EMIL SPADA – Intervista al cantautore imolese
In occasione dell’uscita del nuovo album “Noi siamo i demoni” (PMS Studio), ho avuto il piacere di fare una chiacchierata con Emil Spada, cantautore imolese dalla carriera ormai quindicennale, arricchita da tantissimi concerti e da varie collaborazioni con personaggi del mondo della musica e dello spettacolo quali Claudio “Gallo” Golinelli, Pier Foschi, Daniele Tedeschi, Andrea Innesto, Vince Pantano, Simon Fitzpatrick, Raffaele Pisu.
Ciao Emil, bentornato su Tuttorock, parliamo subito di questo nuovo album, “Noi siamo i demoni”, che riscontri stai avendo?
Ciao Marco, è sempre un grande piacere essere ospite su Tuttorock, soprattutto quando si parla non di un singolo ma bensì di un intero album, che non vedevo l’ora di pubblicare e che ha avuto una gestazione fin troppo lunga, anche e soprattutto per motivazioni non dipendenti da me, ma per forze di causa maggiore.
Dopo circa un mese dall’uscita, tutti coloro che partecipano a questo progetto sono più che soddisfatti, sia degli ascolti che dalla vendita del CD, le cui copie in edizione limitata stanno già terminando e che mi fanno certamente ben sperare anche nel proseguo.
Sono certo che se il disco riuscirà a girare bene come credo, riuscirò a “togliermi qualche sassolino dalla scarpa”.
Come ti ho già detto, ho apprezzato tantissimo le varie sfaccettature dei brani, si va dal cantautorato classico ai ricordi dei migliori Negrita fino a sfociare in territori metal, è tutto frutto del tuo essere un divoratore seriale di musica di qualità senza dividerla in generi e sottogeneri?
Hai colto perfettamente nel segno, come tu ben sai non sono mai riuscito a limitarmi all’ascolto di un solo genere musicale, perché lo reputo insensato sia da un punto di vista di crescita artistica ma anche umana.
Quando ho cominciato a scrivere i brani per questo disco, mi sono guardato dentro e mi sono detto:
“Voglio davvero limitarmi a scrivere solo dentro certi canoni? Devo scrivere per chi ascolta, o devo scrivere per far uscire le mie emozioni?”
La risposta in realtà era già nella mia mente, ed era nel mezzo, ovvero per esprimere tali emozioni e farle arrivare alle persone, dovevo essere me stesso al 100%, e per farlo non dovevo rifarmi a vecchi e stantii preconcetti, così il rock/metal lo reputai il modo più “semplice” per parlare dei nostri demoni interiori, la bossa nova era perfetta per una autoanalisi sul proprio io, il rap per parlare dei problemi che affliggono la società contemporanea, schiava dell’immagine, e così via.
Ogni brano tratta un mondo differente che ha comunque un filo denominatore comune con gli altri.
L’album si intitola come la traccia che sta girando in questo periodo “Noi siamo i demoni”, proprio perché dentro di noi ci sono le risposte a tutte le nostre domande, l’antidoto per i nostri demoni, ma spesso le evitiamo per paura di uscire dalla nostra zona di comfort; il mio “demone” è la musica, non potrei mai farne a meno, ma al contempo è anche la mia croce, motivo di sacrifici e rinunce.
È un discorso molto ampio che richiederebbe parecchi altri caratteri.
Dopo tanti ascolti non riesco a dirti il mio brano preferito, apprezzo tutto l’album nel suo insieme, tu, una volta ascoltato il prodotto finito, hai trovato un tuo brano che ti ha fatto dire: “questa mi è venuta davvero bene”?
Cadrei nel banale se ti dicessi, come fanno tutti, “ogni canzone è come un figlio”, in realtà credo, anzi, sono sicuro che coloro che danno vita ad un album abbiano i propri brani preferiti, non per niente esistono “i singoli” estratti dall’album.
Sono molto legato a 2 canzoni in particolare:
-“Ali”, scritta di getto alla fine di una storia d’amore, che analizza, anche con metafore, “gli scherzi del destino”, che poi tanto destino non è, ma più una presa di coscienza dei motivi per cui si arriva a chiudere capitoli importanti della propria vita.
-l’altro è “Lo straniero”, il brano che chiude l’album e che affronta il tema della discriminazione razziale, la più grande e insensata limitazione mentale dell’essere umano.
