Now Reading
CAMPI – Intervista al giovane cantautore bolognese

CAMPI – Intervista al giovane cantautore bolognese

In occasione dell’uscita del suo primo disco, “Un Ballo Di Altalene” (UMA Records/Sony Music Italy), ho avuto il piacere di intervistare Andrea Campi, in arte CAMPI, cantautore bolognese classe ’97.

Inizia il suo percorso artistico molto presto appassionandosi alla chitarra, canto, pianoforte e composizione dall’età di 10 anni. Nei suoi riferimenti musicali sono molto forti le influenze del cantautorato e della scuola bolognese, oltre ad avere una grande passione per gli artisti inglesi, Beatles e David Bowie su tutti, e un forte interesse nei confronti della scena attuale, specialmente quella indie/pop italiana e straniera. Si laurea in Lettere Moderne con una tesi che ripercorre la storia d’Italia attraverso lo studio dell’utilizzo dell’onomatopea nei testi della canzone. In seguito si trasferisce a Milano ed inizia ad affiancarsi a numerosi artisti e produttori, avendo così l’opportunità di contaminarsi con generi e stili diversi. Tra i tanti, nasce una collaborazione con gruppi come Rovere (è autore del brano ‘looney’ contenuto nel disco ‘dalla terra a marte’ uscito per Sony Music) e Rumba De Bodas. Parallelamente lavora al suo progetto solista affiancato dai musicisti e produttori Pietro Posani e Marco Paganelli. Il suo stile mescola sapori vintage e sound contemporaneo a melodie incisive dove i testi galleggiano in primo piano.

Ciao Andrea, benvenuto su Tuttorock, “Un Ballo Di Altalene” è il tuo album d’esordio, da me apprezzatissimo, 10 brani nati come e quando?

È un disco pieno di sfumature proprio perché le canzoni sono state scritte tutte in periodi diversi.

Le prime cinque canzoni sono nate di recente.

“Non Moriremo Mai” è uscita di getto questa estate in pochissimi minuti. In genere quando mi succede così significa che c’è un’urgenza espressiva.

“Bologna Sospesa” è stata scritta pochi mesi fa ed è nata cercando di ricreare e trasmettere una sensazione in particolare più che un concetto.

Anche “Un Ballo Di Altalene”, “Una Ragione Vera” e “A Tempo Col Mondo” sono molto recenti.

Le altre canzoni sono state scritte da ragazzino.

“Leggera” addirittura sul banco del liceo mentre la professoressa parlava di Calvino.

“Beviamo Un Caffè” è nata dopo un appuntamento con una ragazza (che non ho mai più rivisto) che raccontava in lacrime delle difficoltà di spostarsi da una piccola provincia ad una grande città come Milano. Appena tornato a casa ho scritto la canzone.

Insomma, il disco è un mix di canzoni che credo essere più articolate e mature ed altre magari più semplici ma sicuramente molto sentite e sincere, credo dicano delle cose.

È un racconto a 360 gradi di quello che sono e di tante fasi della mia vita.

A proposito di “Bologna Sospesa”, qual è il tuo rapporto con Bologna?

Bologna è una città che amo molto e credo rispecchi anche il mio modo di essere, penso abbia come caratteristica quella di unire la profondità e la leggerezza.

È allo stesso tempo una grande città ed un ‘paesone’ in cui il centro restano sempre le persone, tutto l’opposto di Milano, dove vivo ora, di cui apprezzo comunque le qualità opposte.

A Bologna tutto ti fa sentire protetto, dai portici alle mura al caldo colore purpureo dei tetti, credo che ci siano i ritmi e la giusta dimensione per essere creativi.

Probabilmente non farei musica nello stesso modo se fossi nato altrove perché inevitabilmente ci si fa influenzare dalla cultura e dall’atmosfera che si respira nella propria città di provenienza, anche musicalmente.

Il tipo di approccio alla musica della scuola bolognese è infatti stato il mio riferimento principale da quando ho iniziato.

Riascoltandoti, c’è un brano che ti ha fatto dire: “Questo mi è venuto davvero bene”?

“Non Moriremo Mai”. È stata scritta, come dicevo, completamente di getto in 20 minuti.

Un fiume di ricordi, paure, difficoltà, momenti di felicità, gioie e dolori, scorrono come immagini incessanti.

Il ritornello si ferma come una macchina da presa sull’istante in cui qualcosa ci fa percepire la magica sensazione dell’eternità.

Sentire che alla fine siamo tutto ciò che viviamo oltre quello che verrà e che le cose ci restano addosso al di là del successo e del fallimento.

Sei figlio d’arte, immagino quindi che sia stato tuo papà Franz colui che ti ha fatto avvicinare al mondo della musica, sbaglio?

In realtà mio padre avrebbe voluto vedermi diventare un giocatore di basket, quando ho smesso è stata una delusione per lui.

Purtroppo ho sempre avuto la testa tra le nuvole, ero troppo distratto.

Dopo gli allenamenti il sabato da bambino mi sono iscritto a un corso di chitarra e l’istinto è stato subito quello di provare a comporre melodie.

Credo che vedere mio padre sul palco, le prove, gli spettacoli, possa avere inciso in qualche modo però l’impulso è stato spontaneo ed è venuto da me!

Tra l’altro ho seguito varie vostre dirette durante il lockdown, un bel modo per intrattenervi e intrattenerci.

