“REGISTRANDO I BEATLES”, LUIGI ABRAMO TRADUCE L’OPERA DI GEOFF EMERICK
La band britannica più famosa al mondo – o come disse Lennon in una celebre intervista del 1966 passata alla storia “Siamo più famosi di Gesù” e la cui provocazione costò non poche polemiche e malumori.
Parliamo dei Beatles, i meravigliosi iconici Fab Four da Liverpool, fondati da un giovanissimo John Lennon e dai suoi compagni di scuola, all’inizio con Paul McCartney e George Harrison e soltanto successivamente con Ringo Starr batterista della band dal 1962 al 1970.
Personalmente non sono una super esperta ma li ho sempre amati, ascoltati, ho sempre cercato notizie, ho comprato dischi e questo mio lavoro, questa professione, mi toglie non poche soddisfazioni. L’occasione è speciale e ghiotta per parlarvi di “Registrando i Beatles. Here, there, and everywhere” (Coniglio editore) scritto da Geoff Emerick, storico fonico/tecnico del suono, il cui lavoro in studio e professionalità furono essenziali per album iconici e rivoluzionari quali Revolver, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, The Beatles e Abbey Road. Si tratta di una preziosità: la traduzione del libro scritto a quattro mani con Howard Massey, entrato nella storia degli operatori del settore. Il volume è nelle librerie italiane già da qualche giorno, ha avuto una presentazione-evento qualche settimana fa e sta avendo un successo strepitoso, come era prevedibile immaginare.
Nel 1963, i loro successi in Inghilterra fecero esplodere la cosiddetta Beatlemania e nel 1964 la loro visita negli Stati Uniti lanciò la British Invasion che contribuì a rendere la musica popolare e diffonderla dal Regno Unito al resto del mondo: la musica cambia per tutti, la musica cambia inesorabilmente:
Luigi Abramo, che abbiamo avuto il piacere di intervistare, ha tradotto il libro con grande competenza e passione dall’inglese all’italiano, un volume raccontato dal fonico più famoso del mondo e legato ai Beatles per molti anni fino allo scioglimento. L’evento è doppio, in quanto dopo 10 anni di assenza torna la Coniglio Editore, casa editrice di alcuni capolavori della musica scritta. E’ stata – e torna felicemente ad esserlo – un punto di riferimento per tutti gli appassionati di settore.
“Stavolta non è il solito libro sui Beatles ma è una perla rara” – ci racconta Luigi Abramo– “si parla infatti di un testimone oculare della loro vita artistica, degli aspetti tecnici ma svelando anche aspetti legati alla loro vita privata”. E’ un libro appassionante “non solo per gli amanti dei Beatles ma anche per tutti gli appassionati di musica”. Registrare oggi, attualmente, per un musicista, dopo aver letto questo libro non sarà più la stessa cosa: manca quella voglia di capire e di inventare, manca oggi la sperimentazione e la creatività.
Abbiamo raggiunto ed intervistato Luigi Abramo per Tuttorock:
Innanzitutto vorrei cominciare l’intervista chiedendoti quale eredità lasciano i Beatles per quanto riguarda la musica (gli arrangiamenti anche, lo stile) e la cultura di quel periodo irripetibile, un momento storico e culturale davvero incredibile:
“Mi rendo conto che, avendo un’evidente e invulnerabile passione per i Fab 4, potrebbe suonare esagerato rispondere che credo sia più facile individuare quale eredità non abbiano lasciato. La musica dei Beatles è una mappa del tesoro che ogni artista che li ha seguiti si è ritrovato a consultare, perché contiene il DNA attorno al quale si è creata praticamente ogni “razza” della musica moderna. Non parlo di tentativi di imitazione, naturalmente: si tratta di un’influenza profonda, un’attitudine che ha ispirato ogni tipo di compositore e di performer, da Bowie a Kurt Cobain, da Sting a Aphex Twin. Di certo è giusto definire irripetibile quel periodo, un momento storico che ha fatalmente posto il genio di Lennon e McCartney al centro di un incrocio di fattori unico, che ha permesso alla potenza esplosiva delle loro canzoni di creare un “fall out” che ha rivoluzionato la cultura, il costume, la moda e il pensiero delle nuove generazioni”
Il libro che tu hai tradotto testimonia l’eredità di questa band davvero unica al mondo, un’opera preziosa. Cosa celebra il libro e cosa racconta? Come nasce l’idea creativa che tu poi hai tradotto?