La stupidità di questa nostra specie di appartenenza mi trova spesso a domandarmi come sia possibile che siamo riusciti a diventare la razza dominante in un pianeta che non ci merita per niente, e in questo brano affronto a modo mio tale tematica.
Rifacendomi a ciò che mi hai detto prima, la musica, protagonista di questo album, nella tua vita è più gioia o disperazione?
Coloro con cui lavoro, ma anche amici al di fuori del mondo della musica, dicono che spesso scrivo “d’amore”, e che tali canzoni sono per chi le ascolta motivo di pianto perché rimandano ad emozioni provate nelle loro vite.
Il pianto però ha tante sfaccettature, può essere un pianto di gioia, può essere di dolore, un pianto di estasi o uno di compassione; i motivi per cui le emozioni sgorgano attraverso il pianto sono in realtà infinite e diverse per ognuno di noi.
Nell’ultimo periodo sto affrontando step importanti e al contempo dolorosi della vita, perdite che mi hanno lasciato segni indelebili, ma sono proprio questi momenti che ti rendono conscio di quanto l’esistenza sia meravigliosa e degna di essere vissuta al massimo delle nostre potenzialità; ti dirò, Marco, che con cognizione di causa, sono in un momento in cui mi sento “disperatamente gioioso”.
Come al solito ti sei avvalso di vari musicisti di grande valore, vuoi presentarceli?
Come si fa altrimenti a rendere un album al massimo delle sue potenzialità?
Ho la fortuna di conoscere e avere come amici dei professionisti che calcano palchi importantissimi in giro per lo stivale, e quando ho cominciato a dare vita all’album, mi sono messo a pensare a coloro che sarebbero stati i più adatti a tale opera, non di semplice realizzazione, vista l’eterogeneità dei brani.
Innanzitutto Agostino Raimo, attuale chitarrista di Patty Pravo, con il quale c’è un rapporto di, passami il termine, “fratellanza”, con cui abbiamo prima arrangiato i brani e creato i provini, e a cui do sempre carta bianca perché spaventosamente bravo, e che suona con un gusto meraviglioso.
Poi sempre dalla “band di Patty”, ho voluto fortemente altre 2 vecchie conoscenze del mio percorso artistico, ovvero il batterista Filippo Lambertucci (che ha suonato anche tutte le percussioni e ha capito al volo ciò che ricercavo in ogni brano), e il sassofonista storico Gabriele Bolognesi. Vi invito ad ascoltare il suo solo di sax nel primo brano dell’album, ovvero “Gabbie d’oro”, ha creato qualcosa di disarmante.
Passiamo poi alle tastiere e al piano, in cui si sono alternati Alberto Linari e Manuel Goretti.
Il primo calca i palchi con Loredana Bertè, e ha dato vita a vere e proprie magie nelle linee di alcuni brani come “Un freddo caffè” e “Un passo oltre la realtà”; il secondo, che collabora tra gli altri con Bobby Solo e suona con i Baustelle, ha utilizzato tutta la sua maestria con Hammond e sonorità blues in “Noi siamo i demoni” e “Musa”.
Infine, per ultimi ma non per importanza, Giovanni Tamburini, la cui fantastica tromba potete sentire in “Sala d’aspetto” e “Lo straniero”, e dulcis in fundo Giorgio Santisi, basso di Fabio Concato, serve aggiungere altro?
Come dico sempre, anche se non vi piace “come canto”, l’album è da ascoltare almeno per “come suona”, perché con nomi e professionisti del genere non può non piacervi.
Parlami un po’ di questa collaborazione con Bugs Comics, com’è nata e come si è sviluppata?
Sai, oltre ad essere un onnivoro consumatore di musica, sono anche un grande lettore di libri e fumetti.
Il caso ha voluto che, orami 4 anni fa, in edicola uscisse un nuovo fumetto “Samuel Stern”, edito da questa casa editrice romana, la “Bugs Comics” appunto.
Inizialmente ho comprato i primi numeri più che altro per curiosità, un po’ come tutte le novità di cui si viene a conoscenza e che stimolano il nostro sapere, poi, dopo qualche mese, un numero ha stimolato la mia fantasia e la mia voglia di scrivere degli argomenti trattati.
Il fumetto in sé, per farla semplice, tratta dell’eterna lotta tra bene e male e il personaggio principale “sta nel mezzo”; il numero in questione spiegava come dalle nostre paure più recondite nascano i nostri demoni interiori, da lì il passo è stato breve, e il brano è uscito abbastanza in fretta, così come le sonorità che lo contraddistinguevano.
