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Francesco di Tommaso – Intervista su “Non Smettere Mai”

Francesco di Tommaso – Intervista su “Non Smettere Mai”

In occasione dell’uscita del singolo “Non smettere mai” abbiamo intervistato Francesco di Tommaso, moderno Jack Kerouac

Nel tuo singolo “Non smettere mai” suggerisci una valida alternativa ai contrasti digitali. La percezione di dissenso fomentata da continui messaggi di odio e fake news propagandate attraverso i social network può essere facilmente aggirata riprendendosi spazi “reali” e riconnettendosi con sè stessi. Quanto c’è di autobiografico in questa traccia ?

C’è molto della mia vita, come credo di quella di tutti noi, la spirale di odio che si è generata su molti social media è entrata ormai nelle nostre vite quotidiane.
Alzi la mano chi non ha tra i suoi amici sui social qualcuno che condivide contenuti di quel tipo. Se devo fare un accenno autobiografico più intimo devo dire che c’è stato un periodo della vita in cui anche io ho iniziato che avevo posizioni molto diverse da quelle che ho oggi su alcuni temi: fomentato da quello che leggevo sui social, non è stato sempre facile rimanere se stessi e non farsi trascinare nel vortice, gli stessi creatori degli algoritmi dei social nel documentario “The Social Dilemma” dicono che è impossibile per noi combattere una macchina sempre più performante creata apposta per succhiare il nostro tempo e tenerci incollati ad uno schermo. Impossibile è una parola che non userei, ma sicuramente è difficile e presuppone un certo impegno in quella direzione.

Quale pensi sia il valore che manca per fuggire a questa deriva egocentristica?

Qui devo andare sul politico, cerco di toccarla piano. Le persone non si sentono più parte di una comunità, anche perché le istituzioni stesse non fanno niente per avvicinare i cittadini alla vita pubblica. Non essendoci questo rimane l’egoismo, la libera concorrenza sociale, l’essere disposti a tutto pur di arrivare, questo porta alla solitudine, mors tua vita mea.

Lanci un messaggio molto importante ovvero quello di “non smettere di ascoltare”. L’ascolto è un atto molto importante per un musicista che presuppone una certa inclinazione ad essere ricettivi, percependo quello che alla fine è un messaggio determinato dalla frequenza del suono, dalla sua durata e dalle pause. Ogni frase musicale in effetti ha una sua semantica. Quanto comunichi attraverso la musica e quanto attraverso le parole?

Le parole sono schiette e sbattono in faccia certi concetti, diciamo che non le mando a dire. Quindi sono sicuramente in primo piano. La musica però è un accompagnamento importante, sto cercando di creare delle sonorità che possano coniugare la voglia di sperimentazione con l’ambizione di far diventare le mie canzoni dei messaggi universali, quindi orecchiabili. Per quanto riguarda “non smettere mai” ho lavorato molto sul ritmo, sulle pause, sulla dinamica, soprattutto nella strofa. Inizia piano, come qualcuno che si è appena svegliato, poi il ritmo si fa serrato accompagnando il testo che in quella fase descrive l’odio che dilaga sui social, infine si apre e cresce continuamente dal bridge fino al ritornello che è il momento in cui arriva il messaggio di speranza e di fratellanza.
Credo che drammaticamente funzioni bene.

Oltre ad essere cantante sei appunto anche compositore, producendo in autonomia la tua musica. Suoni chitarra, basso, percussioni e tastiere. Quale è lo strumento a cui ti ritieni più avvezzo e in che modo lo fai “uscire” in registrazione?

Al momento sto collaborando con un produttore, quindi questa volta non ho fatto tutto da solo. Però vengo dalla chitarra, che è uno strumento che amo, quindi sicuramente avrà sempre un ruolo da protagonista nella mia musica. Studio continuamente nuove soluzioni sonore da proporre, passo ore a cercare dei suoni particolari sia con effetti analogici che con il computer. Ho ascoltato e suonato molto post rock nella vita, e questa è una cosa che sto cercando di portare anche nella musica pop. Ti sembrerà strano ma alcuni suoni che potrebbero essere quelli di un synth io li faccio con la chitarra nei miei pezzi, e mi diverte molto.

L’armonia nei tuoi brani sembra essere molto curata, rendendoli perfetti per il canto. Come hai strutturato la progressione armonica in questo brano e quali scelte hai fatto per ottenere questo equilibrio?

Quasi sempre le canzoni si presentano nella mia testa come un insieme di parole già musicate, non devo fare altro che prendere la chitarra e cercare l’armonia che ho immaginato, come quando si cercano gli accordi della canzone di un altro. A quel punto cerco la tonalità e il bpm giusti. Solo alla fine lavoro con le sostituzioni degli accordi l per avere un sound più interessante, ma nel caso specifico di “Non smettere mai” dopo vari tentativi ho deciso di lasciare gli accordi standard, quelli semplici, per essere più diretto con gli ascoltatori.

Ti fai immortalare mentre fai l’autostop con un cartello che reca il nome del singolo “Non smettere mai”, quale è l’automobilista che immagini possa fermarsi a darti un passaggio?

Chiunque abbia voglia di vivere libero e lontano dagli schemi e non si arrenda alle brutture di questo mondo, chiunque abbia ancora il coraggio di sperare.

Qual è invece quello che considereresti un brutto incontro?

L’uomo nero

La domanda è d’obbligo: “prendi lo zaino in spalla e dimmi un po’… dove vuoi andare” ?

Dove mi porta il vento, mi sento un cittadino del mondo.

Cantante da Pianobar / Non smettere mai / Il tuo amore di plastica rappresentano il tuo esordio solista: tre brani dissacranti che colgono in maniera pungente le sfaccettature della nostra società. Non esiste il timore di risultare troppo sovversivo per i convenzionali canali di comunicazione?

Il timore c’è sempre, ma non posso proporre canzoni in cui non credo, non posso comporre brani in un certo modo, che non mi appartiene, solo perché potrebbero avere un pubblico più ampio.  Sono convinto che per ottenere dei risultati bisogna mettersi in gioco ed essere genuini, l’essere se stessi è uno dei valori fondamentali dei nostri tempi e se ti fingi qualcun altro le persone prima o poi se ne accorgono.

“Amore di plastica” (2019) è stata la prima canzone scritta come cantautore, la produzione precedente risaliva all’epoca degli Zippo, band di stoner rock con cui hai girato l’Europa oltre ad aver scritto e registrato un album. Ci troviamo totalmente agli antipodi, sia come sonorità che come dimensione musicale. Come mai un cambio così radicale?

Ho cambiato totalmente vita, mi sono trasferito, ho vissuto dei momenti traumatici, mi sono sentito solo, ho avuto molto tempo per riflettere e alla fine è stata una cosa naturale mettere in musica una serie di emozioni e di esperienze. Il fatto di avere ascoltato tante cose diverse nella vita mi ha sicuramente aiutato ad avere un vocabolario ampio che mi permettesse di esprimere i concetti con una certa profondità.

Quali i tuoi progetti per il futuro?

Un altro singolo prima della fine dell’anno. Qualche concerto. Per l’anno prossimo vorrei pensare a un disco, incrociamo le dita.

Ti ringrazio per il tuo tempo e ti auguro in bocca al lupo per la promozione del tuo singolo.

Viva il lupo!

SUSANNA ZANDONÀ