e Colorado Bulldog, con assoli incrociati di Paul e Billy ad arricchire lo spettacolo.
Uno dei concerti migliori di questa edizione del festival, ma sinceramente non potevo aspettarmi niente di meno. Monumentali.
 
Setlist:
Daddy, Brother, Lover, Little Boy (The Electric Drill Song)
Wild World (Cat Stevens cover)

Green-Tinted Sixties Mind
To Be With You

Addicted to That Rush
​Colorado Bulldog
Children Of Bodom
Una seconda vita per i Children Of Bodom, che dopo un periodo di live non proprio all’altezza del loro nome sono ritornati a infiammare i palchi con la carica e la tecnica che da sempre li contraddistingue. Pochi estratti dalle release più recenti (In Your Face e I Worship Chaos) per lasciare spazio ai brani più famosi e apprezzati dalla moltitudine di persone accorse a vederli.
Alexi non si scatena più sul palco come una volta, ma ci regala una prestazione scevra da imperfezioni, sia a livello chitarristico che di voce; Jaska e Henkka creano una sezione ritmica possente e massiccia, e Daniel e Janne interagiscono con il frontman mostrando le loro elevatissime capacità tecniche.
Quello che si crea nel pubblico è un vero e proprio massacro: pogo continuo, scapocciate e anche un grosso circle pit non smettono nemmeno per un minuto, la potenza di pezzi come Needled 24/7, Hate me!, Downfall e Towards Dead End non si è attenuata nel corso degli anni, e ci permette un poderoso revival della scena death metal dei primi 2000.
Un’altra esibizione di livello che impreziosisce questa edizione del Wacken Open Air.
 
Setlist:
Are You Dead Yet?
In Your Face

I Worship Chaos
Blooddrunk
Angels Don’t Kill
Needled 24/7
Hate Me!

Everytime I Die
​Downfall

Hate Crew Deathroll
Doro
Doro è da sempre di casa a Wacken, e stasera presenterà alcuni brani dal suo doppio album di inediti in uscita nei prossimi mesi. Dopo alcuni brani revival dei Warlock e solisti, salgono sul palco Andy Scott e Peter Lincoln dei The Sweet per suonare proprio la loro The Ballroom Blitz, per lasciare poi il posto al chitarrista dei Warlock Tommy Bolan su alcuni brani della storica band. Il possente Johan Hegg presenta con Doro un estratto del nuovo album, If I Can’t Have You – No One Will, molto promettente, per poi esibirsi a due voci sul brano degli Amon Amarth a cui Doro aveva prestato la voce, A Dream that Cannot Be.
In un live della Metal Queen in quel di Wacken non ci si può esimere dal cantare in coro We are the Metalheads, il Wacken Hymne per eccellenza, con la partecipazione del Der Metal Chor e a sorpresa della biondissima Angela Gossow, che con il suo potente growl ci fa rimpiangere la sua uscita dagli Arch Enemy, e All We Are, ormai due classici della setlist; la chiusura viene affidata alla cover di Breaking The Law con Jeff Waters alla voce, scelta particolare, ma il risultato è stato molto divertente.
 
Setlist:
I Rule the Ruins (Warlock cover)
Burning the Witches (Warlock cover)
Raise Your Fist in the Air

The Ballroom Blitz (The Sweet cover) (with Andy Scott & Peter Lincoln)
East Meets West (Warlock cover) (with Tommy Bolan on guitar)

Für Immer(Warlock cover) (with Tommy Bolan on guitar)
Earthshaker Rock(Warlock cover)

If I Can’t Have You – No One Will(with Johan Hegg)
A Dream That Cannot Be (Amon Amarth cover) (with Johan Hegg)
Hellbound (Warlock cover)

