VI Adunata di Feudalesimo e Libertà @ Live Music Club Trezzo sull’ Adda 18.05.24
“Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perchè tu lo possa dire sotto tortura”
[Tomas De Torquemada]
Questo il motto della VI adunata di Feudalesimo e Libertà (FEL) gruppo per il ripristino dei diritti feudali in Italia e in Europa. Community nata sui social nell’ormai lontano 2012 come progetto di satira politica e poi divenuta associazione di promozione sociale.
Per la prima volta il raduno viene strutturato su una due giorni con bancherelle a tema, spettacoli, talk, concerti ed intrattenimento a tema medioevale e squisitamente nerd.
Diverse le contese tra sodali previste, denominate “tenzoni” a seguito delle quali viene attribuita “honoris causa” la t-shirt ufficiale dell’evento. In ordine: longobarba, gara della salciccia e miss & mr feudo a fare da corollario all’ intrattenimento musicale.
I primi gruppi a calcare il palco principale c.d “Imperatore” sono i più morigerati: alle 16.40 i solidi ed affiatati Derdian dalla proposta symphonic/power metal a cui l’arduo compito di aprire l’adunata e a seguire alle 17.30 i folkeggianti Vallorch.
Questi ultimi, assenti dalle scene da circa cinque anni, ritornano con una nuova formazione totalmente rinnovata ed entusiasta.
Purtroppo con sommo dispiacere, già dalla prima parte della giornata si evidenzia una carente gestione del suono che risulta infossato e colmo di rimbombi ed echi, con una resa acustica scarsamente intelligibile a penalizzare il rendimento dei musicisti sul palco.
Un vero peccato in quanto la voce delicata e il flauto di Sara Tacchetto (frontwoman dei Vallorch) risultano sommersi, mentre chitarra e basso formano un guazzabuglio confuso che non riesce in alcun modo a penetrare la coltre della batteria.
Tuttavia i veneziani risultano abbastanza convincenti da alimentare qualche pogo e girotondo di incoraggiamento.
Sono ormai le 19 quando gli addetti ai lavori finiscono di sistemare l’enorme arsenale di paccottiglia da fabbrica delle feste dei TRICK OR TREAT, dando gli ultimi affettuosi buffetti ai pupazzi gonfiabili dalle sembianze di orridi fantasmi (quattro per abbondare) che occupano l’interezza del palco.
A terra una ghost trap che convoglia un vortice ascensionale, tributo a Ghostbusters.
In sottofondo si profonde una musichetta disturbante “Trick or Treat” seguita dall’ improvviso ingresso sul palco dei vari membri: Dario Capacci (batteria), Luca Venturelli (chitarra), Leone Villani Conti (basso), Guido Benedetti (chitarra) ed infine Alessandro Conti (voce).
Entrata power con “Creepy Symphony” a confermare l’ottima forma dell’ugola del cantante, opportunamente lubrificata per l’occorrenza.
Si osserva qualche apprezzabile dimostrazione tecnica con tanto di tapping da parte di un’emozionatissima sezione ritmica chiamata in causa, ma è solo con il “disco di canzoni di Cristina d’Avena” che si scatena il pandemonio.
Tra i momenti clou della serata annoveriamo infatti 1. il duetto in “Prince Valiant“, uno struggente testa a testa tra Conti con indosso una maschera da cavallo e il microfono a gelato infilato dentro al muso e Potowotominimak (Nanowar Of Steel) conciato come un venditore porta a porta daltonico 2. il lancio delle caramelle da parte di Jason Voorhees in “Evil Needs Candies Too” con tanto di gonfiabili a forma di lecca-lecca e caramelle popeye che rimbalzano tra la folla 3. l’ingresso del personale paramedico che finalmente mette il camice di forza a Conti in uscita a “Crazy“.
E’ quindi la volta degli ALL FOR METAL teutonica band di ben otto membri che nell’ estetica rende omaggio ai Manowar e nell’ appeal cita i Mötley Crüe con due ballerine (Christina Schulz e Luisa Lohöfer) a fare coreografie sul palco.
Un insieme volutamente esagerato e grottesco, ma in una maniera burlesca ed accattivante sufficiente ad ingraziarsi il pubblico.
Il gruppo neonato che il prossimo 23 Agosto uscirà con il secondo album “Gods of Metal” propone un repertorio heavy/power metal di matrice europea dai titoli a dir poco evocativi.
La quasi totalità della proposta viene dal primo EP “Legends” (2023), con qualche anticipazione: “Gods Of Metal”, “Valkyries in the Sky” e “The Way of the Samurai”.
Formazione a due voci: il muscoloso soprano Tim “Tetzel” Wagner (fitness influencer e cantante negli Asenblut) che si presenta con un cinturone da WWE e il tenore Antonio Calanna (ironia della sorte è un uomo altissimo), vestito “solo” di pelle e squame d’argento.
