DANIA O. TAUSEN – Intervista alla cantautrice faroese
In occasione dell’uscita dell’album “ja/nei og restin av vikuni” (traduzione in italiano: sì/no – e il resto della settimana) su etichetta Tutl Records, ho avuto il piacere di intervistare la cantautrice faroese Dania O. Tausen.
Ciao Dania, benvenuta su TuttoRock, parliamo subito del tuo nuovo album “ja/nei og restin av vikuni” che apprezzo molto dall’inizio alla fine, come sta andando?
Grazie mille! È molto gentile da parte tua! Attualmente siamo in Italia a suonare al festival delle lingue minoritarie Suns Europe, quindi è il momento giusto per far parte della vostra rivista. Abbiamo appena pubblicato l’intero album in formato digitale e su CD+LP, quindi ci stiamo godendo le reazioni degli ascoltatori all’uscita e stiamo suonando molti concerti, che è il modo migliore per presentare l’album al mondo 🙂
Come è nata l’idea di dividere l’album in due parti?
Probabilmente deriva dalla traccia del titolo e dalla prima canzone dell’album, “at siga ja er nei” (“dire sì significa no”), che è stata una delle prime canzoni che abbiamo scritto per l’album. In un certo senso ha dato il tono al resto delle canzoni e ha dato inizio a questo mondo di sì e no e all’impatto che queste due parole possono avere sulla nostra vita quotidiana. Fin dall’inizio volevo che l’album fosse pubblicato come disco in vinile con un lato A e un lato B, quindi ho iniziato molto presto a pensare all’album diviso in due parti. Più tardi mi sono resa conto che le canzoni potevano essere facilmente divise in A (sì) = le canzoni più ottimiste/positive e B (no) = le canzoni più pessimiste/negative. Ma le canzoni non sono unilaterali, hanno tutte il proprio messaggio e le loro zone grigie, quindi è da lì che deriva il titolo completo dell’album: ja/nei – og restin av vikuni (“sì/no – e il resto di la settimana”), il che implica tutto il grigio che sta nel mezzo.
Ritieni che la tua vita finora sia piena più di momenti “ja” o “nei”?
Uff… direi più momenti “ja” che “nei”, sicuramente (anche se so essere molto brava a scavarmi una buca e a trasformare i sì in no…). Ma ho cercato di smettere di accontentarmi negli ultimi due anni, e preferisco provare a rendere la mia vita quella che voglio vivere. Penso che sia di fondamentale importanza per la sopravvivenza! Quindi, se la mia vita fosse un grande “nei”, probabilmente non farei quello che faccio tutti i giorni e troverei invece un altro modo di vivere.
Nell’album troviamo il polistrumentista e produttore Benjamin Djurhuus e il cantautore e musicista Ragnar Finsson, come sono nate queste collaborazioni?
Benjamin è mio cugino e il produttore del mio primo album “gonguteigatúnatos” (2021), quindi era ovvio continuare quella collaborazione. Ad entrambi piace molto tutto ciò che Ragnar ha fatto musicalmente finora, tutto ciò che lui tocca si trasforma in oro e quindi gli abbiamo chiesto di unirsi a noi in studio.
Come nasce solitamente una tua canzone?
La maggior parte delle volte io e Ragnar andavamo allo studio di casa di Benjamin a Syðrugøta (piccola città) e poi iniziavamo a scrivere insieme. Siamo partiti da una poesia o da un’idea per un testo, proseguendo con un riff magari già pronto o una progressione di accordi. Quindi abbiamo iniziato ad amalgamare le cose. Canticchiavo una melodia e iniziavo ad inserire la poesia di partenza. Poi abbiamo arrangiato la canzone mischiando le cose e di solito registravamo anche una demo, tutto nello stesso giorno.
La scelta di cantare nella tua lingua madre è dovuta al fatto che ti rende più libera di esprimerti o pensi che si adatti di più alla tua musica?
Buona domanda. Non sono sicura che mi renda più libera. In un certo senso mi limita in molti modi, perché la barriera linguistica può essere un problema per molti ascoltatori al di fuori delle Isole Faroe, ma personalmente non mi dispiace. Riesco ad esprimermi meglio in faroese che in inglese e sento di aver trovato la mia voce poetica nella lingua faroese. Non faccio musica per essere una pop star famosa, faccio musica per esprimere qualcosa che sento profondamente, e questa è la parte più importante per me.
Quando e come ti sei avvicinata al mondo della musica?
Ho iniziato a fare musica da ragazzina alla chitarra o al pianoforte, ma è stato solo circa 5 anni fa che ho iniziato a prenderla sul serio e ho provato a trovare il mio stile e le mie preferenze. Sono cresciuta in chiesa (come la maggior parte delle persone nelle Isole Faroe) quindi ho sempre cantato molto sul palco e nei cori, immagino che il mio interesse sia iniziato lì. I miei fratelli maggiori ascoltavano molto rock. Quando avevo 18 anni il mio interesse per il jazz è diventato cruciale, ma ho un debole anche per la musica pop, e ora ascolto principalmente musica folk, quindi la musica che scrivo è un po’ un mix di tutto questo.
Qual è il tuo più grande sogno musicale?
Immagino un tour in giro per il mondo e la possibilità di dare vita a ogni idea che mi è venuta in mente. Voglio ancora avere la mia base nelle Isole Faroe, ma penso che sia importante viaggiare, incontrare persone e sperimentare anche altre culture per rimanere svegli e ispirati. Mi piace molto la musica ma scrivo anche poesie/racconti, film, fotografia e graphic design, quindi la vita perfetta per me sarebbe quella in cui io possa fare tutto questo come libera professionista, mentre qualcun altro si prende cura di tutta la logistica e cose pratiche… sarebbe fantastico, ahah.
Hai già programmato un tour?
Siamo al nostro primo tour in questo momento. È un tipo di tour fai-da-te, in cui abbiamo contattato un sacco di posti e abbiamo organizzato i concerti. Vedremo come andrà, ma sono entusiasta di vedere come le persone reagiranno alla nostra musica e quali esperienze otterremo lungo il cammino. Condividiamo il tour con una band islandese chiamata Supersport! Stiamo guidando dall’Italia alla Germania, ai Paesi Bassi e alla Danimarca in un furgone da 9 persone, quindi è molto emozionante!
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?
No, grazie a TE, è stato un piacere per me rispondere a queste domande. Non vedo l’ora di seguire questa rivista in futuro. Grazie per il tuo interesse e continua a fare quello che fai!
Vi auguro il meglio dalle Isole Faroe! Hav tað gott og stóra takk fyri áhugan!
MARCO PRITONI
** ENGLISH VERSION **
On the occasion of the release of the album “ja/nei og restin av vikuni” (yes/no – and the rest of the week) on Tutl Records label, I had the pleasure of interviewing the Faroese singer-songwriter Dania O. Tausen.
Hi Dania, welcome to TuttoRock, let’s talk straight away about your new album “ja/nei og restin av vikuni” that I love from start to finish, how is it going?
Thank you so much! That’s very kind of you! We’re currently in Italy playing at minority language festival Suns Europe, so it’s very suiting to be a part of your magazine. We just released the whole album digitally and on CD+LP, so we’re just enjoying the reactions to the release and playing a lot of concerts, which is the best way to present the album to the world 🙂
How did the idea of dividing the album into two parts come about?
It probably came from the title track, and first song on the album, “at siga ja er nei” (“saying yes means no”), which was one of the first song we wrote for the album. It kind of set the tone for the rest of the songs and started this world of yes & no, and how much impact those two words can have on our everyday lives. I knew from the start that I wanted the album to be released as a vinyl record with an A and B-side, so I started thinking about the album as two sided very early on. Later I realised that the songs could pretty easily be divided into A (yes) = the more optimistic/positive songs and B (no) = the more pessimistic/negative songs. But the songs are not that one sided on their own, they all have their own message and grey zones, so that’s where the full album title came from: ja/nei – og restin av vikuni (“yes/no – and the rest of the week”), which implies all the grey in the middle.
Do you consider your life so far filled more with “ja” or “nei” moments?
Uff… I’d say more “ja” moments than “nei”, definitely (even though I can be very good at digging myself a hole and turning yes’s to no’s…) But I’ve tried to stop being a people pleaser the last couple of years, and rather try making my life the life I want to live. It’s very fundamentally important for survival, I think! So if my life was one big “nei”, then I probably wouldn’t do what I’m doing everyday and instead find another way of living.
On the album we find the multi-instrumentalist and producer Benjamin Djurhuus and the songwriter and musician Ragnar Finsson, how did these collaborations arise?
Benjamin is my cousin and the producer of my first album “gonguteigatúnatos” (2021), so it was kind of obvious to keep that collaboration going. We both really like everything that Ragnar has done musically so far, everything he touches turns into gold. So we asked him to join us in the studio.
How does one of your songs usually come about?
Most of the time me and Ragnar would drive to Benjamins home studio in Syðrugøta (small town) and then we would start writing together. I would have a poem ready or an idea about a text, and they would likewise have a riff or chord progression ready. Then we would just start putting in together. I’d hum a melody and start puzzling the poem into it. And we would arrange the song into a whole together and usually record a demo too, all in the same day.
Is the choice to sing in your native language due to the fact that it makes you freer to express yourself or do you think it suits your music more?
Good question. I’m not sure if it makes me freer. It kind of restricts me in many ways, because the language barrier can be a problem for many listeners outside of Faroe Islands, but personally I don’t really mind. I can express myself better in Faroese than English, and I feel like I’ve found my poetic voice in the Faroese language. I don’t make music to be a famous pop-star, I make music to express something I feel deeply, and that’s the most important part for me.
When and how did you approach the world of music?
I started making music as a young girl on guitar or piano, but it wasn’t until maybe 5 years ago, that I started taking it seriously and tried finding my own style and preferences. I grew up in church (as most people in the Faroe Islands) so I’ve always sung a lot on stage and in choirs, so I guess my interest started there. My older brothers listened to a lot of rock. When I was 18 my interest in jazz became very crucial, but I also have soft spot for pop music too, and now I’m mostly listening to folk music, so the music I write is a bit of a mix of all this.
What is your biggest musical dream?
I guess it would be touring around the world and being able to bring to life every idea I get into my head. I still want to have my base in the Faroe Islands, but I think it’s important to travel and meet people and experience other cultures too to stay awake and inspired. I’m really into music but also writing poems/stories, and film, photography and graphic design, so a perfect life for me would be where I can do all of this as a freelancer, while someone else takes care of all the logistics and practical stuff… that would be awesome, haha.
Have you already planned a tour?
We’re on our first tour in this moment. It’s a DIY kind of tour, where we just contacted a bunch of places and arranged a tour out of it. We’ll see how it goes, but I’m excited to see how people react to our music and which experiences we get on the way. We’re sharing the tour with an Icelandic band called Supersport! and we’re driving from Italy to Germany to the Netherlands and Denmark in a 9 person van, so it’s very exciting!
Thank you very much for your time, do you want to add anything to close the interview?
No, thank YOU, these questions were an enjoyment for me to answer. I’m looking forward to following this magazine in the future. Thanks for you interest and keep doing what you do!
All the best from the Faroe Islands to you! Hav tað gott og stóra takk fyri áhugan!
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.