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Garbage @ Milano Circolo Magnolia Segrate (MI) 26.06.24

Garbage @ Milano Circolo Magnolia Segrate (MI) 26.06.24

Garbage @ Circolo Magnolia Segrate (MI) 26.06.24

Abito destrutturato alla Vivienne Westwood con strati di tulle e tessuto tartan: fantasia a quadri tipicamente scozzese omaggio alle proprie origini culturali. Un bon-bon avvolto in una morbida nuvola fluttuante, costretto in un ampio collare in pelle con grossi ganci in metallo e pesanti anfibi, entrambi neri come la pece. Una catena avvolta al polso ad inscenare un british punk molto sofisticato e un po’ fetish.
#1 Crush: “I would die for you, I would die for you…” la voce di Shirley Manson assetata d’amore si propaga dalle casse.
Una nube di fumo invade il palco e le luci rosse sembrano richiamare uno scenario di seduzione.
Appare dinnanzi a noi un essere umano fragile e delicato, un’eterna ragazzina perennemente in bilico sul baratro di un mondo inospitale, addirittura autodefinito “diabolico” durante una delle ultime interviste rilasciate per “No Gods No Masters” (2021), album dal sapore elettronico con velleità new-wave che raccoglie anche qualche cover ispirata (David Bowie / Patti Smith).
La discografia recente dei Garbage riveste ampio spazio durante la serata, dedicandosi meno alla più stimolante e radiofonica produzione di inizio anni duemila: I Think I’m Paranoid / Cherry Lips (Go Baby Go!).
La formazione è invariata dagli esordi con il sodalizio Butch Vig (batteria) & Steve Marker (chitarra), al basso e cori arriva invece in soccorso la rossa Ginger Pooley (Smashing Pumpkins, Gwen Stefani) alla sua prima esibizione con la band, ma non per questo meno osannata dalla Manson che è molto grata di avere una validissima partner femminile in formazione.
Il Circolo ARCI Magnolia di Segrate è uno spazio arioso e l’atmosfera che si respira è quella che precede la trepidante attesa delle vacanze estive.
Un posto inclusivo, in cui sono tutti i benvenuti ad eccezione dei razzisti, dei sessisti, degli omofobi e… degli antipatici (così recita lo striscione all’entrata). Ambiente che ricalca perfettamente l’atteggiamento femminista dell’icona Shirley Manson, scesa spesso in campo anche a favore dei diritti della comunità LGBTQ+. E’ coraggiosa nell’esporsi senza vergogne e il riferimento ad un album come “Bleed like me” diviene addirittura l’occasione per parlare di tematiche scomode come quella dell’autolesionismo, spesso interpretate in maniera giudicante da chi non le ha mai vissute: “if you haven’t been a cutter, you won’t get this song”, asserisce.
Cities in Dust, cover tratta dal repertorio di Siouxsie and the Banshees, canzone che – ci aggiorna la chiacchierona – vorrebbe aver scritto lei, diviene lo spatriacque tra altri due momenti importanti: “Stupid Girl” e “Why Do You Love Me” dove ringrazia Dave Grohl per il contributo dato alla band, permettendogli di conservare la propria identità ed evitando così la svolta rap / hip hop richiesta dalla label.
L’autenticità è un tema ricorrente della serata, così come la fierezza con cui rivendicano di apprezzare artisti come Taylor Swift ma di non voler essere “mainstream”. E’ dunque il momento di un bel “f*** you” liberatorio, degno saluto a conclusione delle encore “Milk” (preferita dal pubblico a “No Horses“) e “Only Happy When It Rains“. “Be safe, be good, be brave, we love you” dice Shirley prima di congedarsi con un bacio.

SUSANNA ZANDONÀ

Credits: si ringrazia  Barley Arts per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.

BAND:
Shirley Manson (Vocal)
Steve Marker (Guitar)
Ginger Pooley (Bass)
Butch Vig (Drums)