FEDERICO PACIOTTI – Intervista su “Cuore in polvere”

In occasione dell’uscita del suo nuovo singolo scritto da Morgan “CUORE IN POLVERE” ho intervistato FEDERICO PACIOTTI, (Roma, 1987) è un tenore e chitarrista che ha coltivato fin da bambino il sogno di unire il rock con il canto lirico. La sua carriera inizia a 13 anni con la pop band Gazosa, vincendo Sanremo 2001 nella categoria “Nuove Proposte”. Si diploma in canto lirico alConservatorio S. Cecilia di Roma e collabora con prestigiose orchestre e maestri, tra cui la Tokyo Philharmonic Orchestra e Rolando Nicolosi. Nel 2015 partecipa al Festival di Sanremo, interpretando due opere di Giacomo Puccini: “E Lucevan le Stelle” e una versione strumentale per chitarra di “Nessun Dorma”. Caterina Caselli gli affianca i produttori Celso Valli e Simone Benyacar per il suo primo album, “Rosso Opera”, che include un duetto con Ramon Vargas su “E Lucevan Le Stelle”.

Ciao Federico, innanzitutto, piacere di conoscerci, passando all’oggetto del nostro incontro, ti dirò che ho guardato la canzone e anche il video, e devo farti i più vivi complimenti per il bel lavoro che hai fatto. Nel video ho visto che c’è anche Morgan, come è nata l’idea alla base di questo progetto?
Grazie, grazie. Ma guarda, allora diciamo che nasce da molto lontano, nel senso che io ho conosciuto Morgan artisticamente più a fondo e come diciamo, come scambio di pareri musicali nel 2015, perché io ero appena stata ospite a Sanremo. Abbiamo avuto l’occasione di fare un tour insieme che si chiamava “Dolce vita”, sulle musiche da film e lì quindi abbiamo incominciato a scambiarci pareri musicali. Finito il tour, siamo rimasti in contatto e quindi spesso gli andavo delle cose io, spesso me le mandava lui, fino a che, due anni e mezzo fa, quando incominciai a lavorare su questo album, lui mi mandò a “Cuore in polvere”. Voleva propormi questo brano, sapendo che avrei messo degli inediti oltre a brani d’opera, io devo dirti che sono rimasto molto colpito dalla canzone e quindi, rovinandola ho deciso di inserirla nell’album. 

Mi sembra che il lavoro sia stato veramente immane. Nel senso che va bene, c’è Morgan e poi c’è la produzione di Howie B, c’è l’orchestra della l’Orchestra La Toscanini NEXT; tante cose, delle volte anche quasi difficile fare una canzone da soli, invece qui hai messo insieme tante teste diverse, fra virgolette, per arrivare a un risultato. lavorato con tutti i più grandi artisti del mondo. Quindi, voglio dire, anche questo è un bel segno di fiducia.
Ma si, diciamo che è stato un lavoro molto, molto accurato, molto lungo. È stata veramente un’esperienza pazzesca, perché Howie B non solo è il professionista che tutti sappiamo, ma è anche una cara persona, quindi è stato anche molto bello a livello umano conoscerlo e trovare un amico. Devo dirti che al di là del lavoro musicale, è stato un grandissimo, immenso onore poter collaborare con lui. Insomma, è qualcosa di veramente raro, più unico che raro, ma anche a livello umano, devo dirti che ho trovato una persona fantastica. 

E poi la Toscanini Next, poi tu sei un tenore, quindi ti ti sarai trovato bene a lavorare con un’orchestra. Comunque, anche questo non è sempre semplice, mettere un’orchestra dentro un pezzo pop rock. Ne ho visti tanti, ma però, insomma, non è mai un lavoro così banale.
Vero, io sono un tenore, e niente, è andato tutto molto bene, il lavoro è stato veramente grosso a fare gli arrangiamenti, anche perché poi, come penso tu già sappia, ho registrato tutto in presa diretta per la mia volontà. 

Infatti, mi hai anticipato la domanda che ti avrei fatto dopo. Perché questa scelta?
Sì, perché oramai ci siamo, oramai ci hanno bombardato di questi dischi falsi, gente che poi nemmeno dal vivo sa più fare il mestiere del musicista o del cantante. Una volta gli artisti facevano tutto in presa diretta, ora c’è questo sovraediting che praticamente rovina tutta la sensazione della musica, senti il computer che canta o che suona, infatti, purtroppo, spesso si vedono i video di questi cantanti che hanno l’autotune che non funziona e fanno delle figure barbine. 

