Un’ artista da guardare: “Regardes-moi” intervista ad Alice Popolo
In occasione dell’uscita del primo album “Regardes-moi” abbiamo scambiato quattro chiacchiere con la cantautrice salernitana Alice Popolo
Alice, il tuo percorso musicale è sicuramente molto interessante, partendo fin dalla tua formazione familiare, con un padre sassofonista come Jerry Popolo. In quale modo il contesto musicale in cui sei cresciuta ha influenzato la tua crescita artistica?
Quando scrivo o compongo qualcosa, mi rifaccio sempre a quello che ho ascoltato e che continuo ad ascoltare. Sicuramente il contesto musicale in cui sono cresciuta mi ha influenzata in modo positivo.
Il tuo primo album “Regardes-Moi” nasce come provocazione, infatti è stato scritto con un piccolo errore grammaticale, elogio all’imperfezione. Quale è la funzione di questa piccola “sbavatura”?
Ho vissuto per anni nella consapevolezza assoluta che gli errori commessi in passato mi avessero resa ‘sbagliata’. Ho creduto che le mie imperfezioni e i miei difetti mi rendessero insicura. Poi c’è stato un momento particolare in cui mi sono resa conto che è proprio grazie agli errori commessi se sono diventata la persona che sono oggi. Grazie ad essi sono finalmente riuscita a scrivere il mio primo album, ed è proprio grazie alle mie imperfezioni e ai miei difetti se posso differenziarmi dagli altri. L’autobiografia di Rita Levi Montalcini che si intitola, appunto: “Elogio dell’imperfezione”, tratta proprio questo tema. L’errore o l’imperfezione hanno sempre generato cambiamenti e, di conseguenza, miglioramenti.
La parola “regardez-moi” in francese significa letteralmente “guardatemi”. E’ chiaro che nel tuo album ci siano parecchie riflessioni che riguardano la tua vita privata. I tuoi testi appaiono come un filtro personale nei confronti della realtà, o meglio… paiono essere il luogo in cui riesci a metterti “a nudo”, mostrando le tue fragilità. Penso a brani come “Ansia” o ancora “Ma Si’ Proprje Tu”, dove rievochi una relazione tossica. Sicuramente per esporsi ci vuole una grande forza. Dove trovi la grinta necessaria a tirare fuori gli artigli e quale è il carburante che infiamma Alice Popolo?
Credo di trovare la grinta dalla frustrazione, dalla sofferenza. Cerco di utilizzare tutte le emozioni negative e di trasformarle in energia attraverso la musica.
Posso dire che il carburante e la grinta, nel mio caso, siano la stessa cosa. Il motore, però, è sempre la musica.
Nonostante le tematiche impegnative che affronti, sembri volerci invitare ad affrontare la vita con resilienza, ad essere un po’ “Come il mare” che non si arrende mai davanti agli scogli. In che modo la musica ti ha aiutato ad essere tenace?
La musica è una delle poche cose belle che ci sono rimaste. Non impone limiti, barriere, è sinonimo di libertà e io abbraccio tutte queste sue particolarità; perciò mi rimane sempre la speranza che qualcosa di bello si possa sempre creare e di conseguenza mi fa essere tenace. Dentro di me scorre un pensiero incessante: la musica è armonia, essa è formata dalle note e queste si trovano su un pentagramma: ergo il pentagramma è il mondo; le note siamo noi e l’armonia è quella che dobbiamo creare per stare bene tutti.
Anche altri brani come “Liev Man” sembrano essere un ottimo spunto di riflessione. Nel particolare qui lanci una forte critica ad una società intransigente, che ci limita dettando regole ferree ed inflessibili. Sembri essere un’artista che sfida le convenzioni, cercando di superarle. Qual è la tua visione in merito alla libertà artistica nel contesto musicale odierno?
Basandomi su ciò che vedo nel mondo musicale odierno, credo che ci sia tutt’altro che libertà. Sono pochi gli artisti che si differenziano davvero e questo mi dispiace tantissimo. Si è in un qualche modo legati/incatenati a delle tematiche, a determinati argomenti per “fare business” e non per una reale esigenza di esprimersi.