Una volta dato vita al brano, mi sono semplicemente detto che dovevo contattare la Bugs, primo perché apprezzavo il loro lavoro, secondo perché tale lavoro era stato per me, motivo di ispirazione e creazione, e terzo, perché non proporgli una collaborazione?
Il direttore editoriale della Bugs, Gianmarco Fumasoli ha voluto inizialmente e giustamente vederci più a fondo, poi una volta vista la serietà del progetto, si è messo in gioco e abbiamo dato vita, insieme al suo meraviglioso staff di artisti e alla mia etichetta “PMS Studio”, prima al videoclip a metà strada tra riprese e fumetto (le parti disegnate e animate sono opera di Riccardo Frezza, Luca Lamberti e Andrea De Angelis, mentre alla regia troviamo Milo Barbieri e la bravissima ballerina, e in questo caso anche attrice, Astrid Toh, è il demone), poi a questo album in edizione limitata con le grafiche, la cover e i disegni di Adriana Farina.
Sono davvero fiero ed entusiasta di tutto il lavoro fatto finora, ma c’è ancora tanto da scoprire, non vi anticipo nulla però.
Sanremo Rock, un’esperienza che ripeteresti?
Non ti nego che è stata una esperienza a suo modo formativa, perché innanzitutto mi ha permesso di confrontarmi con altre persone del mio ambito e conoscere bravissimi musicisti oltre che nuovi amici e colleghi, poi perché riuscendo a raggiungere la finale, sono riuscito a salire su quel palco.
L’Ariston è sempre l’Ariston, tutti in qualche modo sparano a zero su Sanremo, perché volente o nolente non è più “quel Sanremo”, ma alla fine è una vetrina importantissima e ti permette di farti vedere all’Italia intera, e già da novembre dell’anno prima non si parla d’altro; quindi salire lì sopra, anche se era “Sanremo in salsa Rock”, mi ha trasmesso una botta di energia e sensazioni indescrivibili, perché lì ci hanno suonato e cantato i più grandi nomi dello spettacolo nazionale e internazionale, cioè, per chi vive di musica come me, è una botta non indifferente, so che puoi capirmi.
In più, qualche giorno prima dell’esibizione, ho scoperto che, causa forze maggiori, la mia bassista era impossibilita ad essere presente, e quindi non dovevo più solo (si fa per dire) cantare il brano, ma anche suonare il basso.
Tu mi dirai: “Potevi chiamare un sostituto”, e io ti rispondo: “Potevo perdermi l’occasione di cantare e suonare all’Ariston?” Naaaaaaaa, ahahaha.
In ogni caso, sì, sarebbe un’esperienza che rifarei molto volentieri anche perché non è il solito “Talent” trito e ritrito che vedi in tv, è qualcosa di umano e vero, una esperienza che ricordo felicemente e che sì, rifarei.
Quali sono i tuoi prossimi impegni musicali?
L’anno in corso è stato un anno pieno di nuovi progetti e “carne al fuoco”, fra cui una situazione a cui ho dato vita, dedicata a Lucio Dalla, uno spettacolo teatral musicale, a cui sto ancora lavorando per perfezionarlo al meglio, e quindi avrà il suo spazio, ma ovviamente “Noi siamo i demoni” è al primo posto dei miei pensieri. Posso anticiparti che ci sarà con l’arrivo del 2024 la promozione live dell’album e che con ogni probabilità estrarremo ancora un singolo dall’album e ne nascerà il relativo videoclip, poi come accennato qualche riga più su, non posso svelare più di tanto, ma invito tutti a seguirmi sui social e sul sito ufficiale dove sono sempre molto attivo e dove ogni tanto “spoilero” qualche novità, oltre a consigliare di ascoltare i brani e magari scrivermi il loro parere.
Ci sono poi già tanti brani nuovi, che non vedono l’ora di essere suonati e finire a loro volta in un disco, chissà che succederà nei prossimi anni?
Non dimenticate poi che il disco in edizione limitata sta terminando e che lo potete trovare solo sullo shop della “Bugs Comics” a questo link: https://www.bugscomics.com/prodotto/noi-siamo-i-demoni-cd/. Adoro questa collaborazione, si era capito? Eheheh.
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?
Grazie mille a te Marco, perché sei uno dei pochi che fa domande realmente interessate e relative al progetto, non frutto di un “copia/incolla”, come spesso accadde nelle interviste scritte.
Buona musica a tutti, di qualsiasi genere e essa sia.
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.