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Intervista agli Shiver Down: The Void Supreme

Intervista agli Shiver Down: The Void Supreme

Un debut album spaventosamente metafisico: “The Void Supreme”, il vuoto ha una sua forma? Abbiamo intervistato Tomas Valentini, bassista degli Skanners che ci ha raccontato qualcosa in più sul suo ultimo progetto musicale…

Shiver Down, quale è la genesi di questo moniker da brividi lungo la schiena?
Semplicemente vogliamo che la nostra musica arrivi direttamente al cuore delle persone e il nostro intento è di far emozionare l’ascoltatore.

Il vostro sound risulta fortemente influenzato da generi come il melodic death metal e il gothic con atmosfere cupe e gravanti. È lecito chiedersi come mai cimentarsi, dopo trascorsi totalmente differenti, in un progetto di questo tipo, forse più vicino a Dark Tranquillity o addirittura a gruppi come Opeth e Type O Negative…
Ognuno di noi proviene da diverse esperienze nel campo del rock e del metal, di conseguenza abbiamo semplicemente seguito il nostro istinto senza stare troppo a chiederci quali influenze personali stavamo incorporando nella nostra musica. L’unica “regola” che seguiamo è quella di essere al servizio della canzone e non viceversa.
Quando componiamo ci rendiamo immediatamente conto di quello che vogliamo ottenere da un brano e gli arrangiamenti sono frutto di un processo comune dove l’abilità del singolo musicista non prende necessariamente il sopravvento a discapito della qualità della musica: siamo una squadra e come una squadra lavoriamo per il risultato. Le etichette non fanno per noi, infatti anche l’ascoltatore può percepire che ci sono vari generi all’interno di “The Void Supreme”. Diciamo che quello che siamo è l’insieme di noi, ma credo sia normale per l’ascoltatore cercare di dare un nome a quello che facciamo e magari inserirci in una categoria in base a quello che percepisce.

Ascoltando le varie tracce si evince come ciascuno di voi abbia integrato le sue parti a dovere, risultando così un prodotto omogeneo ma anche e soprattutto genuinamente variegato. Mi potete parlare quindi del vostro percorso individuale e di chi eravate prima di essere gli “Shiver Down”?
Veniamo tutti da realtà appartenenti a vari sottogeneri del metal, ma con sfumature e idee musicali molto diverse. Io e Francesco suonavamo insieme negli Animae Silentes, band di stampo gothic rock con sfumature più pesanti. Nello stesso periodo, Francesco suonava anche negli Empathica (band symphonic metal di stampo scandinavo), e io ero e sono tutt’ora con gli Skanners.
Federico si è fatto conoscere negli anni attraverso una band più estrema rispetto alle nostre (i Riul Doamnei, ovviamente), mentre Al Pia suona tutt’ora nei Twintera (un progetto molto interessante che unisce diverse sfaccettature rock e metal). Gabriele invece era membro dei Rota Temporis, e con loro oltre alle percussioni suonava addirittura la cornamusa. Per tutti noi i generi da ascoltare e apprezzare sono tanti, anche al di fuori del metal. Sicuramente questa varietà ci aiuta a “completarci” a vicenda al meglio e arrivare a risultati molto soddisfacenti. Non solo per quanto riguarda la musica, ma anche per quanto riguarda il suono e il carattere.

Quale è stato l’interruttore che si è acceso nel vostro cervello quando avete avvertito la necessità di formare questo gruppo?
Io, Francesco Gambarini e Al Pia, durante il periodo del lockdown abbiamo praticamente scritto un album a distanza, comunicavamo online ogni giorno, scambiandoci idee in una sorta di sala prove virtuale. Essendo costretti a stare chiusi in casa abbiamo partorito la base di “The Void Supreme”, poi maturata assieme agli altri componenti. I brani giravano molto bene fin dall’inizio e così abbiamo deciso di trasformarli in realtà assieme ad una band reale e non più virtuale.

“The Void Supreme” è un titolo che sembra alludere ad un atteggiamento nichilistico assoluto che indica la totale caduta dei valori idealistici, quasi a sottolineare una mancanza di scopi e obiettivi con cui misurarsi nella vita. Ma cos’è questo “vuoto” con cui vi trovate a misurarvi?
Il titolo “The Void Supreme” racchiude un po’ il senso di tutti i brani. Il vuoto per noi è inteso come perdita di equilibrio, di potere, un po’ come quando ti lasci cadere nel vuoto dopo una perdita o dopo quelle esperienze che ti mettono all’ angolo.
In alcuni casi riesci a reagire immediatamente, in altri non riesci nemmeno a elaborare l’accaduto e ti senti schiacciare. Credo che questo concetto di vuoto “supremo” rappresenti al meglio quello che spesso accade nella vita di ogni uomo, prima o poi.

