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“NON CREDERE A NESSUNO” – IL NUOVO ALBUM DEI SICK TAMBURO

“NON CREDERE A NESSUNO” – IL NUOVO ALBUM DEI SICK TAMBURO

A un anno dall’uscita del loro ultimo progetto, “Back to the roots (Forse è l’amore)”, tornano i Sick Tamburo con il loro nuovo progetto artistico, il nuovo album dal titolo “Non credere a nessuno”, etichetta La Tempesta Dischi, Distribuzione Believe.
Il disco ha un filo conduttore, si tratta del viaggio tra le tappe, spesso obbligate, della vita.  Un percorso, un viaggio nell’esistenza umana attraverso momenti importanti e tappe di vita. Come ci racconta lo stesso Gian Maria Accusani – grande esponente del panorama della musica alternativa italiana – attraverso “l’abbandono, la perdita, la consapevolezza del sé, il bisogno, l’aiuto, le deviazioni e il commiato, quello con la C maiuscola, quello dalla vita”.

Musicalmente il disco è una pregiata mescolanza, un “intreccio tra diverse sonorità” tipiche dell’alternative rock, da quelle più estreme a quelle più morbide: chitarre che si fondono con qualche episodio di elettronica, abbraccio emozionale con il linguaggio della melodia, tipico ed inconfondibile dei Sick Tamburo.
Ad accompagnare l’uscita del nuovo album c’è un lungo tour di presentazione nei club che dalla fine di aprile sta portando i Sick Tamburo sui palchi di tutta Italia. Sono partiti da Savona il 25 aprile scorso.

La data romana, il 6 maggio a Largo Venue, a seguire le date di Napoli, Torino, Bergamo e Treviso:

25/04 – SAVONA – Fortezza del Priamar
29/04 – SAN MARTINO BUONALBERGO (VR) – The Factory
30/04 – RANCIA DI TOLENTINO (MC) – Marca Beer Fest
03/05 – MILANO – District 272
05/05 – PARMA – Splinter Club
06/05 – ROMA – Largo Venue
07/05 – NAPOLI – Auditorium Novecento
11/05 – TORINO – Hiroshima Mon Amour
12/05 – BERGAMO – NXT Station
13/05 – TREVISO – Fuori Rotta Fest

I Sick Tamburo nascono dalla precendente e preziosa esperienza dei Prozac +, indimenticata esperienza per chi ha avuto la fortuna di ascoltarli e vederli suonare:

Per la band, formatasi nel 2007 e nata dall’esperienza dei Prozac+, si tratta della sesta pubblicazione di inediti che è stata accolta dalla critica e da chi segue la band come l’ennesimo gioiello musicale. Come ci racconta durante l’intervista Gian Maria Accusani “dal punto di vista musicale nell’album è presente l’impronta stilistica dei Sick Tamburo. Un rock alternativo che si mescola con tanti altri generi dall’elettronica fino al cantautorato”.  E non mancano elementi di novità ma “identità è rimasta immutata, per esempio i riff di chitarra” che si mescolano con l’elettronica “in un’eterna melodia“. Molto bella, a nostro parere ed a mio personale, proprio la mescolanza, cifra stilistica di puro pregio.
L’album è intenso, una sorta di viaggio nell’esistenza umana. “Ogni canzone è una tappa nel percorso della vita, una sorta di tappa obbligata che ognuno di noi deve in qualche modo affrontare nella propria vita, dai primi incontri, le delusioni, le perdite delle persone care e le deviazioni che ognuno, in un modo o nell’altro, porta dentro con sé”, come ci racconta l’artista.
Abbiamo raggiunto ed intervistato Gian Maria Accusani:

Sesto album per i Sick Tamburo: parliamo di “Non credere a nessuno”. Come è nato il progetto, l’idea artistica, e perchè questo titolo?
“L’album parte da una consapevolezza che si acquista soprattutto con il passare degli anni: è una sorta di viaggio, di percorso umano. E mi sono reso conto, interiormente, con il passare del tempo, che le cose che impari veramente e che per te sono vere, sono proprio quelle che provi. Tutti possono raccontarti ciò che vuoi ma in realtà puoi credere veramente e soltanto quando metti in pratica le cose. Altrimenti restano solamente parole di altri”

Un album che, possiamo dire, è un bilancio di vita, un corpo spirituale:
Sì, questo disco lo prenderei come un viaggio dentro l’esistenza umana. E’ un percorso spirituale.

