THE BLUEBEATERS – Intervista al gruppo che compie 30 anni
In occasione del concerto di questa sera, venerdì 27 settembre, all’Idroscalo di Milano nell’ambito dell’Idro Ska Fest, e dei 30 anni di carriera, ho avuto il piacere di intervistare i The Bluebeaters.
Il suono delle origini dello Ska giamaicano dei primi anni fino all’uscita di SHOCK! del 2020 sta evolvendo. Già la rivoluzione del cambio di leader al centro del palco tra Giuliano Palma e Pat Cosmo (Patrick Benifei) nel 2012 e il singolo TOXIC, con alcune tastiere e suoni più moderni, nel 2015, iniziano a mandare segnali di cambiamento, mentre con Shock! (2020) la band scrive canzoni originali e in italiano senza nemmeno una cover a cui i fan erano abituati.
Il singolo MANTRA, pubblicato il 21 Giugno da Caribb Roots (la nuova label del gruppo al suo 4° episodio) con distribuzione Universal, continua a sviluppare il seme di questa nuova diversità o aggiornamento di suono.
Ciao ragazzi e benvenuti su Tuttorock, “Mantra” è il vostro nuovo singolo, come sta andando?
Ciao, direi bene, grazie. Si sta muovendo e la gente lo apprezza anche se musicalmente è una novità rispetto alle cose che abbiamo sempre fatto fino a ora, un brano un po’ più punk, con dentro del funk e della new wave, rispetto all’originale giamaicano dei nostri album precedenti che erano più roots.
Quando e com’è nato il brano?
Il brano è di Pat ed è un inno alla gioia. La gioia di riprendersi le proprie emozioni. Nasce musicalmente dall’idea di fare un pezzo un po’ disco wave 80 alla Clash, un brano che faceva parte di altri come “Sono Qui” usciti come progetto solista di Patrick. È un esempio, una leggera virata dalla strada maestra dello Ska classico dei ’60 che i Bluebeaters stanno prendendo.
Da progetto che avrebbe dovuto esibirsi una sola volta a band che arriva a festeggiare 30 anni di carriera, vi sareste mai aspettati di arrivare a questo importantissimo traguardo?
Certo è che non ce lo aspettavamo, di compiere 30 anni ed essere ancora qui con ancora tanta voglia di fare. 30 anni sono tanti ma la prima cosa da dire è che siamo tutti amici, questo aiuta molto, anche se in alcuni momenti può rivoltarsi contro. Ci conosciamo da tanto e in qualche modo siamo cresciuti insieme affrontando tutte le varie fasi della crescita, professionale e umana, chi prima chi poi. Come in tutte le famiglie ci sono alti e bassi ed è normale che sia così. Ci siamo vissuti tante crisi e tanti momenti bellissimi. Siamo comunque un bel gruppo di persone, 4 originali (Cato alla chitarra, Paolo al sax, Ferdi alla batteria e Pat alla voce) del progetto iniziale integrato con 3 nuovi musicisti (Danilo al piano, Henry al trombone e Tonino al basso) più giovani che ci affiancano e che creano un bell’equilibrio. La seconda cosa importante è avere qualcosa da dire, capire che la tua presenza come band ha un senso e un posto nella musica italiana. A questo proposito, dopo che con Patrick alla testa del gruppo abbiamo ricominciato nel 2013 e dopo il primo album di cover (EVERYBODY KNOWS/Record Kicks, 2015) come il nostro pubblico era abituato a sentire, abbiamo leggermente cambiato pelle con SHOCK! (Garrincha Dischi, 2020) e continueremo il processo evolutivo con il prossimo LP che uscirà a Marzo 2025, con canzoni originali e in italiano proprio perché Patrick è anche un autore e compositore. Quindi diciamo che ci siamo ritagliati un nuovo vestito addosso, sempre partendo e proseguendo il nostro percorso musicale che deriva dalla musica Giamaicana e che abbiamo sempre portato avanti, lo Ska e il Rocksteady.
