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ALICE POPOLO – “LIEV MAN” L’ESORDIO SOUL E FUNK DELLA CANTAUTRICE

ALICE POPOLO – “LIEV MAN” L’ESORDIO SOUL E FUNK DELLA CANTAUTRICE

Passione, talento, ritmo incalzante, energia che pochi hanno. Parliamo di “Liev man”, l’esordio nel panorama musicale italiano di Alice Popolo, promettente, talentuosa e pregiata cantautrice salernitana. L’artista debutta con un singolo che miscela e abbraccia parole e musica, radici e linguaggio sentimentale,  tutta la cultura campana con sprazzi di black music.

“Liev man” approda in digitale con il supporto della discografica Mine Music Label, distribuzione Universal Music:
hey tu! tu non mi comprendi
e poi dai la colpa a me
mi sa che sbagli qualcosa
ti prego non insistere
dici che esagero e lo sanno tutti
ma evita di farmi la morale
non insegnarmi che
da te non ho niente da imparare...

Gli insegnamenti lasciati dalle nostre radici possono aiutarci a capire in che direzione andare in diversi momenti della nostra vita:
Interessantissima, l’artista salernitana. Con “Liev man”, Alice Popolo decide di “liberarsi” dei pesi morti nella vita – come ci racconta durante l’intervista – rappresentati da tutte quelle persone incapaci di tenere per sé le proprie opinioni, coloro che danno giudizi non richiesti su temi, fatti o decisioni che possono essere sofferte o non vissute alla leggera. Liberarsi dal giudizio banale e superficiale di molte persone, in una società liquida, frenetica e troppo spesso superficiale come quella attuale.
“Liev Man” è un modo di dire della lingua partenopea (le radici, l’abbraccio con le radici di tutti noi, fondamentali, ci sostengono e danno nutrimento alla nostra identità) che traduce la frase “lascia stare”, come per dire “levati di mezzo”. Può essere interpretata con “non puoi capire”, “non è cosa tua”. Quanta musica e spessore nell’idioma campano.
Abbiamo raggiunto e intervistato Alice Popolo per Tuttorock:

Parliamo del tuo singolo Liev Man: come nasce, qual è l’idea creativa e narrativa?
L’idea creativa nasce da uno sfogo, un mio momento di frustrazione nei confronti di tante persone, ma anche nei miei confronti.
“L’idea del giudizio o del pregiudizio verso una qualsiasi scelta, religione, orientamento sessuale, modo di vestirsi e qualsiasi modo di essere, mi dà fastidio poiché tendiamo tutti a “massificarci”, a credere di sapere quello che ha vissuto o sta vivendo un’altra persona e spariamo sentenze assolutamente inutili e che, magari, possono anche ferire un altro essere umano.
Ma nella narrazione, il testo è molto semplice perché sembra che io me la stia prendendo solo con una persona, quando, in realtà, me la prendo con la società intera”

l titolo è singolare: vogliamo spiegare da dove hai tratto ispirazione?
“Il titolo “Liev Man” può essere tradotto con “Lascia stare” e in questo caso significa: “Pensa ai fatti tuoi!”. Però in napoletano ha un altro effetto!”

A chi ti rivolgi, qual è l’obiettivo del brano, l’idea comune?
“L’obiettivo del brano è esattamente questo: la libertà! La gioia che si sperimenta solo nel momento in cui si percepisce che siamo tutti esseri umani e, quindi liberi, che le catene, a volte, siamo noi a mettercele e che, quindi, possiamo essere solo noi a togliercele”

Il tuo è un inno alla libertà, un grido verso la società attuale, quella di oggi: frenetica, liquida, aggressiva. I social, secondo la tua opinione, hanno amplificato il disagio e la rabbia sociale, l’aggressività?
“Certamente i social hanno dato un grosso contributo al disagio generale, all’aggressività e alla rabbia per due aspetti:
Il primo è che chi già soffre di ansie, paure e insicurezze, guardando i canoni che i social ci impongono, si sentirà ancora peggio se non si è abbastanza forti e si cercherà di assomigliare sempre di più a quel canone imposto per venire accettati e per non sentirsi più emarginati.
Il secondo aspetto è che tutti si sentono in diritto di giudicare gli altri, appunto, con la giustificazione che “siamo in un paese libero”. Credo che ci sia una linea sottile tra essere in un paese democratico e, quindi poter dire la propria opinione, magari lasciando un commento orrendo, e tra non collegare il cervello alle dita che scorrono sulla tastiera. Non bisogna confondere, secondo me, le cose. Si tratta sempre di avere senso civile e umano”

Come nasce la tua passione per la musica e cosa rappresenta per te?
E’ interessante il linguaggio del brano, di condivisione, l’abbraccio delle radici partenopee con la black music.
Ti chiedo anche quali sono i tuoi artisti di riferimento:

“La mia passione per la musica è nata nel momento in cui mia mamma mi ha partorito. Fortunatamente sono nata in una famiglia in cui la musica non è mai mancata, essendo tutti musicisti.
Mia madre mi ha fatto mangiare pane e Pino Daniele.
Mio padre, Jerry Popolo, col quale ho avuto l’onore di cantare in questo pezzo, mi ha dato una grande infarinatura di musica soul, jazz, funk. Mentre mio zio Antonio e mia zia Giusy mi hanno arricchita con tutta la musica classica e pop.
Quindi ho avuto davvero tanti artisti di riferimento; sicuramente i più importanti sono stati Pino Daniele, come citato prima, Amy Winehouse, Stevie Wonder e tantissimi altri.
Ma il merito non è tutto mio o della mia famiglia: se non fosse stato per il lavoro “dietro le quinte” di Gransta MSV, che ha capito perfettamente il tipo di sound che volevo dare a questo brano, lavorando costantemente ad esso, non sarebbe uscito così, e tutto questo non sarebbe stato possibile nemmeno senza tutto il team formato da Maurizio Vassallo, Rido ecc. che mi supportano e credono in me dal primo momento!”
7) Cosa ti fa arrabbiare, oggi, nel mondo musicale e nel nostro quotidiano? (Qui ha risposto sopra)

Dove sarai in estate? Prossimi progetti?
“Stiamo organizzando tante cose, sicuramente non mancheranno dei live, presto racconterò tutte le novità in arrivo…”

Alessandra Paparelli