Nella musica spesso si trovano delle risposte, le cerchiamo e le troviamo spesso senza volerlo: questo è un disco che rappresenta per te la consapevolezza piena, la maturità artistica e personale? Hai trovato le tue risposte realizzando il disco?
“Ad ogni disco penso che sia così, poi si va avanti e si ha la fortuna – personalmente la definisco così – di capire e comprendere cose nuove. Credo che non si arrivi mai alla fine ed è il bello della vita. Certamente, man mano che si va avanti si acquisiscono delle nuove consapevolezze che prima non c’erano. E che non sono mai definitive. Ogni disco, ogni anno, è un gradino in più. Diciamo che con questo disco, ho fatto parecchi gradini!”

I brani “Suono libero” e “Per sempre con me”, il feat. con Roberta Sammarelli dei Verdena, altro gruppo pregiato, mi hanno molto colpita.  Sono di grande intensità. Quali sono state le ragioni che ti hanno portato a scegliere proprio Suono Libero come brano di apertura? E come è nata la collaborazione con Roberta? 
Con Roberta siamo amici da moltissimo tempo. Negli ultimi anni, soprattutto durante la pandemia, ci siamo avvicinati spesso e ci siamo resi conto di quanto avessimo in comune dal punto di vista musicale.
La collaborazione è nata in maniera molto spontanea: un giorno stavo lavorando al brano e non ero ancora sicuro al 100% di metterlo nel disco dei Sick Tamburo. Scrivo allora a Roberta – ci si confrontava molto in quel periodo –  e le chiedo un parere, un consiglio. Le spedisco il brano, lei lo ascolta, le piace e lì subito, immediatamente, mi è venuto in mente di proporle di cantarlo insieme. Lo abbiamo realizzato e devo dire che è venuto molto bene. “Suono libero” invece è musicalmente l’unico pezzo che risultava più allegro – meno malinconico –  rispetto ai miei altri brani che solitamente denotano appunto una natura malinconica”

Le canzoni sono quasi come “figli”, si amano probabilmente tutte. Ma c’è qualche brano in particolare che ti scuote, ti turba o al quale sei maggiormente legato? O fanno tutte parte del percorso, e quindi sei legato a tutte loro?
“Sì, le canzoni sono come figli, sono tutte “cose mie” ed è difficile dire quale sia migliore dell’altra o a quale io sia più legato rispetto ad un’altra. Diciamo che tutte hanno un significato, non metto mai dentro l’album una canzone con leggerezza, tutte hanno un significato importante. Anche la canzone apparentemente più “leggera” ha un significato dentro l’album. Le sento tutte completamente parte di me e del mio immaginario”

La scelta della copertina del disco, affidata al brillante fumettista Alessandro Baronciani. Una scelta molto bella e particolare, voi avevate già collaborato insieme. Come è nata l’idea creativa della copertina? Mi colpisce la figura di una ragazza che cammina in una strada trafficata e vuota al tempo stesso;
“Con Alessandro avevamo già collaborato; la copertina del primo disco l’aveva fatta proprio lui.  Quindi, ad oggi, la prima e l’ultima. E speriamo non sia davvero l’ultima! La parte creativa, quando si lavora con un fumettista affermato come lui, è la parte sua, riguarda lui. Io gli ho spiego e raccontato del disco e lui ha cercato di figurarsi quel che gli ho raccontato e descritto, attraverso l’immagine.
Per la scelta della copertina, c’è una sorta di costruzione, rispecchia quello che dicevamo poco fa rispetto ai testi. Sono le varie tappe della vita. E’ come se questa ragazza, attraverso le immagini, rappresentasse le varie tappe della vita di cui accennavo prima. E che sono le canzoni del disco. L’immagine del primo singolo, con la ragazza sulla spiaggia – che incarna i Sick Tamburo –  è nata così; nell’inverno 2019 eravamo andati al mare, Elisabetta ed io, come dei bambini avevamo scritto “Sick Tamburo” sulla sabbia ed io in quel momento le dissi “Elisabetta, questa è la copertina dell’album!” La copertina del primo singolo è infatti quella foto che abbiamo scattato io ed Elisabetta al mare”.