Nel 2012 il frontman Giuliano Palma uscì dal gruppo, come affrontaste la cosa e come riusciste a ripartire?
Eravamo molto legati al progetto, l’abbiamo fatto crescere negli anni facendolo diventare un fenomeno particolare per la formula del super gruppo, raggiungendo anche buoni risultati di vendita e visibilità e dopo 9 mesi in cui ci siamo tenuti in contatto tra di noi in vista di poter rimettere in piedi la band, l’occasione ce l’hanno data Gli Amici di Piero a Torino a cui partecipano ogni anno molti artisti e musicisti torinesi spesso anche in formazioni create ad hoc per questa manifestazione che fa beneficenza dal 1999 (per ricordare la scomparsa di Piero Maccarino, musicista e fonico torinese e Caterina Farassino, fotografa). Ci siamo presentati con 3 / 4 cantanti diversi per ovviare al cambio di leader, tra cui Patrick alla voce e abbiamo capito che i Bluebeaters non erano finiti. Abbiamo allargato ad altri musicisti come fossimo un collettivo che ormai dura da 13 anni. La nostra seconda vita.
Qual è invece il segreto per rinnovarsi continuamente e riuscire a far parte di un mercato discografico sempre più saturo?
Non c’è sempre una formula. La nostra attitudine a calcare i palchi, la nostra ricerca musicale che con il tempo cerchiamo di affinare sempre di più, la voglia di proporre qualcosa di nuovo. In questo momento preciso alterniamo i concerti del “Mantra Tour” al lavoro in studio per il nuovo album. Forse “Mantra” sarà la punta dell’iceberg ma tutto il disco risente di una ventata di novità che porta le sonorità giamaicane anni ’60 delle origini più vicine invece agli anni ’80 londinesi con una commistione maggiore di suoni e generi che stravolgono leggermente il suono classico di The Bluebeaters.
Pubblicherete altri singoli in questo 2024?
Sì, entro Natale uscirà un nuovo singolo che anticiperà di 2/3 mesi l’uscita del nuovo album ancora in fase di completamento e di accordi con Universal. Sarà una collaborazione con la nostra Label, Caribb Roots Rec. con cui abbiamo già pubblicato quest’anno su vinile 3 singoli e un album di inediti, “Extra Trax”, per il Record Store Day 2024.
C’è un vostro concerto che ricordate in maniera particolare?
Ce ne sono stati tanti, in verità. Ogni volta che sali su un palco, che sia un Festival o un club, è sempre un’esperienza unica. Forse le cose più belle, negli ultimi anni, le abbiamo vissute a Torino per l’Eurovision davanti a più di 10.000 persone che ballavano e cantavano e poi i concerti a Colonia in Germania per il Freedom Sound Festival oppure al famoso 100club di Londra, dove nacque il Punk nel 1977.
A proposito, potete svelarci qualcosa sul vostro prossimo tour?
In realtà in questi giorni stiamo finendo il Tour, che è iniziato un anno fa e per due o tre mesi ci fermeremo per ultimare il disco e ricaricarci. Ripartiremo a Primavera con un nuovo Tour nei club per presentare l’uscita del nuovo disco. Nuova energia per regalare al nostro pubblico delle novità.
Grazie mille per il vostro tempo, vi lascio piena libertà per chiudere questa intervista.
La cosa che ci preme dire è che ci piacerebbe tornasse a essere importante vivere la musica nei club. L’interesse che una band sul palco dovrebbe suscitare nell’ascoltatore per farlo entrare nel suo mondo creativo. Andare a vedere concerti, non per forza nei palazzetti, e magari di gruppi che suonano e che portano nuove idee e entusiasmo. La musica può essere un antidoto a questi strani momenti che stiamo vivendo. Grazie.
MARCO PRITONI
Band:
PAT COSMO, Voce
CATO SENATORE, Chitarra
DE ANGELO PARPAGLIONE, Sax e Flauto
HENRY ALLAVENA, Trombone
DANILO SCUCCIMARRA, Piano e Organo
TONINO CHIODO, Basso
COUNT FERDI, Batteria
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Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.