“Ho vissuto per alcuni anni nel Regno Unito, un Paese in cui vedere la vastità della sezione “rock/pop/music” di una libreria può lasciare esterrefatti. Quando, tra i libri di cui ho fatto incetta, trovai questo titolo, ero certo che in Italia mi fosse solo sfuggito: il nome di Emerick (ben noto ad ogni fan dei 4 di Liverpool) bastava a garantirne l’importanza. Leggerlo non ne fu soltanto la conferma; era una testimonianza talmente travolgente, il racconto di un protagonista, che quando ne parlai a Francesco Coniglio – editore leggendario e Beatlesiano DOC – fummo stupefatti nello scoprire che la nostra era l’unica lingua in cui non era stato ancora tradotto. Quando iniziammo il lavoro, non immaginavo che il libro avrebbe poi avuto anche l’onore di essere il primo del nuovo corso della Coniglio Editore, che torna a pubblicare dopo dieci anni”
L’opera di Geoff Emerick racconta aneddoti e curiosità molto particolari, c’è qualcosa che ti ha colpito maggiormente? Ci sono anche notizie false che circolavano, leggende non confermate, tra gli aneddoti?
“Registrando i Beatles” è un susseguirsi inarrestabile di aneddoti fantastici, cronache dettagliate di un testimone diretto che coprono in pratica l’intera parabola delle produzioni Beatlesiane; e vi assicuro che non lo dico da addetto ai lavori, ma da fan entusiasta. Non solo ci sono i racconti di session leggendarie (qui svelate con una dovizia di particolari che nessun altro avrebbe potuto narrare), le invenzioni tecniche in studio che permisero ai Fabs di oltrepassare continuamente i confini che avrebbero limitato la loro incredibile creatività, il laboratorio geniale dietro i capolavori che conosciamo; ma anche un ritratto inevitabilmente vivido dei “ragazzi che scioccarono il mondo” che soltanto chi ci ha lavorato gomito a gomito, condividendo con loro centinaia di ore, avrebbe potuto tratteggiare. In quest’ottica, più che di leggende non confermate, parlerei più della verità e della completezza di quelle che gli appassionati conoscono solo parzialmente, magari leggermente distorte dall’effetto “telefono senza fili” di testimoni di quinta o sesta mano. Qui, invece, accade tutto davanti ai nostri occhi. Svelando lati delle personalità di John, George, Paul e Ringo addirittura inaspettati”
La testimonianza di Emerick come fonico dal ’65 allo scioglimento della band è davvero qualcosa di essenziale, intimo, unico. E’ il tassello tra i Beatles e la Storia. Raccontiamo perché:
“Emerick entra negli Studi della EMI appena quindicenne, come assistente, con una passione per la musica registrata e un’avidità di imparare che, al fianco di George Martin, si trasforma presto in una competenza rara che lo porterà in una manciata di anni ad occupare la poltrona di fonico più prestigiosa di ogni tempo. È presente alla primissima seduta di registrazione di quel gruppo praticamente sconosciuto, dei cui membri è poco più giovane. Sullo sfondo, il suo racconto parte da un’Inghilterra appena uscita dal conflitto mondiale che man mano si trasforma radicalmente, portando la sua generazione ad un taglio netto con le precedenti, anche grazie a quattro alfieri dell’esplorazione instancabile. In primo piano, quindi, la narrazione di quel percorso che non fa mai un passo indietro: condividendo la stessa insofferenza per ogni limite imposto, Emerick ci descrive come riuscì a tradurre e mettere in pratica le idee rivoluzionarie portate in quegli studi. Si passa dagli uomini in bombetta a Carnaby Street, sulle note di Sgt. Pepper e di Strawberry Fields Forever. Una magia nella magia”