Ovviamente parliamo di Elisabetta Imelio, scomparsa nel febbraio 2020.
Gian Maria, poi hai pensato di utilizzare questa foto solo successivamente…

“Non avevo voluto più usarla perché per me ha un grande valore sentimentale. Poi è partita l’idea di compiere questo viaggio, legato al concetto del disco. E dato che con Alessandro avevamo all’attivo già una collaborazione, quella appunto del primo disco dei Sick Tamburo, abbiamo fatto insieme le copertine del primo e dell’ultimo album. È come se fosse la quadratura del cerchio. Abbiamo chiuso un ciclo”

Cosa hanno rappresentato per te la musica e la narrazione, in questi anni?
“Le metto insieme e ti dico che sono state per me la più grande ancora di salvezza in assoluto. Un valore salvifico. Quando leggiamo un articolo o sentiamo dire “la musica mi ha salvato la vita“, per me è stato davvero così. Quando ero un giovanissimo 13enne, sono entrato in un movimento nato sulle ceneri del movimento punk britannico, ci entrai grazie alla musica, proprio perchè suonavo ma sono stato “spostato” verso un ambiente in cui non sarei finito bene. Erano ambientini difficili, “di un certo livello”… La musica mi ha tolto letteralmente dai guai. E negli anni ho scoperto la scrittura, cosa meravigliosa. Il modo migliore per cercare di alleggerire o eliminare le problematiche interiori, spesso molto forti e che si possono considerare a volte insuperabili, è stato proprio quello di scrivere. La scrittura è stata per me una sorta di seduta psicoanalitica che mi ha permesso – e mi permette ancora – di risolvere questioni o di alleggerirle. Mi ritengo fortunato di aver trovate entrambe le strade, entrambi i mezzi, io vivo con la musica perchè è forse la mia prima medicina”.

Abbiamo da poco superato il Primo Maggio con i vari concerti in Italia e con il concertone di Piazza San Giovanni a Roma. La musica è una delle categorie, tra le arti, che durante l’emergenza sanitaria ha sofferto di più, così come tutta la filiera musicale ed i lavoratori dello spettacolo. Perchè così tanto mainstream come mai avevamo visto e perchè, secondo il tuo parere, non si sperimenta più e si cerca musica facile, liquida? La musica sta rispecchiando la società attuale, liquida? Si insegue il gusto del pubblico o è il pubblico a inseguire le case discografiche?
“Credo sia proprio il cane che si morde la coda. Qualcuno “propina” delle cose e se vede che c’è risposta, la risposta condiziona la nuova creazione. Credo che, tristemente, sia una cosa piuttosto normale. Negli anni le cose cambiano, cambiano gusti e idee… Cambiano gli approcci alle cose, quindi anche alla musica. L’approccio alla musica è molto ma molto più leggero rispetto agli anni precedenti. Ci sono stati momenti in cui anche la musica cosiddetta alternativa, “diversa”, aveva avuto spazi importanti ed invece adesso quegli spazi sono totalmente coperti da cose più leggere, canzoni che ascoltano tutti.  L’aspetto più pericoloso, secondo me, è un’altro: quel tipo di musica sta prendendo anche i posti (non tutto ma quasi tutto) che erano della musica alternativa; tanto da definire alcune canzoni prettamente di musica leggera ed a tutti gli effetti musica leggera come “alternativa” o “indie”. Questo è, secondo il mio parere, pericoloso. Quella è musica leggera, la nuova musica leggera italiana che alcuni sanno fare bene ed altri molto meno.  Almeno definiamola con il termine giusto!

Trovi novità tra i giovanissimi che ti piacciono, ti interessano?
Trovo cose interessanti tra i giovanissimi ma chiaramente non sono “famose”. In questo momento storico, per quanto riguarda la musica, “l’alternativo” è proprio messo all’angolo più che mai.
Anche quando ho iniziato io, giovanissimo, la situazione era così: ho iniziato quando si era in pochissimi a proporre questo tipo di musica, eravamo davvero in cinquanta; poi c’è stata una fase di maggiore spazio all’alternativo (“alternativo” a ciò che va per la maggiore, al mainstream) ed ora si è tornati alla chiusura. Dispiace, certamente, ma va accettato”
Non credo inoltre che si possa parlare di mancanza di creatività. E’ che la creatività stessa ha preso una svolta di un certo tipo, tutta su quel binario lì”.

Alessandra Paparelli 

Abbiamo raggiunto ed intervistato il leader, Gian Maria Accusani: