GALYA BISENGALIEVA – POLYGON
La violinista kazako-britannica Galya Bisengalieva indaga la drammatica vicenda del poligono nucleare di Semipalatinsk in Kazakhistan, nel suo secondo album solista: “Polygon”.
A tre anni di distanza da “Aralkum” (2020) in cui affronta le tematiche del drammatico restringimento del lago d’Aral, la compositrice, produttrice e musicista, torna nel suo Paese d’origine per affrontare altre annose tematiche geopolitiche.
Semipalatinsk-21, situata nella zona nord-orientale del Paese, fu il tragico teatro (dal 1949 al 1989) di 456 test su armi nucleari autorizzati dal governo sovietico, sottoponendo una stima di 1,5 milioni di persone a radiazioni dirette ed indirette, anche a causa delle tempeste di sabbia tipiche della regione di Abaj, che trasportarono le polveri contaminate a grande distanza dal sito delle esplosioni.
Il territorio in cui si estende l’area, incastonata tra l’attuale città di Semej (capoluogo) e il fiume Irtyš (uno dei maggiori bacini idrogeografici in Asia), è occupata dalla maggior parte delle alture del Kazakistan ed è culla di un ecosistema complesso fatto di laghi, steppe, colline, montagne a basso raggio e pinete.
Un panorama mozzafiato il cui suolo e sottosuolo oggi è avvelenato da una radioattività anormale: secondo i dati sarebbero 18 mila i km² di terra altamente contaminata e inutilizzabile per più di 200 mila anni.
In “Polygon” la Bisengalieva propone atmosfere cupe e rarefatte atte a descrivere con meticoloso dettaglio le immagini di desolazione del fallout nucleare: echi come di sirene, oscillazioni e pulsazioni che languono in uno scenario rimasto inalterato e semi-dimenticato dalla storia.
Le sette tracce del disco traggono ispirazione dalle peculiarità dell’area, scandagliando punti di riferimento, caratteristiche naturali e villaggi, riesumando le oscure memorie ricoperte dalla polvere del tempo e intessendo, attraverso la tecnica ad archetto circolare, le testimonianze dei sopravvissuti.
Gayla rievoca affinchè non ci si dimentichi delle brutture del passato, innalza la voce del suo violino in un tono che giunge immediato: atroce ma mai straziante, dignitoso, piuttosto o meglio dire “raccolto”, come l’orgoglioso lamento di dolore di un intero popolo ferito e tradito.
La ricaduta radioattiva, infatti, venne tenuto nascosta dalle autorità per diversi decenni, causando tumori, aborti spontanei, malattie genetiche e malformazioni nei nascituri.
Villaggi come Znamenka, Sarzhal e Kaynar, situati direttamente ai margini del poligono di tiro non vennero mai evacuati e recenti studi hanno dimostrato come la triste eredità di questi test influenzi tutt’ora la popolazione locale con malattie come la leucemia o altre patologie della tiroide e del sistema ematologico che si riscontrano con una frequenza tra il 10% e il 15% maggiore rispetto al resto del Kazakistan.
Una storia troppo a lungo rimasta rinchiusa in un cassetto della memoria, ma che merita il suo spazio.
Ricordare: per non ripetere gli errori del passato.
SUSANNA ZANDONÁ
Tracklist:
Alash-Kala
Saryzhal
Polygon
Sary-Uzen
Chagan
Balapan
Degelen
Credits:
Pubblicazione: 2o Ottobre 2023
Label: One Little Independent Records, Bertus
All tracks composed and performed by Galya Bisengalieva
VOTO
Band:
Galya Bisengalieva
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Better known as Violent Lullaby or "The Wildcat" a glam rock girl* with a bad attitude. Classe 1992, part-time waifu e giornalista** per passione. Nel tempo libero amo inventarmi strambi personaggi e cosplay, sperimentare in cucina, esplorare il mondo, guardare anime giapponesi drammatici, collezionare vinili a cavallo tra i '70 e gli '80 e dilettarmi a fare le spaccate sul basso elettrico (strumento di cui sono follemente innamorata). *=woman **=ex redattrice per Truemetal