Mostra del Cinema di Venezia 2023: il documentario di Giorgio Verdelli su Jannacci.
12 Settembre 2023
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A un decennio dalla sua scomparsa è ancora tra noi, Enzo. Se le sue canzoni e i suoi dischi, in questi anni, hanno continuato a emozionarci e a darci la misura della grandezza del musicista, film, numerosi libri, iniziative culturali e soprattutto, nel corrente anno, eventi celebrativi in sua memoria, si sono susseguiti senza sosta. Il Comune di Milano ha perfino intitolato al “malincomico” dottore una casa dell’accoglienza per i senzatetto, dedicata cioè alle persone per le quali lui, cantautore che da più parti viene definito “della dignità e dell’accoglienza”, ha sempre avuto un’attenzione particolare. Nei giorni scorsi è stato presentato fuori concorso all’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – La Biennale di Venezia, il film “Enzo Jannacci – Vengo anch’io” (nei cinema dall’11 al 13 Settembre) di Giorgio Verdelli, autore, regista e produttore di documentari e programmi musicali. Il lungometraggio racconta la poliedrica figura e le opere di Enzo Jannacci soprattutto attingendo alle testimonianze di chi lo ha conosciuto e lo ha amato, oltre a suo figlio Paolo, Vasco Rossi, Claudio Bisio, Diego Abatantuono, Paolo Conte, Roberto Vecchioni, Paolo Tomelleri, Cochi Ponzoni, Massimo Boldi e Nino Frassica, Paolo Rossi, Elio, e cosi via. Dissacrante e malinconico, ironico, beffardo e cantore umanissimo degli ultimi, istrionico,
sopraffino musicista, poeta e “saltimbanco” e tanto altro: certo la deflagrante personalità (perché tutto “genio e sregolatezza”) di Jannacci non era semplice da imbrigliare e da restituire cinematograficamente, e tuttavia Verdelli (che ha dichiarato di aver conosciuto Jannacci e di esserne diventato grande amico grazie a Edoardo Bennato) sembra essere riuscito nel suo intento di divertire il pubblico degli estimatori e di inquadrare con verosimiglianza l’anima più profonda e l’insieme delle qualità individuali di un artista che di volta in volta, anche nel film di Verdelli, è stato definito “l’unico grande genio musicale che abbiamo avuto in Italia” (Roberto Vecchioni), “un mito” (Vasco Rossi), “avanti anche oggi con le cose che ha fatto ieri” (Nino Frassica), “un maestro” (Claudio Bisio), “il più grande cantautore italiano” (Paolo Conte). Il film, per gli aficionados e cultori jannacciani è veramente imperdibile. Focus su alcune delle collaborazioni/amicizie storiche (come quelle con Giorgio Gaber, Dario Fo e Cochi & Renato, Paolo Rossi), sulla vocazione di medico del nostro e su altri pregnanti aspetti della sua straordinaria carriera artistica, Verdelli ricostruisce il profilo più conosciuto del cantautore milanese recuperando anche un’intervista a Jannacci rilasciata nel 2005 allo stesso regista. Il film, per altri versi restituisce il volto più autentico dell’artista, quello del visionario, dell’uomo generoso e lucidamente folle che è stato, dell’uomo cui moltissimi, la gente comune di Milano e i suoi colleghi musicisti e di teatro in prima fila, volevano bene.
sopraffino musicista, poeta e “saltimbanco” e tanto altro: certo la deflagrante personalità (perché tutto “genio e sregolatezza”) di Jannacci non era semplice da imbrigliare e da restituire cinematograficamente, e tuttavia Verdelli (che ha dichiarato di aver conosciuto Jannacci e di esserne diventato grande amico grazie a Edoardo Bennato) sembra essere riuscito nel suo intento di divertire il pubblico degli estimatori e di inquadrare con verosimiglianza l’anima più profonda e l’insieme delle qualità individuali di un artista che di volta in volta, anche nel film di Verdelli, è stato definito “l’unico grande genio musicale che abbiamo avuto in Italia” (Roberto Vecchioni), “un mito” (Vasco Rossi), “avanti anche oggi con le cose che ha fatto ieri” (Nino Frassica), “un maestro” (Claudio Bisio), “il più grande cantautore italiano” (Paolo Conte). Il film, per gli aficionados e cultori jannacciani è veramente imperdibile. Focus su alcune delle collaborazioni/amicizie storiche (come quelle con Giorgio Gaber, Dario Fo e Cochi & Renato, Paolo Rossi), sulla vocazione di medico del nostro e su altri pregnanti aspetti della sua straordinaria carriera artistica, Verdelli ricostruisce il profilo più conosciuto del cantautore milanese recuperando anche un’intervista a Jannacci rilasciata nel 2005 allo stesso regista. Il film, per altri versi restituisce il volto più autentico dell’artista, quello del visionario, dell’uomo generoso e lucidamente folle che è stato, dell’uomo cui moltissimi, la gente comune di Milano e i suoi colleghi musicisti e di teatro in prima fila, volevano bene.
Giovanni Graziano Manca
Giovanni Graziano Manca è nato a Nuoro ma vive e opera a Cagliari. Laureato in filosofia, pubblicista, da sempre si interessa di cultura, in particolar modo di musica, poesia, arte, filosofia e letteratura. Numerose le pubblicazioni al suo attivo: oltre a collaborare con quotidiani e periodici, ha pubblicato volumi di narrativa e di poesia (ultimi, tutti in versi, "In direzione di mete possibili" Lieto Colle, 2014 , "Voli in Occidente" Eretica, 2015, e "Nel tempo che si muove", Antipodes, 2020, articoli e saggi su riviste specialistiche e web.