MAHOUT intervista su “My Heart is a Stoner”

I Mahout nascono a Pinerolo, piccola cittadina della provincia piemontese storicamente impregnata di sottocultura reggae che ha dato i natali alla più longeva band reggae in Italia, gli Africa Unite, e ad una delle esperienze più brevi e intense del punk nostrano anni ‘90, i Fichissimi. Cresciuti in un simile contesto i Mahout si formano con la precisa intenzione di fondere il reggae di stampo giamaicano con diverse altre influenze che spaziano dal punk californiano, al garage, al funk. Il risultato è un sound fresco e personale, difficile da ricondurre ad un genere specifico, che ondeggia continuamente fra morbidezza dalle radici d’oltreoceano e asprezza brit. Dopo un’intensa attività live a livello locale, la band pubblica nel 2015 l’EP Streetwise Demo, che porta i Mahout a intraprendere il loro primo tour su palchi importanti in tutta Italia supportando artisti del calibro di Lee Scratch Perry, Max Romeo, Alborosie, Luciano, Morgan Heritage, The Skints, The Bluebeaters, Sud Sound System, Busy Signal, Giuda e molti altri. Nel 2023 la firma con La Tempesta Dub porta i Mahout alla pubblicazione di ECLA, primo singolo del nuovo capitolo musciale, seguito dal brano SECOND STREET. I brani anticipano il primo LP della band, MY HEART IS A STONER, disponibile dal 24 novembre.

Buongiorno Ragazzi grazie mille per essere qui per TuttoRock!

Il 24 Novembre è uscito il vostro album dal titolo My Heart is a Stoner volete raccontarci di più su questo disco?
E: Questo è stato sicuramente un disco dalla lavorazione lunga (un tempo di scrittura dei vari brani che si aggira attorno ai cinque anni, come si può anche dedurre dalla varietà di stili e mood dei vari pezzi), e dalla storia travagliata. Per riassumere con semplicità le varie traversie, basta dire che c’è stato un completo cambio di formazione appena dopo la lavorazione del disco e che, una settimana dopo il completamento delle registrazioni e della fase di mixaggio è scoppiata la pandemia, il che ci ha costretto, insieme ad altri problemi vari, ad aspettare quasi tre anni per la release. Questo sicuramente, se da un lato ha comportato fatica e qualche frustrazione, ha anche significato molta determinazione nel portare a termine il lavoro e molta soddisfazione una volta che ha visto la luce. Insomma, come diceva Marley, harder the battle sweeter the victory.

B: È un album a cui abbiamo tenuto molto da subito e a cui teniamo molto anche ora che è uscito. La produzione del disco è stata un lavoro in profondità, musicalmente c’era bisogno di trovare il giusto balance tra aspetti a cui tenevamo molto e che in parte poi contribuiscono a definire l’identità di un progetto musicale, di una band: da una parte l’autenticità e l’immediatezza che caratterizzano la scrittura di questi brani, e dall’altra parte il loro sound, che doveva avere un certo impatto, a livello di attitudine ed emozionale.

Come è nata la collaborazione con un’icona come Larry McDonald?
B: Io ho il piacere e l’onore di suonare da più di 10 anni con Larry nei Tour europei di Dave Hillyard & the Rocksteady 7, la band di cui Larry è co-fondatore. Ne ho fatti credo 6 e sono dei tour “alla vecchia”, si parte in furgone (raramente si vola) e si sta in giro 25/30 giorni suonando in tutta Europa e UK.
È quindi subito nata un’amicizia e devo dire che lui è per tutti quelli che lo conoscono un exemplum vitae, succede facilmente quando si hanno a tiro personaggi di quel calibro e con quel grado di esperienza, di saggezza e di umanità.
Malgrado una carriera da far impallidire chiunque, Larry vive la sua vita, la musica e il mestiere di musicista con un’umiltà, una tranquillità e un aplomb pazzeschi.
Quindi diciamo che la collaborazione era già aperta e noi volevamo averlo sui brani del disco.
Glieli ho mandati in versione demo e gli sono piaciuti, da lì si è messo a registrare le sue parti e il resto è audio…

Chi sono i Mahout e come sono nati?
E: I Mahout sono nati nella testa dei componenti della prima formazione della band in un tempo lontanissimo nel passato quasi impossibile da definire con precisione, con la precisa intenzione di fondere i due generi che ci hanno maggiormente influenzato da adolescenti, ovvero il reggae della foundation (Marley, Toots, Israel Vibration etc.) con la cosiddetta all’epoca alternative wave americana che spaziava per noi dai vari sound cupi ma vitalissimi di Seattle e del nordovest americano in generale, fino a certo punk californiano che iniziava già ad incorporare alcuni elementi giamaicani (Sublime e Rancid su tutti). Per rispondere su chi sono i Mahout, sono una band di provincia che 20 anni fa si sarebbe definita underground sia per la proposta musicale sia per l’attitudine, anche se il termine adesso non significa praticamente più nulla. Per farla breve, una band di nicchia che porta avanti la propria idea musicale ispirandosi a quelle che in passato venivano definite sottoculture musicali (punk, reggae, grunge), senza alcuna velleità commerciale o di immagine ma solo per pura passione.

Diteci un brano della vostra infanzia/adolescenza al quale siete particolarmente legati…
B: Ne dico 3 🙂 Per il periodo infanzia #9 Dream di Lennon, per l’adolescenza direi che Drain you dei Nirvana e Linoleum dei NOFX sono tra le canzoni che mi hanno bucato il cervello appena le ho sentite. A 17 anni sono stato folgorato da Marley, tutto Marley!

Potete scegliere dove esibirvi dove vorreste farlo?
Non c’è una venue nello specifico, faremmo volentieri un tour in Sud America.

Quali sono i vostri progetti futuri e magari alcune date dove possiamo vedervi dal vivo?
Vogliamo fare musica nuova (e lo stiamo facendo), la cosa che ci interessa di più in generale è creare musica, ci piace il processo creativo, quello in cui si dà forma, partendo da zero, a nuovo materiale musicale.
Parlando di live abbiamo qualche data per la primavera e l’estate, alcune non si possono ancora comunicare, diciamo che suoneremo a Torino e nel nord Italia nei prossimi mesi due/tre mesi, poi il 7 giugno saremo al Sunshine Reggae festival di Roeschwoog (Fr) e a metà luglio saremo in Germania vicino a Stoccarda.
La cosa migliore per essere aggiornati sui concerti è comunque quella di seguire il nostro profilo Instagram.

Grazie mille per la disponibilità ed in bocca al Lupo!!

Salutate i nostri lettori come preferite
Ciao belli, speriamo di vederci presto in zona palco! Let’s stay empatici e pratichiamo atti di gentilezza a caso.

Linda Sommariva

Formazione:

Emiliano Griso
Marco Benz Gentile
Marco Pakko Catania
Matteo Giai
Alessio Sanfilippo