Ci sono però anche altre problematiche spinose come quelle affrontate in “Alice Guarda i Matti”. Qui si parla del ruolo femminile all’interno dell’industria musicale (anche se il discorso potrebbe essere esteso), puoi parlarci della tua esperienza come donna in questo settore?
In effetti potrei scrivere un libro a riguardo. E’ proprio così! Problemi di questo tipo non sono presenti solo nell’industria musicale, ma estesi al mondo del lavoro in generale. Mi sono trovata a dover affrontare di persona quello che racconto in “Alice guarda i matti” e ho sentito parecchie storie simili alla mia.
Mi hanno messo davanti ad una scelta: la mia dignità o su un piatto d’argento la realizzazione del mio sogno ed io ho scelto la mia dignità.
Come pensi si possa migliorare la situazione per le giovani artiste?
Dal mio punto di vista credo che, fino a quando si continueranno ad accettare compromessi “malati” o a “snaturarsi” per affermarsi, allora non cambierà mai nulla. L’unico consiglio che posso dare è: siate voi stess*!
Il tuo lavoro mescola l’urban, il jazz e l’R&B ma anche la canzone napoletana, generi comunicativi e molto ricchi di emozioni. Cosa ti attrae di questi stili e come riesci a fonderli nella tua musica?
Non c’è qualcosa in particolare che mi attrae, semplicemente questi stili musicali mi provocano godimento allo stato puro. E’ un piacere estremo e, allo stesso tempo, mi riesce assolutamente naturale fonderli insieme. In effetti, non so in che modo riesco a mescolarli, fanno tutti parte di me, quindi lo faccio e basta. Tutto ciò è possibile anche grazie al mio produttore Gransta MSV, il quale mi capisce profondamente.
Sei una grande fan di Pino Daniele, quali sono gli insegnamenti che hai tratto dal suo repertorio?
E’ scontato dire che sono follemente innamorata della musica di Pino Daniele sia per la sua bellezza che per la complessità. L’insegnamento maggiore che ho tratto da lui è sicuramente il coraggio: lui non aveva paura di dire quello che pensava nei suoi testi, sia nell’intimità che nel “bordello”. E’ stato rivoluzionario, un leader della società e non posso esimermi dal prendere esempio da un grande come lui.
Hai mai pensato di omaggiarlo nel tuo lavoro, magari con una cover di qualche brano storico?
Assolutamente sì! Sarebbe un grande onore per me. Avrei solo un problema: non saprei quale brano scegliere!
In concomitanza a “Regardes-Moi” è uscito anche il format live “MINE Session”. Come mai questa scelta?
L’idea è nata grazie a tutto il mio team e alla mia casa discografica, la MINE MUSIC LABEL: proporre un format un po’ controcorrente, cioè suonare musica completamente live.
Oggi è tutto digitalizzato ed artificiale, ed è bello tornare a fare musica dal vivo con dei musicisti bravi come loro e soprattutto… reali!
Quali sono le sfide che affronterai nel futuro immediato?
Per ora, la più grande sfida, indubbiamente, con me stessa è di continuare a lavorare instancabilmente, ma so di potercela fare. Ho la fortuna di fare il lavoro dei miei sogni, quindi non è assolutamente un problema.
Ti ringrazio per il tuo tempo e ti auguro in bocca al lupo per la promozione del tuo album “Regardes-Moi”.
Grazie a voi, è stato un piacere!
SUSANNA ZANDONÀ
Better known as Violent Lullaby or "The Wildcat" a glam rock girl* with a bad attitude. Classe 1992, part-time waifu e giornalista** per passione. Nel tempo libero amo inventarmi strambi personaggi e cosplay, sperimentare in cucina, esplorare il mondo, guardare anime giapponesi drammatici, collezionare vinili a cavallo tra i '70 e gli '80 e dilettarmi a fare le spaccate sul basso elettrico (strumento di cui sono follemente innamorata). *=woman **=ex redattrice per Truemetal