Caparezza – Intervista aspettando il Balena Festival
In primis grazie per il tuo tempo e benvenuto su TuttoRock!
Iniziamo con ciò che abbiamo aspettato tutti con trepidazione. Finalmente sono tornati i live! Ho visto da Instagram che hai preparato uno show curatissimo e spettacolare e sinceramente non vediamo l’ora di vederti a Genova. Come ti senti a riguardo? Come hai percepito il pubblico?
Io sono nel tour attuale molto coinvolto, non che le altre volte non lo fossi, ma in questo caso dato che, ti dico con molta naturalezza, è il più difficile tra tutti quelli che ho fatto fin ora. Soprattutto perché accadono davvero tantissime cose sul palco nell’arco di due ore e un quarto. Innanzitutto è il più lungo di quelli della mia carriera e poi è quello con più cose che accadono, sia a livello scenografico che musicale e questo mi tiene sempre nella tensione giusta. Quindi veramente ogni volta non vedo l’ora di uscire sul palco.
Parliamo dell’album, che a distanza di un anno continua a riscuotere molto successo e gradimento. Vuoi parlarcene? Sei soddisfatto di come sta andando?
Sì, sono molto soddisfatto nonostante questo album sia monco di di una serie di cose che avrei voluto fare, ma eravamo in pandemia e purtroppo non siamo riusciti a fare. Per esempio gli instore con il pubblico, la possibilità di salire sul palco ad una distanza temporale minore dall’uscita dell’album poiché ci sono stati già due o tre rinvii. Però ciò nonostante io sono molto soddisfatto, sia del lavoro di studio che del conseguente lavoro sul palco.
Tu per primo hai definito più volte Exuvia un disco di passaggio tra un prima e un dopo, vedi questo passaggio anche nell’ambiente musicale? In ciò che ti circonda? Pensi che in questo momento ci sia un prima e dopo anche nel modo di fare musica?
Secondo me non moltissimo, se dovessi semplicemente guardare le reazioni del pubblico che viene ai miei concerti sono semplicemente reazioni di un pubblico che ha voglia di comunione, ovviamente non nel senso religioso, ma nel senso di condividere un’esperienza, di liberarsi di questi anni di costrizione. Invece dal punto di vista creativo, secondo me la musica segue un iter diverso rispetto a quelli che sono stati gli stop della pandemia, va sempre per i fatti suoi, la musica cambia continuamente come cambiamo noi e io non faccio altro semplicemente che raccogliere questa informazione cercando di sostenerla. Perché questo avviene ogni volta che arriva una nuova generazione in qualche modo distrugge l’operato di quella precedente e lo dico in maniera totalmente positiva, anche solo per affermarsi ed esistere, così com’è sempre stato.
Una cosa che mi ha particolarmente colpita ascoltando l’album è sì il cambiamento di cui parlavamo prima ma anche e soprattutto una sorta di ricerca di “fuga” dalle tue stesse canzoni, in Canthology è come se quasi i tuoi vecchi brani venissero a perseguitarti. Sembra quasi un urgenza, ti va di spiegarci un po’?
Sì, è esattamente il concetto di Exuvia, lasciare il passato lì dov’è, andare oltre e continuare a vivere cercando di essere contemporanei e non nostalgici di quello che abbiamo vissuto o della gioventù. Io per esempio non sono nostalgico dei miei anni da ventenne, se proprio dovessi trovare un’isola nostalgica probabilmente potrebbe essere quella dell’infanzia perché è quella più pregna di creatività probabilmente, infatti sono un collezionista, mi piaccio gli oggetti proprio della mia infanzia. Ma dall’adolescenza, dalla giovinezza in avanti me ne frego proprio, fanno parte del pasato. Sono mie Exuvie e non ho intenzione di fare quello giovanile, vivo la mia vita giorno dopo giorno con la fierezza degli anni che mi porto dietro.
Qualche settimana fa è uscito il video di “La Certa” . Ho notato che qualche fan si è chiesto come mai spingere proprio una canzone sulla morte tra la marea di tormentoni estivi. Cerchiamo di rispondere a questa curiosità?
Perchè io me ne frego, se ci sono delle logiche di mercato per cui d’estate dobbiamo ascoltare canzoni che parlano della spiaggia o di andare in vacanza, sinceramente io non sono il tipo. Io vado per la mia strada, non faccio calcoli. Tra l’altro quel video me lo sono autoprodotto secondo me quella canzone di Exuvia meritava un video e l’ho fatto, non sono stato a vedere il fatto che non rientrasse nelle logiche del tormentone estivo, poiché sono appunto logiche che non mi appartengono. Non vivo di hype, io vivo di musica.
Grazie infinite, per la disponibilità. Ti aspettiamo con ansia a Genova al Balena Festival!
Giada Monachino
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Classe 1995, nata a Palermo ma Genovese da oramai quasi dieci anni. La musica è da sempre parte fondamentale della mia vita, avida consumatrice di Pop-punk, Alternative italiana e cantautorato. La fotografia è arrivata nel mio cammino quasi per caso e da allora considero la macchina fotografica un’estensione naturale del mio corpo. Sono Co-fondatrice di uno Studio Fotografico nel cuore dei vicoli di Genova e non appena aver intrapreso la carriera in modo professionale ho deciso di unire la passione per la fotografia a quella per la musica live, così sono passata dall’altra parte della transenna per cercare di immortalare e trasmettere le emozioni che solo un concerto riesce a regalare.