NICOLA DI GIÀ – Intervista al chitarrista del Banco del Mutuo Soccorso

In occasione dell’uscita del suo nuovo EP “Awen” (Videoradio Channel Edizioni Musicali), ho avuto il piacere di intervistare Nicola Di Già, chitarrista del Banco del Mutuo Soccorso, storica prog rock band italiana che ha da poco pubblicato il nuovo album “Orlando: le forme dell’amore” (Inside Out Music).

Ciao Nicola, bentornato su Tuttorock, parliamo subito di questi tuo nuovo EP, “Awen”, come mai hai scelto questo titolo?

L’album è dedicato a Mick Ronson, il primo brano che ho scritto “Ronno” era il suo soprannome, quindi ho chiesto a chi si è occupato della copertina (che è un vero e proprio quadro ad olio) di dipingere qualcosa legato al simbolismo celtico, per rappresentare il centro-nord della Gran Bretagna, dove è situata Hull, la città natale di Ronson. Quindi me ne ha proposti vari, quello che mi piaceva di più è proprio l’AWEN (ispirazione poetica), da cui il titolo dell’EP.

Uno dei brani è “E mi viene da pensare”, una reinterpretazione del celebre brano del Banco Del Mutuo Soccorso incisa insieme a Lino Vairetti degli Osanna, ti rifaccio la domanda di un po’ di tempo fa, registrerete altri brani insieme in futuro?

Sicuramente sì!

In “Dieci Piccoli Indiani” invece troviamo un grande personaggio come Sergio Cossu, com’è nata questa collaborazione?

Una versione di questo fantastico brano, uno dei miei preferiti in assoluto, era presente nel mio primo album “Blessed”, l’ho mandata a Sergio per fargliela ascoltare, da qui sono nate delle belle chiacchierate, quando poi ho preso confidenza con una persona che è tra i miei compositori preferiti, gli ho chiesto se gli andasse di suonare il piano e duettare con me…

L’EP uscirà a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione di “Orlando: le forme dell’amore”, nuovo album del Banco Del Mutuo Soccorso, che arriva in occasione del cinquantesimo anniversario della storica band. Come mai un concept album per questo importante traguardo?

Il concept album è nella tradizione del Banco e da questo si riparte dalla famosa frase presente sul primo album: lascia lente le briglie del tuo ippogrifo, o Astolfo… Michelangelo Nocenzi (il figlio di Vittorio) ha pensato che un concept potesse ripartire da qui cinquant’anni dopo. Lo ha proposto al padre e all’epoca a Francesco Di Giacomo, da qui hanno cominciato a scrivere. I testi, venuto a mancare Francesco, sono stati affidati a Paolo Logli.

Un disco che si presterebbe ad una trasposizione in chiave teatrale, ci state pensando?

In realtà la scrittura è nata proprio pensando a questo, poi è stato riadattato per essere suonato dalla band.

Che riscontri state avendo dai primi singoli?

Molto entusiastici, è unanime il giudizio che lo considera superiore al precedente “Transiberiana”.

Vuoi presentare ai lettori di Tuttorock le date del tour con il Banco?

Partiamo il 15 ottobre da Ferrara, il 23 novembre saremo a Milano, le altre date si stanno definendo in questi giorni: Firenze, Bologna, la Sicilia, Roma in primavera.

Tu che sei coinvolto nel mondo della musica anche come produttore, come pensi si possa far fronte al problema della saturazione? Oramai ogni venerdì escono caterve di singoli e va a finire che quelli più validi perdano di visibilità, insomma, non pensi che ci vorrebbe meno quantità e più qualità?

Sicuramente sì, ma secondo me non c’è modo di far fronte alla saturazione…

Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?

Beh, intanto volevo ringraziare te, e tanti come te che sostengono la buona musica!!!

Il mio discografico Beppe Aleo di Videoradio che è un vero discografico di altri tempi, ecco, con persone come lui come filtro si potrebbe combattere il problema della saturazione!

E vorrei ringraziare ovviamente tutto il pubblico che segue il Banco e le mie produzioni da solista.

MARCO PRITONI