MESHUGGAH + High On Fire – Live @ Estragon, Bologna 2-12-2016
Gli High On Fire guidati dal tatuatissimo Matt Pike partono in perfetto orario, in un Estragon che si sta pian piano riempiendo, con i primi due brani tratti dalla loro più recente uscita. In tre sul palco, hanno un suono massiccio e compatto, che dimostra che questa band oltre alla longevità ha altre carte a suo favore, mischiando generi conosciuti in modo originale. La band è decisamente in forma, e il groove/sludge ignorante e violento dei pezzi carica gli astanti e non lascia sopravvissuti, le chitarre di Matt e il basso di Jeff sono ben supportati dalle rullate di Des, che alterna cavalcate thrash a stacchi decisamente più Sabbathiani. Definire il sound degli High On Fire non è semplice, ma al contempo lo è: sono un gruppo vecchia scuola, che alterna lo stoner al groove/sludge metal, con l’attitudine grezza e motociclistica di Lemmy e dei suoi Motorhead e un po’ di malvagità in stile Venom.
Formazione:
- Matt Pike – chitarra, voce
- Jeff Matz – basso
- Des Kensel – batteria
Setlist:
The Black Plot
Carcosa
Rumors of War
Serums of Liao
Slave the Hive
The Falconist
Turk
Fertile Green
Blood from Zion
Snakes for the Divine
Il loro impatto sonoro è come un pugno in faccia, sono uno sciacciasassi di riff precisi, violenti e granitici che non ti danno il tempo di respirare, e il nuovo album “The violent sleep of reason” in sede live riesce perfino ad avere una marcia in più.
Nessuna parola, nessun saluto, nessuna interazione, solo fottuta musica aggressiva, con tempi improbabili, riff enormi e pesanti come macigni, batteria monolitica e la musica che annichilisce e opprime guidata dal devastante scream di Jens.
Il fatto più sorprendente è l’estrema precisione nell’esecuzione dei brani, mai un’incertezza, un’imprecisione, un errore: Fredrik e Mårten sono dei chirurghi delle 8 corde, Dick e Tomas creano ritmiche senza sbavature e Jens accompagna il tutto con le sue urla aggressive, Inoltre suonano ben un’ora e mezza senza alcuna pausa, senza lasciare nemmeno il tempo
di finire di dire “Ready?” che le prime note della violentissima Bleed investono il pubblico senza lasciare un attimo di respiro, se non per la chiusura affidata a due pezzoni come Demiurge e la storica Future Breed Machine, che danno il colpo di grazia ad un pubblico che si è diviso tra l’essere in pura ammirazione estatica oppure lasciarsi andare al pogo violento. I live dei Meshuggah sono davvero un’esperienza estatica, quando esci dal locale non puoi fare a meno di pensare di aver visto degli androidi sul palco, non degli esseri umani, mentre nelle orecchie hai ancora i ritmi martellanti e cadenzati tipici del loro sound.
Report & Photoset by ALESSANDRA MERLIN
Credits: si ringrazia Vertigo per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.
- Jens Kidman – voce
- Fredrik Thordendal – chitarra solista e chitarra ritmica, sintetizzatore, cori
- Mårten Hagström – chitarra ritmica, cori
- Dick Lövgren – basso
- Tomas Haake – batteria, parlato
Setlist:
Clockworks
Born in Dissonance Sane
Perpetual Black Second Stengah
The Hurt that Finds You First Lethargica
Do Not Look Down Nostrum
Violent Sleep of Reason Dancers to a Discordant System Bleed
Encore:
Demiurge
Future Breed Machine
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