DESTRAGE + INTERVALS & PLINI – Live @ Padiglione 14 Open Air, Collegno (To) 6-8- …
by tuttorock
9 Agosto 2016
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Con aria compassata e serena sale sul palco del Padiglione14 di Collegno l’ensemble di strumentisti di Plini, giovane chitarrista canadese, armato della sua fida Strandberg e pronto a scaldare la platea nell’attesa del piatto forte della serata, i milanesi Destrage.
I ragazzi sul palco ci propongono un progressive metal tutto strumentale, fatto di virtuosismi, melodie trascinanti e ritmiche potenti. Due straordinarie chitarre, quella di Plini, appunto, e quella di Aaron Marshall, un ottimo basso, cattivo ma melodico (Simon Grove), e un batterista con aspetto e potenza da quarterback di college americano (Troy Wright); in apparenza dimessi, tranquilli nell’attitudine, ma straordinariamente espressivi nel linguaggio della loro musica. La serata si annuncia subito particolare quando Plini ci racconta la sfortunata serie di eventi che ha portato all’infortunio dell’indice della mano sinistra di Aaron, malamente affettato da un coltello da pane il giorno prima; purtroppo per noi la sua resistenza al dolore verrà messa a dura prova. Nella sua prima esibizione in Italia Plini si vede costretto quindi a dover intrattenere il pubblico anche a parole, lui che normalmente si trincera dietro la sua chitarra, per far fronte alle medicazioni di Aaron e agli inconvenienti della batteria di Troy, che pecca forse di eccessivo entusiasmo e abbatte una sezione di piatti (Plini dirà: “ho un batterista che fa molta palestra, e quando viene in Italia si emoziona un sacco”). Fra una chiacchierata e l’altra, quello che si sente è un fluire di formidabili melodie, capaci di far sognare e di far ballare il pubblico; c’è spazio per tutti per lanciarsi in un assolo, uno più bello dell’altro, anche solo piccoli florilegi ad abbellire una già pregevole composizione.
Subito dopo tocca ai canadesi Intervals intrattenere il pubblico, sempre più numeroso: in realtà si tratta di una formazione che ricalca quasi interamente la precedente, ma la chitarra principale qui diventa Marshall, e Plini si sposta all’ala sinistra a fare da contrappunto. L’impressione generale, nonostante i minimi cambi di line-up (solo la batteria), è che qui il sound sia più amalgamato; pezzi più veloci, più grintosi, con linee melodiche e sezione ritmica più legate. Purtroppo, come dicevamo, vediamo poco di questa seconda versione di new-prog strumentale: dopo pochi brani i nostri sono costretti a rinunciare, scusandosi, per via del dito sofferente di Aaron, ma ci promettono di tornare e farsi perdonare con un grande show.
Viene quindi il momento del piatto forte di serata: gli italici Destrage sono pronti per infiammare i fan; un metallo decisamente più duro, che alcuni definiscono melodic death metal, ma che invariabilmente sembra sfuggire ad un genere così preciso. Caratteristica portante dei loro live è l’energia inarrestabile che emanano: visti da vicino sembrano cinque molle compresse che si rilasciano allo stesso tempo, sullo stesso palco. In attesa del loro prossimo album, atteso comunque per il 2016, i nostri ci propongono una infilata di pezzi tratti da Are you kidding me?No, il loro disco più recente, e dal precedente The king is fat ‘n’ old. Fin dalla prima My green neighbour si delinea uno show potente e grintoso: Paolo Colavolpe, alla voce, alterna sapientemente screaming, growling e qualche tocco di voce pulita, con naturalezza e con una carica impressionante. La ritmica ed i continui cambi di ritmo ci travolgono fin dall’intro di My green neighbour, non si può fare a meno di lanciarsi in un headbanging appassionato. Paolo, Matteo, Ralph e Gabriel sanno anche creare l’atmosfera giusta, alternando slanci di adrenalina e momenti di pathos e immobilità silenziosa nel buio, perfetti per esaltare la ripresa del rombo delle chitarre e della batteria di Federico. Menzione speciale, appunto, per il fantastico e lunghissimo assolo del drummer, una chicca che i fan apprezzano come al solito moltissimo. Paolo ci tiene a precisare di non aver mai cantato con un microfono bianco (preso in prestito) in vita sua, ma non è certo una ragione per non fare un grandissimo show. Neverending Mary viene dedicata “alle 12 donne che sono venute al concerto, stasera” (in realtà qualcuna di più) e in particolare alla “donna” ispiratrice per eccellenza, Mary. Are you kidding me?No, title track dell’ultimo album, spiazza in versione live quanto sul disco per gli improvvisi cambi di ambientazione, passando dai momenti più trash a feeling da musica balcanica. Per l’ultimo brano non può mancare l’incitamento a saltare, e davvero è impossibile stare fermi su Jade’s Place, ruffiana ma splendida nella grinta e nel divertimento sopra e sotto il palco.