Anche l’immagine delle chitarriste Ursula Zanichelli e Jasmin Pabst è molto forte, essendo ornate da numerose catene e un aggressivo trucco vichingo.
La sezione ritmica punta tutto sul camouflage che nasconde le imperfezioni del viso.
Florian Toma (basso) si presenta con una grottesca maschera dai denti aguzzi che sembra appartenere ad un saldatore fuori di senno: è arrugginita e mi porta alla mente il personaggio di Dumas ne “La Maschera di Ferro”, ignoto che imprigionato all’interno della Bastiglia (1717) celava la propria identità dietro al travestimento.
Leif Jensen (batteria) matcha il look con una maschera altrettanto impressionante dal lungo naso ritorto all’ingiù che ricorda vagamente le fattezze di un rapace malefico: una civetta o forse un barbagian…
“attacca all’improvviso ed è micidiale / il suo sguardo brilla nell’oscurità / sfida l’intemperia e la corrente ascensionale / della preda non ha nessuna pietà”.
Chi vuole intendere, intenda.
Alle 21.50 si ode provenire da dietro le quinte la voce di Giacomo Voli che improvvisa una “Somebody To Love” dei Queen che sembra una versione registrata di Freddie Mercury.
I Rhapsody Of Fire si dimostrano i veri fuoriclasse della serata. Nonostante le diverse difficoltà palesate nell’arco della giornata escono con un’ esecuzione impeccabile e cristallina a confermare la professionalità e longevità di una band che ha scritto pagine e pagine di saghe metal fieramente italiane.
Bisogna riconoscere l’encomiabile impegno a migliorarsi costantemente da parte di questi specialisti della musica, in uno sforzo condiviso: Voli di nome e di fatto, ci fa volare alto regalando sempre enormi soddisfazioni e superandosi di gran lunga ad ogni singola esibizione, dai registri medi agli altissimi, potente ed implacabile, doppiando le versioni incise su nastro. È il caso di “The March Of The Swordmaster“, piccola chicca del loro repertorio che tra gli altri interpella Alex Staropoli, mente e cuore dall’esordio.
Ma non è un frontman odioso, anzi sta al gioco perfino quando da sotto al palco lo paragonano ad Angelo Branduardi per la folta chioma leonina. Un raro esempio di bontà d’animo e di savoir-faire.
Il nuovo da “Challenge The Wind” in uscita a fine mese e l’antico “Dawn of Victory” / “I’ll Be Your Hero” (per citarne alcuni dalla discografia principale), si uniscono alla perfezione creando una continuità stilistica sicuramente molto apprezzata dagli amanti di questo genere così affine al fantasy.
Chiusura con l’inno di Feudalesimo e Libertà a cura dell’ immaginaria superband “Ad Astra Jam Band” formata dai vari attori che durante la giornata si sono avvicendati sul palcoscenico.
Al venturo raduno!
SUSANNA ZANDONÀ
Credits: si ringrazia Bagana e Live Club per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.
SETLIST:
DERDIAN
Human Reset
Black Typhoon
Derdian
Battleplan
Burn
The Hunter
VALLORCH
TRICK OR TREAT
Creepy Symphony
Hungarian Hangover
Aquarius: Diamond Dust
Evil Needs Candy Too
L’Amour Toujours (I’ll Fly With You)
(Gigi D’Agostino cover)
The Great Escape
Prince Valiant (Cristina D’Avena cover)
Queen of Likes
Crazy
ALL FOR METAL
All for Metal
Fury of the Gods
Raise Your Hammer
Born in Valhalla
Prophecy of Hope
Mountain of Power
Year of the Dragon
Hear the Drum
Legends Never Die
Gods of Metal
The Way of the Samurai
The Day of Hammerfall
Valkyries in the Sky
Goddess of War
RHAPSODY OF FIRE
The Dark Secret
Unholy Warcry
I’ll Be Your Hero
Chains of Destiny
The March of the Swordmaster
The Legend Goes On
March Against the Tyrant
A New Saga Begins
Challenge the Wind
The Magic of the Wizard’s Dream
Dawn of Victory
Encore:
Reign of Terror
Land of Immortals
Emerald Sword
Better known as Violent Lullaby or "The Wildcat" a glam rock girl* with a bad attitude. Classe 1992, part-time waifu e giornalista** per passione. Nel tempo libero amo inventarmi strambi personaggi e cosplay, sperimentare in cucina, esplorare il mondo, guardare anime giapponesi drammatici, collezionare vinili a cavallo tra i '70 e gli '80 e dilettarmi a fare le spaccate sul basso elettrico (strumento di cui sono follemente innamorata). *=woman **=ex redattrice per Truemetal