Revolver e Abbey Road ma anche Sgt. Pepper’s sono album rivoluzionari, ti chiedo un tuo pensiero:
“L’elemento sul quale a volte ci si sofferma poco, specie per quanto riguarda i più giovani, è quello del tempo. Da Love Me Do a Come Together passano poco più di sette anni. Quando i Beatles si sciolgono, Harrison ne ha appena 27. Sembra incredibile. In questo spazio brevissimo, 13 album, dei quali uno doppio, che tracciano un’evoluzione continua. Di certo con Revolver si spalanca una porta su universi infiniti e inesplorati; da lì a Abbey Road, passando per Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, gli elementi che non hanno precedenti non si contano più. La distanza chilometrica non è più solo tra LP e LP, ma anche all’interno degli stessi, composti da canzoni che, da sole, indicano la via per nuovi generi. Ci sono band che devono la propria identità anche ad un solo brano dei Beatles. O addirittura al suo arrangiamento”
I Fab Four sono tra i più coverizzati al mondo ma restano unici. Perché?
“Certamente per quello che abbiamo detto finora, unito a qualcosa di magico e in parte inspiegabile che ha permesso a quei relativamente pochi lavori di continuare ad abbattere record per oltre 50 anni. I loro dischi, conti alla mano, dovrebbero essere quasi in ogni casa del mondo; eppure, a puro titolo esemplificativo, quando nel 2000 esce 1, una semplice raccolta di successi, vende oltre 31 milioni di copie. A 30 anni dallo scioglimento. Quando, ultimi tra tutti, sbarcano su iTunes, frantumano ogni primato. Nel “cocktail” ci sono ingredienti sconosciuti che sfiorano quasi il paranormale; tra quelli noti, però, sono sicuramente da tenere presenti un’inesauribile passione per il comunicare in musica, la fortuna di un incontro di autori innatamente geniali, una curiosità per l’arte che fama e successo non intaccano e, non ultima, una ferrea etica del lavoro”
Emerick ha continuato a collaborare con Paul McCartney? E per ultimo ti chiedo: quale fascino esercitano ancora oggi i Beatles e perché leggere “Registrando i Beatles”?
“Quello con McCartney è il sodalizio (artistico ed umano) più stretto che Emerick stringe all’interno dei Beatles. Anche per questo motivo l’interesse del libro resta altissimo anche nel racconto degli anni che seguono allo scioglimento della band: l’avventura africana di Band On The Run, forse l’album capolavoro del Paul solista, nonostante difficoltà, disavventure e colpi di scena, è un capitolo irresistibile. Come di grande intensità è quello della notizia della morte di Lennon, giunta nel mezzo della loro collaborazione per Tug Of War.
Per quel che concerne il fascino intramontabile dei Beatles, in aggiunta alle suggestioni già dette, è Geoff stesso che, regolarmente in vari punti del libro che coincidono con degli step importanti, propone delle disamine, spesso istintive, intime e non studiate, sulla bellezza delle composizioni. E, data la legittimità di un’opinione così privilegiata, anche questa è un’ottima ragione per riflettere e divertirsi leggendo “Registrando i Beatles – Here, There and Everywhere“.
Collana Pop Story
diretta da Francesco Coniglio
“Registrando i Beatles”
di Geoff Emerick e Howard Massey
Traduzione di Luigi Abramo
Realizzazione grafica della copertina:
Massimiliano D’Affronto
Alessandra Paparelli
Alessandra Paparelli speaker e conduttrice radiofonica, collabora e lavora con diverse riviste e giornali cartacei. Conduco il venerdì un programma di politica su RID RADIO INCONTRO DONNA 96.8 fm su Roma e nel Lazio. Scrivo e collaboro sul quotidiano in edicola La Notizia, pagina culturale, attualità, spettacolo (in edicola a Roma, Milano e Napoli).