I Destrage sono questo, pura energia in un live che mantiene un tiro strepitoso per 11 pezzi, e brani che sotto la “coperta” di un sound fresco, nuovo, immediato e coinvolgente nascondono una complessità e una raffinatezza di composizione, sia nella musica che nei testi, che fanno di ogni canzone una piccola perla tutta da scoprire.
“Destroy, create, transform, sublimate
Take the risk. Pack your shit and go,
or obey, emulate, conform, duplicate
if you’d rather stay and watch.”
SETLIST DESTRAGE
My Green Neighbour
Panda vs Koala
G.O.D.
Neverending Mary
Destroy, Create, Transform, Sublimate
Purania
Hosts, Rifles and Coke
Waterpark Bachelorette
Double yeah
Are you kidding me?No.
Jade’s Place
PLINI: Un ragazzo australiano di 23 anni, chitarrista, con un master in architettura e la passione per la chitarra. Autoprodotto e indipendente, ha ovviamente conquistato subito una moltitudine di fans in giro per il mondo, grazie al talento e alla semplicità con cui un 23enne, solo con le sue forze, è già riuscito a girare il mondo con la sua musica avvalendosi di collaborazioni straordinarie come Marco Minneman, Troy wright e Rick Graham.
INTERVALS: la band canadese capitanata da Aaron Marshall è tra le più conosciute e apprezzate realtà mondiali del new-prog (o djent), e vanta collaborazioni in studio e live con pezzi da 90 come Travis Orbin (Periphery), Cameron McLellan (Protest The Hero) e dal 2012 è costantemente in tour nei 5 continenti. Due album e due EP all’attivo di grande spessore, nessun passo falso e una fanbase molto legata alla band.
DESTRAGE: Formatisi a Milano nel 2005, sono stati assenti dai palchi italiani dall’11 settembre 2015, dopo un’estate che li ha visti infilare una serie di indiscutibili successi, nel frattempo i Destrage hanno aperto le 5 date dell’UK tour dei leggendari SIKTH insieme agli HACKTIVIST, partecipato al Complexity Fest in Olanda con TEXTURES, THE ALGORITHM e moltissimi altri, e soprattutto hanno dedicato il lungo inverno alla scrittura e alle registrazioni del nuovo, attesissimo album targato Metal Blade.
Formazione:
Paolo Colavolpe – voce
Matteo Di Gioia – chitarra
Ralph Salati – chitarra
Gabriel Pignata – basso
Federico Paulovich – batteria
IRENE DOGLIOTTI
Photoset by ANDREA BOSCHETTI
Credits: si ringraziano GLZ Eventi, Bagana Rock Agency e Padiglione14 per l’organizzazione.
I ragazzi sul palco ci propongono un progressive metal tutto strumentale, fatto di virtuosismi, melodie trascinanti e ritmiche potenti. Due straordinarie chitarre, quella di Plini, appunto, e quella di Aaron Marshall, un ottimo basso, cattivo ma melodico (Simon Grove), e un batterista con aspetto e potenza da quarterback di college americano (Troy Wright); in apparenza dimessi, tranquilli nell’attitudine, ma straordinariamente espressivi nel linguaggio della loro musica. La serata si annuncia subito particolare quando Plini ci racconta la sfortunata serie di eventi che ha portato all’infortunio dell’indice della mano sinistra di Aaron, malamente affettato da un coltello da pane il giorno prima; purtroppo per noi la sua resistenza al dolore verrà messa a dura prova. Nella sua prima esibizione in Italia Plini si vede costretto quindi a dover intrattenere il pubblico anche a parole, lui che normalmente si trincera dietro la sua chitarra, per far fronte alle medicazioni di Aaron e agli inconvenienti della batteria di Troy, che pecca forse di eccessivo entusiasmo e abbatte una sezione di piatti (Plini dirà: “ho un batterista che fa molta palestra, e quando viene in Italia si emoziona un sacco”). Fra una chiacchierata e l’altra, quello che si sente è un fluire di formidabili melodie, capaci di far sognare e di far ballare il pubblico; c’è spazio per tutti per lanciarsi in un assolo, uno più bello dell’altro, anche solo piccoli florilegi ad abbellire una già pregevole composizione.
Subito dopo tocca ai canadesi Intervals intrattenere il pubblico, sempre più numeroso: in realtà si tratta di una formazione che ricalca quasi interamente la precedente, ma la chitarra principale qui diventa Marshall, e Plini si sposta all’ala sinistra a fare da contrappunto. L’impressione generale, nonostante i minimi cambi di line-up (solo la batteria), è che qui il sound sia più amalgamato; pezzi più veloci, più grintosi, con linee melodiche e sezione ritmica più legate. Purtroppo, come dicevamo, vediamo poco di questa seconda versione di new-prog strumentale: dopo pochi brani i nostri sono costretti a rinunciare, scusandosi, per via del dito sofferente di Aaron, ma ci promettono di tornare e farsi perdonare con un grande show.