Il vuoto è una tematica che pervade tutto l’album e lo fa attraverso questo immaginario spazio intangibile in quanto rappresenta “la non presenza”; è quindi a tutti gli effetti qualcosa che manca, rappresentando assenza di materia e di energia. In quanto tale non è visibile o definibile. Ciò che non si conosce spaventa e come in una sorta di horror vacui, in quanto individui pensanti, sentiamo spesso la necessità di riempire i vuoti: con le parole e con la presenza di altri esseri umani.
Mi viene alla mente il celebre dialogo da Pulp Fiction: “Mia: non odi tutto questo? / Vincent: odio cosa? / Mia: i silenzi che mettono a disagio. Perché sentiamo la necessità di chiacchierare di pu***ate per sentirci più a nostro agio?”. Aristotele attribuiva all’uomo lo status di animale sociale e il filosofo Malinowski ne “Il problema del
significato nei linguaggi primitivi” pone attenzione su come il linguaggio sia indispensabile nella nostra specie. Quale è il vostro pensiero rispettivamente a queste tematiche?
Penso che ognuno di noi abbia provato la sofferenza e il senso di vuoto interiore per una perdita e anche se quest’esperienza viene normalizzata, ogni volta sembra essere la prima. Capita anche di non riuscire a dare una risposta a quelle domande che attanagliano l’animo umano dall’inizio della nostra storia. Siamo animali sociali ma allo stesso tempo estremamente belligeranti e intolleranti, chiusi e spaventati nel condividere non solo ciò che è materiale ma anche emozionale. Il linguaggio è indispensabile ma non tutti riescono a usarne uno comune quando si tratta di comunicare ad un livello più personale e profondo.
Ecco che in certi casi la musica e l’arte in generale offrono quanto di più vicino ci sia ad un linguaggio universale.
Anche popoli divisi da barriere linguistiche e culture profondamente diverse, di fronte ad un quadro o ad una melodia, si trovano improvvisamente più vicini a livello emozionale, come se entrasse in gioco un modo di comunicare che ci accomuna a livello umano e che appartiene più alla sfera dell’anima che a quella della ragione.
Spesso non si parla abbastanza di questi argomenti “normali”. Speriamo che “The Void Supreme” possa offrire degli spunti di riflessione anche in questo senso e magari offrire un motivo di dialogo per i nostri ascoltatori, una sorta di sfogo.

Vi ritenete “lone wolves”?
In un certo senso sì. Se da una parte la società moderna esprime collettività e rappresenta la volontà dell’uomo di creare ordine, dall’altra ci spinge
fortemente verso l’individualismo. Siamo sempre più isolati anche per via della tecnologia e di tutti quei dispositivi che ci spingono ad allontanarci da ogni forma di contatto. Volenti o nolenti facciamo tutti parte di questo sistema e abbiamo ricevuto una grande spinta ad entrare in questa nuova fase di caos individuale.
Siamo parte della collettività e anche se siamo stati da sempre certamente “soli” nella condizione di esseri umani, ora lo siamo ancora di più.
Per questo è ancora più importante cercare un punto di contatto attraverso quello che ancora ci accomuna, ad esempio le emozioni.

Anche la musica è “linguaggio” pertanto avete sentito il bisogno di riempirvi/ci attraverso di essa?
Certamente! Diamo importanza ad ogni singola nota all’interno di ogni brano, la voce e la musica lavorano assieme per arrivare al concetto che vogliamo esprimere. L’atmosfera che la melodia evoca ci guida a sviluppare la canzone e il tema. Più che di linguaggio in senso stretto, parlerei ancora una volta di emozione, come di un quadro che “ascolti”. È tutto creato secondo il nostro stato d’animo.

Secondo voi come mai il sentimento del vuoto è a tal punto fonte di terrori arcani e atavici?
Perché è parte di ogni essere ed è ciò che da sempre contraddistingue l’animo umano. L’impossibilità di rispondere alle domande fondamentali che accompagnano la nostra vita e la consapevolezza di essere mortali assieme alla sofferenza esistenziale e al sentirsi inadeguati è insita in ognuno di noi.
La felicità e la tristezza sono concetti temporanei, la difficoltà sta nel riuscire a mantenere la prima il più a lungo possibile e gestire la seconda nel miglior modo possibile.

Quale è la vostra fobia più grande?
La perdita

La traccia dell’album che per affinità intellettive vi sta più a cuore?
Father

Mandate un messaggio ad un ipotetico ascoltatore per invitarlo ad ascoltare “The Void Supreme”…
Se anche voi avete bisogno di consolazione o di fare un viaggio nella vostra coscienza “The Void Supreme” potrebbe essere il posto giusto. Fateci sapere se siete dei nostri poi !

SUSANNA ZANDONÀ

Band:
Federico Dalla Benetta – Vocals
Tomas Valentini – Bass & Vocals
Francesco Gambarini – Guitar
Al Pia – Guitar
Gabriele Cardilli – Drums

SHIVER DOWN online:
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www.facebook.com/shiverdownofficial