ORPHANED LAND + Lunarsea + Subterranean Masquerade + Road To Jerusalem – Live @ Jail …
by tuttorock
31 Marzo 2018
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L’improvviso guasto che ha chiamato fuori causa il tour bus della band, non ha impedito agli Orphaned Land di raggiungere la capitale per suonare al Jailbreak Live Club in promozione del nuovo bellissimo album Unsung Prophets And Dead Messiahs. Avallando una scelta coraggiosa, il management della band ha infatti deciso di affittare un pullman di emergenza per consentire alla band di raggiungere la location e tener fede all’impegno preso. Nonostante il ritardo accumulato e un soundcheck frettoloso, i nostri si sono quindi esibiti in quel di Roma, per la gioia dei fan che a dispetto del maltempo e della data infrasettimanale sono accorsi ad acclamare i propri beniamini.
Molto ricco l’evento organizzato a puntino dalla Rock On Agency. Oltre agli Orphaned Land, infatti, si sono succeduti sul palco nell’ordine i Road To Jerusalem, i Subterranean Masquerade e i “padroni di casa” Lunarsea.
I Road To Jerusalem hanno un solo album all’attivo, ma non si tratta di una band di primo pelo. I suoi musicisti hanno militato in formazioni più o meno estreme quali Hypocrisy, Scar Simmetry, Soilwork, The Haunted e Konkhra, eppure la proposta dei Road To Jerusalem estrema non lo è affatto. Al contrario i nostri propongono un hard rock settantiano talvolta più ruvido e aggressivo, altre volte più psichedelico e dilatato, sempre connotato da forti richiami ledzeppeliniani. Su disco, la voce graffiante di Josh Tyree è sicuramente uno dei punti di forza della band. Dal vivo, al contrario, il buon Josh non ha esordito nel migliore dei modi rivelandosi l’anello debole della catena. I primi brani sono stati penalizzati dalla sua prestazione incerta, che non ha contribuito a catturare l’attenzione dei presenti. C’è da dire però che nonostante la freddezza di un’audience ancora poco numerosa, il singer ha tenuto il palco con un certo carisma e fortunatamente anche la suo prova canora è andata migliorando con il passare dei minuti. Alla fine dell’esibizione i Road To Jerusalem sono usciti a testa alta e qualche pezzo, il singolo Widowmaker su tutti, ha fatto breccia.
Molto ricco l’evento organizzato a puntino dalla Rock On Agency. Oltre agli Orphaned Land, infatti, si sono succeduti sul palco nell’ordine i Road To Jerusalem, i Subterranean Masquerade e i “padroni di casa” Lunarsea.
I Road To Jerusalem hanno un solo album all’attivo, ma non si tratta di una band di primo pelo. I suoi musicisti hanno militato in formazioni più o meno estreme quali Hypocrisy, Scar Simmetry, Soilwork, The Haunted e Konkhra, eppure la proposta dei Road To Jerusalem estrema non lo è affatto. Al contrario i nostri propongono un hard rock settantiano talvolta più ruvido e aggressivo, altre volte più psichedelico e dilatato, sempre connotato da forti richiami ledzeppeliniani. Su disco, la voce graffiante di Josh Tyree è sicuramente uno dei punti di forza della band. Dal vivo, al contrario, il buon Josh non ha esordito nel migliore dei modi rivelandosi l’anello debole della catena. I primi brani sono stati penalizzati dalla sua prestazione incerta, che non ha contribuito a catturare l’attenzione dei presenti. C’è da dire però che nonostante la freddezza di un’audience ancora poco numerosa, il singer ha tenuto il palco con un certo carisma e fortunatamente anche la suo prova canora è andata migliorando con il passare dei minuti. Alla fine dell’esibizione i Road To Jerusalem sono usciti a testa alta e qualche pezzo, il singolo Widowmaker su tutti, ha fatto breccia.
http://www.roadtojerusalemband.com
https://www.facebook.com/roadtojerusalemband
https://soundcloud.com/per-moller-jensen
Grande curiosità per i Subterranean Masquerade, che nonostante numerosi rimaneggiamenti di formazione sono sulle scene ormai da parecchi anni e che con gli headliner condividono parecchio. La nazionalità israeliana, prima di tutto, una serie di collaborazioni in secondo luogo, e a livello musicale le marcate influenze etniche che ne caratterizzano la proposta. Rispetto agli Orphaned Land, i Subterranean Masquerade si sono sempre distinti per formule compositive più bizzarre e contaminate che spaziano dal death metal, all’avantgarde, alla world music. E tale bizzarra proposta musicale è stata suffragata da un’esibizione altrettanto fuori di testa: devastante per l’energia profusa da tutti i componenti della band; ai limiti del grottesco per il fare stralunato di Davidavi Dolev, nuovo clean vocalist della band, che se l’è cavata egregiamente al fianco del più statico growling vocalist Eliran Weizman. Nonostante una proposta musicale complicata da digerire e assai difficile da riprodurre on stage, i Subterranean Masquerade hanno conquistato il pubblico con la propria energia e il proprio carisma. La band conferma quindi di meritare ben altro successo rispetto a quello ottenuto fino ad oggi. Consigliato, per approfondire la conoscenza della band, l’ascolto di Suspended Animation Dream, gioiellino targato 2005 che fu mixato addirittura dal guru Neil Kernon.
