LUCA CARBONI “Sputnik tour” – Live @ Casa della Musica Federico I, Napol …
Il nuovo disco è una reale prosecuzione di “Pop-up” soprattutto in termini di suono. Infatti niente chitarre niente pianoforte, solo una preponderante elettronica, in alcuni casi solo suoni di chitarre campionate o synth. Il risultato è strepitoso e mette insieme il Luca Carboni che ognuno di noi conosce degli anni ’80 ad una veste di musicista ed autore decisamente al passo dei tempi sia in termini di testi che di musica. L’essersi aperto alle firme più prestigiose del mondo indie è una chiave vincente per poter portare al pubblico le sue emozioni ma anche l’essenza di un musicista che ha decisamente ancora molto da dare a chi ha la fortuna e la voglia di poterlo ascoltare.
Anticipato dalla Opening Act di Gino Latino, che riscalda il pubblico, passando in una veste completamente mixata, gran parte dei suo successi, Luca Carboni arriva sul palco, insieme al suo gruppo (Fulvio Ferrari, Mauro Patelli, Vincenzo Pastano, Antonello Giorgi, Ignazio Orlando con occhiali scuri, camicia rossa e cravatta nera (che ci ricorda vagamente lo stile dei Kraftwerk) e alle spalle i video animati che riprendono i temi dell’album e che lo vedono nei panni di un astronauta in giro per lo spazio con il satellite russo, lo Sputnik appunto, circondato dalla luna ed altri oggetti nello spazio, appositamente creato per il tour visto che l’artista bolognese per il nome dell’album si è ispirato al satellite Sputnik 1 lanciato in orbita dai russi nel 1957 e come racconta lo stesso artista “ Sputnik fa parte di me. Sono cresciuto durante la Guerra Fredda. Nella gara tecnologica fra russi e americani lo Sputnik aveva una forma affascinante, diversa da quella fallica dei missili, tondo come un disco o come la palla con cui giochi da bambino. E Yuri Gagarin, primo uomo nello spazio, diceva che la terrà vista da lassù era bellissima. E questo disco è la mia vita vista dall’alto». Durante tutto il concerto Luca Carboni è apparso emozionato ma allo stesso tempo fortemente determinato nel presentare tale album come non solo un passo per consolidare la sua trentennale carriera ma anche un momento importante di svolta verso sonorità nuove come quella elettronica per la sua musica di sempre.
Il concerto inizia con “I segni del tempo”, seguito da “Amore digitale” ironico riferimento al modo di procurarsi nuovi incontri al giorno d’oggi, osservato dal punto di vista di un cinquantenne che vuole capire le nuove generazioni, il pubblico impazzisce con il ritornello tormentone di “Io non voglio” firmato con Edoardo d’Erme in arte Calcutta e la sala si scatena a cantare “io non voglio fare l’amore, voglio un miracolo, un cambiamento radicale” sulle basi di una ritmica quasi reggae. Il brano “Sputnik” composto interamente dal cantautore risulta il più vicino al suo modo di essere musicista oggi, una sorta di confessione a se stesso, una riflessione a voce alta molto intima ed immediata come solo lui sa fare, come in “Alba” scritta con Gazzelle alias Flavio Pardini, in pieno stile britpop, che racconta l’esperienza di un uomo maturo che vede i propri figli crescere e decidere di attraversare il mondo alla ricerca della propria strada (“tu abbracciali i nostri figli che partono per il mondo/devono andare via, vanno a sentire la vita/fino in fondo”).
Intensa ed emozionante tutta la parte dedicata ai suoi successi di sempre, per i quali l’Artista sceglie di cantare solo con gli altri due chitarristi sul palco, in una dimensione più acustica ed intima, anticipato dal racconto che il brano “Il mio cuore fa ciok” completamente riarrangiato, sia stato scelto per una campagna di sensibilizzazione per i problemi cardiaci facendo da colonna sonora per un video molto importante e cliccatissimo sui canali social.
Il pubblico entusiasta per i quattro brani successi di sempre dell’Artista: “Farfallina”, “Gli autobus di notte”, “Stellina”, “Silvia lo sai” cantanti in una dimensione esclusivamente acustica, che è secondo me la dimensione più giusta per brani che fanno parte dei ricordi delle vite del pubblico stesso. Sonorità elettropop invece vengono scelte per “Bologna è una regola” e per “Luca lo stesso” mentre si ritorna al rock puro con “Inno nazionale” e Ci vuole un fisico bestiale” sulla quale in pochi riescono a rimanere seduti sulle note di un brano che ha accompagnato i ricordi e le estati di tanti fan.
Dopo due ore di intensa energia, l’artista saluta il pubblico con una versione strepitosa di “Mare mare (Bologna-Riccione)”, l’hit del momento “Una grande festa”, il brano “Fragole buone buone” e una “Vieni a vivere con me” applauditissima dal pubblico assolutamente conquistato dalla musica e dall’intensità dei testi di Luca Carboni.
ANNAMARIA DE CRESCENZO
Photoset by MARIO CATUOGNO
Credits: si ringrazia Veragency per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.
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