Verissimo, abbiamo visto tanti esempi che magari manca la corrente o si impalla il PC, Youtube è pieno di live che sono finiti nel disastro perché è saltato l’autotune. Si è visto quello che poi c’era sotto davvero, che non è certo piacevole.
Secondo me il messaggio è di per sé, di sé, diseducativo per i giovani. Nel senso, vuoi fare il musicista, vuoi fare il cantante, devi imparare, la disciplina, lo devi fare, devi impararlo. Non è che basta avere tanti likes e ti butti lì con l’autotune e fai il cantante o fai il musicista. Cioè è un mestiere che prima di tutto va fatto come mestiere. Non perché se no passa questo messaggio veramente brutto che. Bisogna diventare famosi per forza, perché? È un messaggio molto brutto secondo me, che si sta passando ai giovani. 

Ma, ascolta, il testo della canzone l’ha scritto Morgan, giusto? E’ molto bello, al di là dei problemi che si leggono sempre sui media, rimane comunque un’artista di primo piano nella musica italiana ormai da tantissimi anni.
Sì, sì, l’ha scritto Morgan. Ha creato una bellissima canzone, un bellissimo testo, assolutamente. 

Un poco triste, però, è anche un modo per liberarsi del dolore, una forma catartica forse.
Purtroppo, anche questo fa parte della vita, nel senso che ci sono momenti nella vita difficili, infatti nel video c’è la stazione, proprio perché a me piaceva come simbolo del viaggio. Perché la vita è un viaggio e nel viaggio ci stanno delle sfide, dei momenti bellissimi e dei momenti meno belli. Dei momenti strafelici, altri tristi, quindi fa parte della vita. 

Ma pensa che tu che sia un modo, in questo caso una canzone, ma potrebbe essere un racconto, un libro, un modo catartico per liberarsi di un dolore che magari ti porti dentro. E’ un pensiero che mi è capitato di trovare spesso parlando con degli artisti.
Eh sì, è così. Diciamo che questo l’avevano già intuito gli antichi greci, che era un modo per, addirittura, fare proprio psicoterapia. Assolutamente sì. 

Tornando un attimo alla tua canzone, nel video si vede tu con Morgan seduti a un tavolino che lui scrive che cosa vi raccontavate? E’ un’immagine molto naturale, cosa stava scrivendo?
Ah sì, sì, ho capito. Beh, là stavamo semplicemente rivedendo delle parti delle parti musicali della canzone. Parlavamo un poco della canzone, di come era venuto il lavoro. Quindi abbiamo messo anche delle riprese nel video appunto. Scene con l’orchestra in studio e altre mentre io e Marco parlavamo su alcune parti dell’arrangiamento. Volevo tirare fuori una cosa semplice, nel senso di una cosa pura; non fare un qualcosa di artefatto e falso, perché poi Io credo sempre che la trasparenza e la purezza paghino sempre. Mostrare quello che tu sei, quello che tu vivi, poi è la musica che parla, che si presenta senza troppi artifici, sia video, sia musicali, proprio per questo ritorno al discorso della presa in diretta. 

Esatto, ascolta, ma pensate di fare altre cose con Morgan, di continuare questa collaborazione? Ci sarà un seguito?
Nell’album ci sono diverse collaborazioni, c’è la collaborazione, grazie a Caterina Caselli che mi ha dato l’opportunità di cantare un brano che si intitola “Volo di notte”, che è stato scritto da Francesco Sartori e Lucio Quarantotto, che sono già noti per aver scritto “Con te partirò” di Andrea Bocelli. Questo è un brano che dopo trent’anni, siccome Lucio Quarantotto purtroppo non c’è più, dopo trent’anni esce un brano scritto dalla stessa coppia di “Con te partirò”. Ci sta quello, poi ci sta la possibile collaborazione. Il mio album è uscito nella prima decade di dicembre e si chiama “Lirica”; una parte sono arie d’opera e una parte invece sono inediti. 

Perfetto, ascolta no, perché tu poi hai questa doppia veste da chitarrista e da tenore, da cantante rock e da tenore e quindi come ti trovi in questa doppia veste?
Ma guarda, in realtà fanno parte della mia infanzia e del mio presente, perché io da piccolo amavo sia la chitarra rock, perché mio padre era chitarrista rock anni 70; però mia nonna mi ha sempre invitato ad ascoltare, e mi ha passato l’amore per l’opera. Io ero molto affascinato da Puccini, da Verdi, da Donizetti, da Mozart, da Corelli, quindi ero innamorato della voce di Pavarotti, di Mario del Monaco. Sono sempre stato affascinato tanto da questi due mondi e quindi finita l’esperienza con i Gazosa, che è stata una cosa molto bella, divertente quando ero piccolo, io ho voluto subito proseguire gli studi classici al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, dove mi sono laureato come tenore. E poi mi son detto: “Okay, io sono un tenore e sono anche chitarrista; quindi mi sono detto che una cosa non può fare a meno dell’altra e facendo di necessità virtù, ho unito le due cose.”.

Eh sì, no, perché adesso non è che mi ero dimenticato, ma prima parlavamo di cantanti veri, giovani e così via. Tu hai vinto Sanremo a 13 anni con i Gazosa. Quindi hai cominciato presto a calcare i palchi e a con successo, perché comunque vincere se arriva non è mai banale, la cosa no?
Sì, ero, ero molto piccolo, è stata un’esperienza fantastica. 

Poi da Sanremo diventare tenore. Insomma, anche questo è un bel una vita molto piena e variegata.
Ma guarda, ti devo dire che nella mia testa in realtà già c’era questa strada perché lo volevo fare, quindi è stata più una parentesi i Gazosa. Quello che poi ho cominciato a fare, nella mia visione, fin da quando ero piccolo, io avevo in testa di diventare un tenore, volevo studiare, quindi è stata più una parentesi il pop che l’opera. 

Beh comunque è divertente. Beh, sicuramente ti avrà insegnato molto, a 13 anni uno che va a Sanremo e vince, comunque, è un bel palco, una bella esperienza per il proseguo della vita, no?
Ah, è stata una cosa più unica che rara, nel senso inaspettata, meravigliosa esperienza che nessuno di noi aspettava e che ci ha catapultato nel mondo professionale, sono stati veramente degli anni molto belli. 

Ascolta, adesso tu cosa fai? Hai già programmato un tour? Hai delle date live?
Sì, sì, adesso, tra poco usciranno le date del tour europeo che inizierò, perché comunque io mi sento assolutamente un’artista da live, nel senso che mi piace fare i dischi, però preferisco fare dischi live proprio perché sono un’artista da Live. A me piace avere il confronto col pubblico, mi piace viaggiare, conoscere nuove persone, musicisti, confrontarmi, avere pareri, feedback. 

OK, in giro come andrai in tour? Da solo o con una band?Allora, di solito io vado sempre in giro con un musicista multimediale che gestisce un poco tutta la parte tastiere e poi l’orchestra, a meno che non siamo in Italia, la prendo sul posto. 

E invece se sei in Italia hai un’orchestra che ti segue?
Sì, sì, ho la Blind Orchestra con cui di solito lavoro molto spesso, li trovo fantastici. Il disco invece, è stato registrato con questa orchestra giovanile della Toscanini Next. 

E speriamo che il futuro della musica siano realtà come la Toscanini Next e l’autotune.
Guarda, fortunatamente nella classica non ci stanno questi artefici, nel senso che lì c’è lo studio, ma io credo che anche il pop è meraviglioso. Non è una musica minore, il pop è una musica fantastica, però lo stanno facendo diventare un qualcosa di finto, non c’è più niente, capito? Si vende soltanto. La musica popolare, prendiamo Yesterday dei Beatles, per me non è minore di Puccini quando ha scritto la Tosca, che, secondo me, era il pop di quegli anni, nel senso che è una melodia stupenda. Ma se tu prendi un capolavoro dei Beatles o di Stevie Wonder o di David Bowie, prendi uno spartito di Stevie Wonder, è scritto da Dio; ognuno nel suo campo si esprime al meglio. Poi ci sono musicisti che amano più essere, magari essenziali, ma questo non vuol dire che sono minori rispetto ad altri che invece sono più roboanti come struttura armonica. Secondo me la grandezza sta anche nella semplicità molte volte. 

Bene, ascolta, vuoi aggiungere qualcosa? C’è qualcosa che non ti ho chiesto di cui vuoi parlare?
In realtà abbiamo detto un poco tutto, posso aggiungere che nel disco, che come dicevo si chiama Lirica, ci sarà anche una cover di Caruso di Lucio Dalla, uno dei miei artisti preferiti, che ho avuto anche l’onore di poter conoscere. Sono molto contento e spero che piacerà alle persone che potranno godersi questo viaggio tra l’opera, il rock e il pop. 

Ma guarda che queste commistioni fra opere e rock, ultimamente ho intervistato tanti direttori d’orchestra che hanno realizzato questi progetti, è una cosa che sta avendo un successo clamorosa, visto con i Queen e tanti altri. Ci sono delle commistioni che sono riuscitissime, quindi credo che sia un genere che sta prendendo veramente piedi.
Sì, sì, assolutamente. 

Perfetto, ti do un grande saluto e ascoltiamoci il tuo nuovo disco.
Grazie. Grazie, ti ringrazio per l’intervista. 

MAURIZIO DONINI

Band:
Federico Paciotti

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