Ecco, qui invece è stato lui ad insistere!

Io, come tutti i figli credo, cerco sempre di separare i nostri percorsi, anche se stimo moltissimo il lavoro che fa mio padre ed abbiamo un rapporto fantastico.

È bello avere una passione comune e condividerla.

In questo caso però ha avuto ragione ad insistere perché si è inventato una cosa molto divertente.

Tutti i sabati durante il lockdown facevamo un piccolo concerto sul balcone in diretta su Facebook, hanno iniziato a ritrovarsi sotto casa un sacco di persone degli appartamenti limitrofi, ci arrivavano richieste da tutto il vicinato.

Chi voleva una canzone da dedicare alla propria compagna, chi ballava sul terrazzo, signore anziane che chiedevano di spostare le casse per sentire meglio…

Come mai hai scelto di utilizzare solo il tuo cognome per il tuo percorso artistico?

Non è stato facile trovare un nome d’arte, ne ho cambiati diversi nel tempo ma non mi convincevano.

Ho pensato che CAMPI fosse più semplice, diretto e caratteristico del nome e cognome.

Hai scelto la musica anche per la tua tesi di laurea, puoi dirci qualcosa di più?

Mi sono laureato in lettere con una tesi che ricostruisce la storia d’Italia attraverso l’utilizzo dell’onomatopea nei testi della canzone italiana.

A partire da un canto patriottico della prima guerra mondiale: “Tapum”, che richiama il suono del Mannlicher 95, il temibile fucile austriaco a lunga gittata.

Fino ad arrivare allo “SKRT” della trap che richiama il suono dello sgommare di un macchinone di lusso sull’asfalto.

La tesi, secondo me molto interessante. è che l’onomatopea traghetti, chi possiede la chiave di lettura, nella vita della società del momento.

Ed ho analizzato in che modo questo particolare espediente è usato nel corso del tempo all’interno della canzone.

Qual è il tuo sogno musicale più grande?

Il mio sogno banalmente è di riuscire a vivere di musica e che le mie canzoni viaggino ed entrino nei cuori di più gente possibile.

Ho visto pochi giorni fa un concerto evento a Bologna in cui c’era anche Diodato, ha cantato “Fai Rumore” e sono rimasto davvero colpito dalla risposta del pubblico, erano tutti molto coinvolti ed emozionati.

Ha trasmesso qualcosa di davvero profondo con quel brano a tantissime persone.

Ecco, questo forse è il mio sogno musicale più grande.

Domanda che faccio a tutti, quali sono i 5 dischi dai quali non potresti mai separarti?

Sicuramente metterei “L’oroscopo speciale” di Samuele Bersani, lo ascoltavo da ragazzino e mi aiutava a calmarmi dall’ansia… Poco dopo è uscita “En e Xanax” e l’ho preso come un segno.

Questo disco ha contribuito a farmi iniziare a scrivere.

Dei Beatles faccio fatica a sceglierne uno, ho divorato l’intera discografia e mi hanno fatto innamorare della musica.

Forse però il mio preferito forse è “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”.

Tra i dischi degli ultimi cinque anni “Possibili Scenari” di Cremonini è quello che ho amato di più.

Oltre ad essere tutto strepitoso contiene un brano eccezionale come “Nessuno Vuole essere Robin” che racconta in modo eccellente ciò che si prova a vivere in una società in cui tutti vogliono essere protagonisti, ci mette in maniera spiazzante davanti al fatto che siamo tutti fallibili, e dobbiamo fare i conti con questa realtà.

Sono poi un grandissimo fan dei Coldplay quindi non posso non citare “Parachutes”.

Come ultimo album scelgo “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla, un capolavoro assoluto.

Aggiungo poi un brano singolo: “La leva calcistica del ‘68’” di De Gregori, mi emoziona ogni volta che l’ascolto.

È una canzone che spinge chiunque abbia un talento a ‘mettere il cuore dentro le scarpe’ ed inseguire il proprio sogno.

Nonostante il mondo intorno ci dica spesso che è una strada impossibile.

Hai già qualche data live prevista per presentare l’album?

Al momento sto pensando di organizzare una festa/concerto di presentazione del disco in gennaio.

Non ho ancora il giorno preciso ma sicuramente suoneremo! Appena so le date definitive le pubblicherò sui social se vi va di seguirmi!

 Con quale formazione salirai sul palco?

Ancora non è definita al 100% ma a questo disco hanno lavorato dei musicisti bravissimi con cui collaboro da tempo.

Alla produzione hanno lavorato un chitarrista ed un batterista: Pietro Posani e Marco Paganelli.

Hanno poi suonato Enrico Dolcetto (basso), Manuel Goretti (pianoforte), Filippo Lambertucci (batteria).

Da tanto poi suono dal vivo con un violoncellista fantastico: Tiziano Guerzoni.

Sono tutti degli amici che hanno partecipato con passione al progetto, insomma, i musicisti non mancano!

Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?

Sì, andate ad ascoltare le canzoni e fatemi sapere che ne pensate!

Potete trovarle su tutte le piattaforme digitali oppure scrivermi in privato se siete interessati alle copie fisiche.

Mi trovate su Instagram come CAMPI o andreacampi__ e su Facebook!

Spero di riuscire a trasmettervi qualcosa.

Grazie davvero dell’attenzione!

MARCO PRITONI