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CHARLIE RISSO – Intervista alla cantautrice e musicista che presenta il nuovo EP

CHARLIE RISSO – Intervista alla cantautrice e musicista che presenta il nuovo EP

In occasione dell’uscita del nuovo EP “The Light”, pubblicato da Incadenza e che arriva a due anni dall’ultimo album “Tornado”, ho avuto il piacere di intervistare la cantautrice e musicista di origine genovese Charlie Risso.
Questo lavoro vede la produzione artistica di Federico Dragogna (Ministri). Mixato e masterizzato ancora una volta al Greenfog Studio di Mattia Cominotto già nei Meganoidi. I quattro brani del disco segnano l’evoluzione dell’artista genovese verso nuove dimensioni sonore ed emotive dai contenuti intimi e sinceri.
Rispetto alla discografia precedente, “The Light” segna una svolta verso sonorità più elettroniche, che in qualche modo permettono a Charlie di evolvere il suo percorso dal folk rock che aveva caratterizzato maggiormente le sue produzioni. Complice la mano di Dragogna, queste quattro tracce sono permeate di liriche soffuse e beat electro, che si sposano con un delicato dreampop dalle contaminazioni shoegaze. La componente elettronica, però, si integra del tutto con il mondo analogico delle chitarre, che in un loop circolare si rincorrono tra i solenni chiaroscuri disegnati dalla voce Charlie.

Ciao e bentornata su TuttoRock, stavolta presenti un nuovo EP, “The Light”, che vede la produzione artistica di Federico Dragogna (Ministri), com’è nata questa collaborazione?

Grata dell’ospitalità ancora una volta su TuttoRock. In realtà la collaborazione con Federico è nata a mia insaputa nel senso che il mio produttore di sempre e caro amico Mattia Cominotto in tempi non sospetti, ovvero poco dopo l’uscita di Tornado, il mio secondo album, ha sottoposto a Federico un paio di miei brani inediti e naturalmente sono stata felicissima di sapere, a cose fatte, che Federico si sarebbe occupato della produzione del mio nuovo lavoro. Ha fatto un lavoro straordinario che segna perfettamente il passaggio tra tornado ed il nuovissimo lavoro al quale mi sto dedicando proprio in questi mesi.

Ho letto che “S.I.N.” è stata scritta in Norvegia, che legame hai con quel paese nordico?

È vero e ricordo perfettamente il luogo in cui mi trovavo, dopo una lunga escursione sui monti di Dovrefjell tra Oslo e Trondheim, all’interno di un piccolo hotel molto caratteristico. La Norvegia è un luogo che mi affascina moltissimo, per la sua straordinaria natura incontaminata, con le sue viste mozzafiato sui fiordi, le isole Lofoten, i viaggi in macchina interminabili in cui comunque non percepire mai (o quasi la stanchezza), il sole a mezzanotte. La Norvegia è un luogo speciale perché ti riporta a ciò che è più umano e sensibile, la luce, il silenzio, l’intimità ed il rispetto. Un paese libero dalle mode che tendono invece ad intrappolare il nostro.

Ti stai dirigendo sempre di più verso territori shoegaze, è una scelta definitiva o ti senti in costante evoluzione?

Mi diverte molto mettermi in gioco e scoprire nuove direzioni. È comunque sempre un processo naturale, mai forzato. Trovo che l’evoluzione ed il cambiamento facciano parte di un naturale processo di maturazione, in questo caso artistica. Per questo EP mi è piaciuto molto potermi affidare al mio produttore artistico Federico Dragogna che ha saputo plasmare ed arrangiare le quattro tracce dell’EP (che a suonarli voce e chitarra continuano ad avere una matrice electro folk) verso temi di ispirazione più nordica che mi affascinano così tanto anche per sonorità.

Il tuo modo di fare musica e la tua professionalità fanno di te una delle artiste dal respiro più internazionale che abbiamo nel nostro paese, sei d’accordo con questa mia osservazione?

In realtà ne sono lusingata perché interpreto questa affermazione come un bel complimento. Trovo necessaria l’interazione con realtà diverse dalla nostra, uno scambio tra culture sociali e musicali diverse. Scrivere in inglese mi dà la possibilità di poter comunicare in maniera più ampia e mi piacerebbe molto poter intraprendere presto un tour all’estero. Amo il mio paese ma sento la necessità di un’interazione con l’estero, credo dipenda anche dall’impostazione che abbiamo ricevuto mio fratello ed io in famiglia. Abbiamo avuto la fortuna di viaggiare con i nostri genitori sin da molto piccoli e questo ha certamente influito sulla nostra impostazione mentale.

Parlami un po’ del video del singolo “The Light”, di chi è stata l’idea e chi l’ha realizzato?

The Light è un video per me molto speciale per due ragioni. La prima per il messaggio del brano in sé, perché possa essere di conforto e di incoraggiamento per chi saprà ascoltare. La seconda perché è stato realizzato da persone (Overclock studio – Milano) che più di tutto hanno messo tutta la loro passione per il lavoro che fanno ed in particolare, nel caso del regista Emanuele Cova, sicuramente molta empatia e cura minuziosa. Il videoclip è stato scritto a quattro mani da Emanuele e la sottoscritta, ma l’idea dell’elevazione è da attribuire al regista. Emanuele è stato prezioso sia come impostazione e relazione con la crew che come amico sul set.

Quando e com’è avvenuto il tuo avvicinamento al mondo della musica?

Fin da piccola, in casa nostra c’era sempre un LP che girava. Mio padre mi ha fatto avvicinare al mondo del folk americano. Lui ascoltava Dylan, Joan Baez, Simon&Garfunkel, Donovan, mentre mia madre preferiva i Genesis e band come i Dire Straits. Io ho cominciato a scrivere canzoni a 15 anni. Nei pomeriggi dopo scuola con il mio “mangiacassette” della Sony incidevo i primi demo che però non facevo ascoltare a nessuno. Poi ho iniziato a suonare la chitarra e verso i 15 anni sono entrata a far parte di una band con cui si facevano cover varie dai Radiohead a Patty Smith. E così ho incominciato a suonare in giro fino a che non ho radunato una serie di testi che avevo scritto nel corso di quegli anni ed ho realizzato il mio primo lavoro al Greenfog studio del mio amico di lunga data Mattia Cominotto (Meganoidi, Tre Allegri ragazzi morti).

Una domanda che faccio un po’ a tutti, se tu dovessi scegliere 5 dischi da portare sempre con te quali sarebbero?

White Album – Beatles, Paranoid Android – Radiohead, Sounds of Silence – Simon & Garfunkel, Innuendo – Queen, Blue – Joni Mitchell.

Hai già in programma qualche data live?

La prossima data il 5 Novembre in un contesto genovese di nicchia che mi piace molto, nello splendido laboratorio del liutaio più talentuoso e rock di Genova, Paolo Sussone per una data intima live in trio con i miei ragazzi Robin Manzini e Bernardo Russo.

Vi esibirete sempre in trio?

In questo caso sì, altrimenti la formazione full band include Davide Zazza Zalaffi anche batterista degli Ozric Tentacles.

Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?

Caro Marco sono io a ringraziare te, spero di poterti ospitare presto ad un live in zona.

MARCO PRITONI