Viene quindi il momento del piatto forte di serata: gli italici Destrage sono pronti per infiammare i fan; un metallo decisamente più duro, che alcuni definiscono melodic death metal, ma che invariabilmente sembra sfuggire ad un genere così preciso. Caratteristica portante dei loro live è l’energia inarrestabile che emanano: visti da vicino sembrano cinque molle compresse che si rilasciano allo stesso tempo, sullo stesso palco. In attesa del loro prossimo album, atteso comunque per il 2016, i nostri ci propongono una infilata di pezzi tratti da Are you kidding me?No, il loro disco più recente, e dal precedente The king is fat ‘n’ old. Fin dalla prima My green neighbour si delinea uno show potente e grintoso: Paolo Colavolpe, alla voce, alterna sapientemente screaming, growling e qualche tocco di voce pulita, con naturalezza e con una carica impressionante. La ritmica ed i continui cambi di ritmo ci travolgono fin dall’intro di My green neighbour, non si può fare a meno di lanciarsi in un headbanging appassionato. Paolo, Matteo, Ralph e Gabriel sanno anche creare l’atmosfera giusta, alternando slanci di adrenalina e momenti di pathos e immobilità silenziosa nel buio, perfetti per esaltare la ripresa del rombo delle chitarre e della batteria di Federico. Menzione speciale, appunto, per il fantastico e lunghissimo assolo del drummer, una chicca che i fan apprezzano come al solito moltissimo. Paolo ci tiene a precisare di non aver mai cantato con un microfono bianco (preso in prestito) in vita sua, ma non è certo una ragione per non fare un grandissimo show. Neverending Mary viene dedicata “alle 12 donne che sono venute al concerto, stasera” (in realtà qualcuna di più) e in particolare alla “donna” ispiratrice per eccellenza, Mary. Are you kidding me?No, title track dell’ultimo album, spiazza in versione live quanto sul disco per gli improvvisi cambi di ambientazione, passando dai momenti più trash a feeling da musica balcanica. Per l’ultimo brano non può mancare l’incitamento a saltare, e davvero è impossibile stare fermi su Jade’s Place, ruffiana ma splendida nella grinta e nel divertimento sopra e sotto il palco.
I Destrage sono questo, pura energia in un live che mantiene un tiro strepitoso per 11 pezzi, e brani che sotto la “coperta” di un sound fresco, nuovo, immediato e coinvolgente nascondono una complessità e una raffinatezza di composizione, sia nella musica che nei testi, che fanno di ogni canzone una piccola perla tutta da scoprire.
“Destroy, create, transform, sublimate
Take the risk. Pack your shit and go,
or obey, emulate, conform, duplicate
if you’d rather stay and watch.”
SETLIST DESTRAGE
My Green Neighbour
Panda vs Koala
G.O.D.
Neverending Mary
Destroy, Create, Transform, Sublimate
Purania
Hosts, Rifles and Coke
Waterpark Bachelorette
Double yeah
Are you kidding me?No.
Jade’s Place
PLINI: Un ragazzo australiano di 23 anni, chitarrista, con un master in architettura e la passione per la chitarra. Autoprodotto e indipendente, ha ovviamente conquistato subito una moltitudine di fans in giro per il mondo, grazie al talento e alla semplicità con cui un 23enne, solo con le sue forze, è già riuscito a girare il mondo con la sua musica avvalendosi di collaborazioni straordinarie come Marco Minneman, Troy wright e Rick Graham.
INTERVALS: la band canadese capitanata da Aaron Marshall è tra le più conosciute e apprezzate realtà mondiali del new-prog (o djent), e vanta collaborazioni in studio e live con pezzi da 90 come Travis Orbin (Periphery), Cameron McLellan (Protest The Hero) e dal 2012 è costantemente in tour nei 5 continenti. Due album e due EP all’attivo di grande spessore, nessun passo falso e una fanbase molto legata alla band.
DESTRAGE: Formatisi a Milano nel 2005, sono stati assenti dai palchi italiani dall’11 settembre 2015, dopo un’estate che li ha visti infilare una serie di indiscutibili successi, nel frattempo i Destrage hanno aperto le 5 date dell’UK tour dei leggendari SIKTH insieme agli HACKTIVIST, partecipato al Complexity Fest in Olanda con TEXTURES, THE ALGORITHM e moltissimi altri, e soprattutto hanno dedicato il lungo inverno alla scrittura e alle registrazioni del nuovo, attesissimo album targato Metal Blade.
Formazione:
Paolo Colavolpe – voce
Matteo Di Gioia – chitarra
Ralph Salati – chitarra
Gabriel Pignata – basso
Federico Paulovich – batteria
IRENE DOGLIOTTI
Photoset by ANDREA BOSCHETTI
Credits: si ringraziano GLZ Eventi, Bagana Rock Agency e Padiglione14 per l’organizzazione.