Geographer – A Mirror Brightly
Il nuovo capitolo discografico del cantautore Michael Deni – in arte Geographer – è una raccolta di quattordici brani dallo spiccato accento melodic-vintage con un vago gusto dream-folk. Sembra di montare su una macchina del tempo ed essere gradevolmente catapultati dritti negli anni ’80, con tutta la avvolgente e morbida leggerezza della scena “new romantics”. La tracklist è caratterizzata da melodie effervescenti e riffs scintillanti, oltre che la delicata e struggente voce di Geographer. Una musica densa di sentimento proveniente dallo spazio. Eppure i temi affrontati orientano l’attenzione su una profonda angoscia ideologica. Sembra addirittura che l’autore si ponga in ruolo di antropologo, frugando tra le macerie che lo circondano ed esprimendo il proprio punto di vista. In maniera ampia, dalla religione ai social media. Ed i barlumi di speranza sono ben pochi, il disco è pervaso da una insopprimibile vena di tristezza e rassegnazione. Il continuo negare l’amore, l’incapacità di trovare un preciso significato all’esistenza, il sentirsi intrappolato…
Ad esempio, un brano come ‘Van Halen’ è pervaso da una energia strumentale palpitante, ma al tempo stesso riguarda la sensazione di vuoto dopo aver tentato di cambiare le persone… senza riscontro. Come aver ricevuto un messaggio urgente che si vuole inviare all’umanità, ma senza sapere come consegnarlo. ‘I Don’t Remember It Starting’ sembra una colonna sonora di qualche cult movie targato Eighties, pervaso dall’esile falsetto di Geographer. ‘You Never Know’ aumenta la dose retrò con un insolito tocco ironico, suona leggera ed ultraterrena, un passaggio celestiale prima di riportare i piedi sulla Terra. Ma gli spiragli di speranza sono solamente provvisori, ci pensa una traccia ‘Got It Wrong’, triste ed orchestrale, a dipingere nuovamente tutte le più fosche disillusioni. Tutto il talento e gli ingredienti del suo stile trovano la giusta commistione in un brano come ‘The Burning Handle’, caratterizzato da un incedere tosto e drammatico, anche se alcune punteggiature di piano e fiati folk riportano inevitabilmente quella percezione di sofferenza interiore.
A Mirror Brightly giunge a tre anni di distanza dal precedente “Down and Out in The Garden” ed è come se prendesse quello shock esistenziale, esplorandolo attraverso una prospettiva collettiva, anziché come singolo individuo. Un messaggio scomodo, ma necessario. Il titolo fa riferimento alle luci del telefono, che illuminano i nostri volti di una luce falsa ed artificiale. Quelle luci che fanno brillare i nostri occhi, rendendoci ciechi. Oscurando la verità, la bellezza che ci circonda. Una bellezza che è lì a portata di mano, in tutte le sue molteplici sfaccettature, se solo sapremo coglierla e valorizzarla. Allontanando le luci dai nostri occhi e trovando la pace dentro di noi.
Ivan Faccin
Genere: Indie Folk, Synth-Pop
In uscita il 23 febbraio 2024 per Nettwerk Music Group – Bertus
Tracklist:
- The Light In The Dark
- I Don’t Remember It Starting
- One/Other
- The Burning Handle
- You Never Know
- Learn How To Lose: Act 1
- Learn How To Lose: Conclusion
- Van Halen
- Improvisation for Broken Wurlitzer (Interlude)
- Everyone
- Except You (Interlude)
- Got It Wrong
- I Ignored Everything I Could
- And I Won’t Be Here When It Ends
Credits:
Produzione: Taylor Locke, James Riotto, Daniel Che
VOTO
vive a lavora a Cornedo Vicentino, ha cercato di esplorare vari generi musicali, trovando nell'hard-rock, metal e progressive rock i suoi stili più congeniali. Anche ora che i capelli hanno cominciato ad imbiancarsi... impiegato presso Xylem Water Solutions, ha portato la sua collaborazione giornalistica presso The Wall of Sound e Tuttorock.