Dopo la pazzesca esibizione dei Subterranean Masquerade, si è tornati sui binari di un melodic death metal più canonico con i Lunarsea. La band romana, forse leggermente fuori contesto rispetto al mood della serata, si è comunque fatta valere offrendo una setlist incentrata sugli ultimi due album Hundred Light Years e Route Code Selector. La loro prova si è rivelata molto vivace e professionale, e il pubblico ha mostrato di essersi divertito parecchio assieme al frontman Alessandro Iacobellis e ai suoi compagni di avventura. Ottime le esecuzioni, divertenti gli interplay tra i musicisti sul palco, notevole la dose di sana aggressività rilasciata dall’ottimo growler Alessandro. Al termine dell’esibizione dei Subterranean Masquerade, i Lunarsea si erano presentati sul palco durante l’ultimo brano per animare ancora di più la situazione. Stessa invasione di campo, ma a parti invertite, ha reso l’esecuzione della bellissima As Seaweed una vera bolgia. Le due band sembrano aver stretto un’amicizia profonda durante le date in supporto agli Orphaned Land e tale amicizia è stata suggellata dal clima festaiolo col quale è stata chiusa l’esibizione della band capitolina.
http://www.lunarsea.eu
https://www.facebook.com/LunarseaBand
Come anticipato, gli Orphaned Land sono giunti sul palco del Jailbreak al termine di una giornata faticosa, caratterizzata dal guasto al proprio tour bus e senza aver potuto effettuare un vero e proprio soundcheck. L’esibizione dei nostri non ne ha risentito molto dal punto di vista acustico, ma rispetto ad altre occasioni la band è apparsa un po’ provata. Il front man Kobi Farhi, in particolare, è sembrato un po’ scarico e privo di mordente nella prima parte dello show, per poi offrire una performance più incisiva sul finale. Più dinamici e intensi i suoi compagni di avventura, Chen Balbus e Uri Zelcha in particolare. Il primo ha colpito per via del suo sorriso contagioso, ben impresso sul volto angelico per tutta la durata dell’esibizione. Il secondo è stato una vera e propria macchina da guerra assieme al suo basso, col quale è sembrato essere in simbiosi. Molti i brani estratti dall’ultimo lavoro in studio Unsung Prophets And Dead Messiahs e non c’è di che lamentarsi considerata la caratura dell’opera. Unsung rappresenta infatti la summa di quanto proposto dalla band fino a oggi: è un ensemble di composizioni più lineari e melodiche come quelle che hanno caratterizzato l’ultima fase artistica della band, assieme a brani dalle architetture più complesse, mentre la forte componente etnica e le caratteristiche melodie orientaleggianti sono nuovamente supportate da un robusto substrato metal. L’intricata The Cave, la più aggressiva We Do Not Resist, l’accattivante Like Orpheus (seppur orfana della voce di Hansi Kursch) non hanno affatto sfigurato al cospetto dei numerosi classici estrapolati dal capolavoro Mabool. Al contrario le nuove composizioni hanno rappresentato il naturale completamento e la sublimazione di classici quali Birth Of The Three, The Kiss Of Babylon e Norra El Norra . Pochi gli estratti dai restanti album della band. C’è stato spazio per un paio di episodi da The Never Ending Way Of ORwarriOR, altrettanti brani da All Is One e per la classica Ornaments Of Gold (da Sahara) in chiusura di concerto. Ciliegina sulla torta la danza del ventre di Eleonora Amira e Sabrina Agasucci, che con le loro performance hanno impreziosito l’esecuzione di Sapari e Norra el Norra, e reso l’esperienza live ancor più affascinante. Come detto, non è stato forse il miglior concerto che gli Orphaned Land potessero offrire, ma parliamo pur sempre di una band di livello altissimo, che è comunque capace di affascinare il proprio pubblico con uno stile unico e inimitabile.
http://orphaned-land.com
https://www.facebook.com/OrphanedLandOfficial
Report & photoset by RICCARDO ARENA
Credits: si ringrazia il Jailbreak Live Club per la gentilissima disponibilità e collaborazione.