Drum Solo (Johnny Dee)
All for Metal(with Tommy Golan on guitar &… more )
Wacken Hymne (We Are the Metalheads)(Skyline cover) (With Tommy Bolan on guitar & Doom Birds – Der Metal Chor )
All We Are (Warlock cover) (with Tommy Bolan on guitar, Johan Hegg, Andy Scott & Peter Lincoln)
Encore:
Breaking the Law(Judas Priest cover) (with Jeff Waters)
Nightwish
Grandi numeri che fanno un countdown appaiono sullo schermo, mentre la tensione e l’aspettativa per quello che si prospetta essere un vero e proprio spettacolo mastodontico sale di secondo in secondo.
Quando la splendida e bravissima Floor Jansen appare on stage la folla esplode in un boato: senza nessun difetto la band omaggia il passato con brani come End Of All Hope, Wish I had an Angel (in cui la voce di Hietala sembra essere peggiorata rispetto al live di quattro anni fa), Come Cover Me e Gethsemane.
Effetti pirotecnici, fiammate e splendide proiezioni sullo schermo posto dietro al palco dovrebbero aumentare il coinvolgimento del pubblico, ma la mia impressione è stata come se la band dovesse svolgere un lavoro più che divertirsi e “vivere” lo show che stava facendo: perfetti e inappuntabili, ma senza cuore.
Verso la fine un po’ di sentimento si è visto, soprattutto con l’esecuzione della suite The Greatest Show on Earth e Ghost Love Score, che ci hanno permesso di intravedere quella passione che di primo impatto sembrava aver ormai abbandonato i membri della band.
 
Setlist:
End of All Hope Wish
I Had an Angel Come
Cover Me
Gethsemane

Élan
Amaranth

I Want My Tears Back
Devil & the Deep Dark Ocean
Nemo

Slaying the Dreamer
The Greatest Show on Earth(Chapter II: Life; Chapter III: The Toolmaker)
​Ghost Love Score

The Greatest Show on Earth
(Chapter IV: The Understanding; Chapter V: Sea-Worn Driftwood)
Running Wild
Reduci dalla pubblicazione di un ottimo album, a trent’anni dalla pubblicazione di “Port Royal”, una delle loro pietre miliari, e per l’unico show europeo del 2018, i pirati tedeschi avevano molta carne sul fuoco per lo show di stasera.
Le aspettative non vengono deluse, dal momento che sulle note di Fistful Of Dynamite Rolf e soci salgono sul palco carichi come delle molle, anche se non degnamente supportati dai suoni, che all’inizio sono scarichi, per poi migliorare durante il set.
Brani immortali come Rapid Foray, Riding The Storm, Raging Fire coinvolgono il pubblico e lo fanno cantare a squarciagola, l’anteprima mondiale di Stargazer soddisfa appieno i gusti di tutti, e sulle note di Under Jolly Roger tutta la ciurma di Wacken si unisce sotto l’insegna pirata del quartetto tedesco, che ci regala uno show di ottima fattura, che sarebbe potuto essere perfetto se avesse avuto dei suoni migliori e una scelta di scaletta più completa (a molti è mancata la splendida Conquistadores, questa sera lasciata fuori inspiegabilmente dalla band).

Setlist:
Fistful of Dynamite
Bad to the Bone
Rapid Foray
Uaschitschun
Riding the Storm
Port Royal

Drum Solo
Metalhead
Blazon Stone
Raging Fire

Stargazer(New Song)
​Lonewolf

Under Jolly Roger
Encore:
Soulless
Stick to Your Guns

GIORNO 3: 4 AGOSTO

Wintersun
Altro giorno di caldo torrido e altro inizio di giornata con un gruppo finlandese che evoca atmosfere nordiche con i suoi brani: i Wintersun hanno infiammato ancora di più un caldissimo palco, con soli cinque, lunghissimi brani, che hanno trasportato le nostre menti in lande boscose e desolate.
L’evocativa opener dell’ultima fatica discografica, Awaken from the Dark Slumber (Spring), mostra sin da subito la preparazione e la carica forsennata che permea tutti i membri della band, da Jari che sembra quasi posseduto alle due asce Teemu e Asim, sempre in prima fila ad aizzare il pubblico e a incrociare le palette eseguendo assoli convoluti.
La sognante Sons OF Winter And Star viene cantata in coro da tutti i presenti, brano che magistralmente incarna lo spirito dei Wintersun, complesso e sognante.
Non poteva mancare il brano “estivo” tratto da “The Forest Season”, per poi chiudere in bellezza con una splendida versione di Time, che ci rende impazienti di poter assistere nuovamente ad un loro concerto da headliner.
 
