Tuttorock_Speciale: In ricordo di Augusto Daolio
Augusto Daolio ci lasciava il 7 ottobre 1992 a soli 45 anni e in quel giorno la generazione degli anni 60 ebbe un sussulto: la loro Voce era venuta a mancare. Augusto era uno di famiglia, un amico, un vessillo per quei giovani, “nomadi” come lui, in quegli anni di contestazione, emigrazione e “libertà”.
Nel 1967, un gruppo di ventenni emiliani pubblicava il primo album “Per quando noi non ci saremo”, storico disco con, tra i tanti brani, “Come potete giudicar”, “Noi non ci saremo”, “Per fare un uomo”, “Dio è morto”: alcune scritte da Francesco Guccini e portate sui palchi di tutta Italia.
Augusto ha una voce straordinaria, inconfondibile: “Ho difeso il mio amore”, “Canzone per un’amica”, “Il pilota di Hiroshima” e su tutte il loro brano che è diventato un inno “Io vagabondo” (1972) sono sue, sono della “Voce” di Augusto Daolio, il cantante che con la sua voce è diventato eterno.
Cantante, poeta, pittore, scultore, con i Nomadi era partito come complesso che animava le sere in piazza e le sale da ballo ma in giro di pochi anni diventò uno dei gruppi più famosi e incisivi del nostro Paese.
Umile, semplice, carismatico Augusto è diventato il simbolo di una Italia vera e sincera.
Grazie Augusto.
A cura di Monica Atzei
Insegnante, classe 1975, medioevista ed immersa nella musica sin da bambina. Si occupa per Tuttorock soprattutto di interviste, sue le rubriche "MommyMetalStories" e "Tuttorock_HappyBirthday". Scrive per altri magazine e blog; collabora come ufficio stampa di band, locali, booking e con una label.