Setlist:
Awaken From The Dark Slumber (Spring)
Battle Against Time

Sons of Winter and Stars
The Forest That Weeps (Summer)
Time

Gojira
Mi cospargo il capo di cenere per non aver mai approfondito l’ascolto dei dischi di questa band dopo averli sentiti in apertura agli Alter Bridge qualche anno fa a Bologna, ma dopo questa esperienza prometto che recupererò il tempo perduto a brevissimo.

Una sola parola per descrivere questo live: potente. I Gojira sono monumentali, chirurgici, massicci. La voce graffiante di Joe è precisa e potente,il drumming del fratello Mario è impressionante da quanto è preciso e martellante, e chitarre e basso seguono un riffing complesso ma risoluto guidando lo spettatore nei recessi e nella sfaccettature di una musica dispari, complessa, ma granitica e cadenzata.
Non c’è spazio per l’eccesso in un loro live: niente orpelli inutili, niente goliardate (a parte le balene gonfiabili lanciate sul pubblico durante Flying Whales), solo loro e la loro musica. E non è mica poco.
Sulle note delle violentissime Silvera e Vacuity si chiude un’esibizione pressochè perfetta, che ha conquistato del tutto anche il pubblico tedesco.
 
Setlist:
Only Pain

The Heaviest Matter of the Universe
Love

Stranded
Flying Whales
The Cell
Backbone
Terra Inc.

L’Enfant Sauvage
Drum Solo

The Shooting Star
​Explosia

Encore:
Silvera
Vacuity

Steel Panther
In contrapposizione alla mancanza di goliardate dei Gojira, ora è il turno degli scoppiettanti Steel Panther. Garanzia di divertimento assoluto, senza nulla togliere all’incredibile tecnica di tutti i musicisti, in primis Satchel e Michael, i nostri forniti di parrucche, abiti maculati e brillantini, si scatenano sul palco regalandoci una performance spettacolare.
I brani vengono alternati a siparietti comici, dove raccontano esperienze hot e interagiscono con il pubblico presente, che spesso è molto meno vestito del dovuto, soprattutto la (molto più che) metà femminile.
Ad un certo punto, ormai come da tradizione, dal palco iniziano a fare salire le ragazze più disinibite, e raggiunto un numero adeguato, per il quale anche il cameraman fatica a muoversi per inquadrarle, iniziano a interagire con loro mentre suonano 17 Girls In A Row e Gloryhole.
Dopo la romantica Community Property si passa alla divertente cover di You really Got Me dei The Kinks e alla chiusura affidata a due pesi massimi come Death to All But Metal e Party All Day (Fuck All Night) vero e proprio inno della spensierata filosofia di vita della band.
 
Setlist:
Goin’ in the Backdoor
Asian Hooker
Fat Girl (Thar She Blows)
Poontang Boomerang
Turn Out the Lights

Girl From Oklahoma
17 Girls in a Row
Gloryhole Community
Property

You Really Got Me (The Kinks cover)
Death to All but Metal

Party All Day (Fuck All Night)
Arch Enemy
Cantante versatile e aggressiva, mattatrice sul palco, bella da mozzare il fiato, Alyssa White-Gluz è sicuramente la protagonista dello show. E considerando che gli altri sul palco sono del calibro di Jeff Loomis e Michael Ammott, la sfida si fa ancora più difficile. Con la scaletta principalmente incentrata sui brani degli ultimi due album, si fanno sentire un po’ le
pecche in fase compositiva che hanno caratterizzato la storia recente degli Arch Enemy, ma la resa live è migliore di quella su disco, per cui gustiamoci questo live tritaossa in attesa dei brani più datati. Che puntualmente arrivano: Bloodstained Cross, We will Rise infiammano ancora di più un pubblico già galvanizzato da uno show scoppiettante e coinvolgente, lo splendido assolo di Jeff Loomis su Avalanche soddisfa anche i nerd dello strumento più esigenti, e con Snow Bound e Nemesis ci apprestiamo a salutare anche per quest’anno gli Arch Enemy e la loro blu-crinita cantante.
 
Setlist:
The World Is Yours
Ravenous

War Eternal
My Apocalypse
The Race

You Will Know My Name
Bloodstained Cross

The Eagle Flies Alone
First Day in Hell
Saturnine

As the Pages Burn Dead Bury Their Dead
​We Will Rise

Encore:
Avalanche

Guitar Solo(Jeff Loomis)
Snow Bound

Nemesis
Fields of Desolation(outro instrumental)
Helloween
Vero main act della serata sono sicuramente gli Helloween, che ci regalano un’emozione continua in 2h e 40 minuti di set divertente e coinvolgente come pochi.
La classe non è acqua, e sin dai primi vocalizzi su Halloween e Dr.Stein Deris e Kiske lo chiariscono subito: le loro voci si intrecciano perfettamente, e le ugole dei presenti si scaldano a dovere cantando insieme a loro.
Rispetto alla data di Milano dello scorso autunno ho notato una maggiore chimica tra i membri della band, ora finalmente più rodata rispetto all’anno scorso, e la voce di Kiske che almeno all’inizio del live era migliore rispetto a Milano, per poi subire un brusco calo nella seconda metà.
Il medley di Kai Hansen è stato esplosivo, il chitarrista era carico come non mai e ha sfoderato una prestazione magistrale; l’esecuzione di Pumpkins United è stata da pelle d’oca, A Tale That Wasn’t Right e subito dopo If I Could Fly sono state pura emozione. Come già proposte nelle altre date del tour, dal drum solo di Dani Loble si passa all’omaggio per Ingo Schwitchenberg, con il drumming all’unisono mentre sullo schermo passano immagini di Ingo.
Sempre sullo schermo vengono trasmessi i simpatici siparietti di Seth & Doc, ormai vere e proprie mascotte del tour.
Andi dimostra le sue doti con Sole Survivor, Power e How Many Tears, mentre il primo encore è dedicato a Kiske: Eagle Fly free e Keeper Of The Seven Keys, sulla quale però Michael risulta avere seri problemi vocali, non riuscendo a raggiungere la potenza che normalmente contraddistingue le sue tonalità.
Dopo un bel solo di Kai, le conviviali Future World e I Want Out con tantissime zucche palloncino a rimbalzare sul pubblico chiudono una prestazione delle zucche di Amburgo che rimarrà nel cuore dei presenti per lungo tempo, in attesa del nuovo album già annunciato che se seguirà la falsariga di Pumpkins United regalerà molte soddisfazioni ai fans di tutto il mondo.
 
Setlist:
Let Me Entertain You(Robbie Williams song)
Halloween

Dr. Stein
Intermission (Seth & Doc)
I’m Alive

Are You Metal?
Perfect Gentleman

Starlight / Ride the Sky / Judas(Kai Hansen medley)
Heavy Metal (Is the Law)

A Tale That Wasn’t Right
If I Could Fly

Pumpkins United
Drum Solo

Ingo Tribute
Livin’ Ain’t No Crime (Partial)
A Little Time
Intermission (Seth & Doc)
Why?

Rise and Fall
Sole Survivor
Power

How Many Tears
Encore:
Invitation
Eagle Fly Free
Keeper of the Seven Keys
Encore 2:
Intermission (Seth & Doc)

Guitar Solo (Kai Hansen, “In the Hall of the Mountain King” and “Flight of the Bumblebee” snippets)
Future World
I Want Out
Outro

Sulle note dell’Outro degli Helloween mi avvio verso la mia tenda, dopo una stancante 4 giorni con un caldo torrido, e saluto la Holy Land fino al prossimo anno, con il trentennale del più bel festival metal del mondo.
See you in Wacken – Rain Or Shine!
 
Report & photoset by ALESSANDRA MERLIN
 
Credits: si ringrazia Wacken Open Air per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.