“LA FAME” – IL NUOVO ALBUM DELLA CANTAUTRICE CHIARA VIDONIS
“La fame”, pregiato album che riporta Chiara Vidonis, cantautrice triestina, al centro della scena indipendente italiana, dopo l’esordio nel 2015 con “Tutto il resto non so dove”. Un titolo interessante, un concetto potente di “fame del tempo”, una “bulimia generale e una corsa all’apparire” che abbiamo approfondito con l’artista durante l’intervista.
L’album è prodotto da Karim Qqru (The Zen Circus).
“La fame” – ci racconta l’artista– come scelta del titolo del disco – “è quel movimento interiore ricco di sfumature che ci fa sempre guardare avanti: è vita, è istinto. La Vidonis è un’artista di raffinata scrittura e tratteggio emozionale. Ha voluto intitolare così il suo secondo album che arriva sette anni dopo il suo brillante esordio. Un’artista pura, libera, una mescolanza preziosa tra il cantautorato colto e l’attitudine rock, un modo di vedere la vita, ma senza etichette. Non si imprigionano gli artisti attaccando loro etichette sulla pelle.
Attraverso le otto tracce, otto brani che parlano “di ciò che dovrebbe muoverci” (o smuoverci) come esseri umani.
Abbiamo parlato con la cantautrice della nostra società, ossessionata dalla velocità e dall’ansia del tempo. L’obiettivo del nostro quotidiano frenetico è fare sempre più cose in tempi sempre più brevi.
Nella pazzesca frenesia della vita di ogni giorno – come ci ha ricordato l’artista durante la nostra intervista – “spesso non ci rendiamo conto del danno che questo modo di vivere così veloce ci arreca”.
Un eccesso di tutto che diventato famelico, si autoalimenta. E senza scomodare Aristotele, ma ci viene in soccorso alla comprensione, l’appetito può essere volto al soddisfacimento di bisogni o desideri sia fisici sia intellettuali.
Nella “società del troppo”, l’eccesso si è elevato alla regola, questo il concetto sintetizzato dello splendido album:
Come uscire da questo vortice inarrestabile? Rallentando, intanto, con un ritmo maggiormente rispettoso verso noi stessi.
In tal senso, ci viene incontro la musica, il tratteggio delle emozioni espresse magnificamente dall’artista triestina. Chiara Vidonis ha alle spalle una carriera preziosa, all’attivo anni di concerti in tutta Italia, una serie di riconoscimenti e premi tra cui la vittoria del Premio Bianca D’Aponte nel 2011 nella categoria “miglior interpretazione” e nel 2014 del Premio Pigro – omaggio a Ivan Graziani – con il brano inedito “Comprendi l’odio”, oltre alla partecipazione all’album “Tregua 1997-2017 – Stelle buone”, riedizione del primo album di Cristina Donà, “Tregua”, nella celebrazione dei 20 anni dalla sua uscita. L’abbiamo raggiunta al telefono e intervistata per Tuttorock:
Parliamo del tuo nuovo album: come è nato, qual è l’idea comune e come si legano gli otto brani? Quale il filo conduttore?
“L’album è nato con molta calma, a distanza dal primo disco che è del 2015. “La Fame” è contrasto tra quella bassa del fisico e quella più alta del cuore e dell’anima. Filo conduttore, un concetto profondo ed introspettivo: per diventare un essere umano migliore mi piace pensare a un’evoluzione. Finchè c’è fame c’è vita e dobbiamo tenere sempre ben presente qual è la fame che ci guida nelle nostre scelte; ho deciso di intitolare così il disco perché questo è quello che ruotava tutto intorno ai brani, ai pezzi scelti per creare questo mio secondo album. Si parla del rapporto tra due persone che si conoscono in maniera graduale e che non hanno fretta di bruciare la conoscenza reciproca ma hanno voglia di assaporarsi a piccoli morsi per non creare una sorta di dipendenza, che non è mai una cosa positiva. Mi piace che si chiami solo “La fame” perché vorrei che le persone che ascolteranno il disco ci vedano la loro”
L’idea comune dell’album sono tutti i tipi di fame. Le sfumature della fame, in una società frenetica, usa e getta: la pandemia, secondo la tua opinione, ha rivalutato il concetto di vita, di progettualità? Viviamo in una società frenetica che condiziona i nostri comportamenti, reazioni ed emozioni…
“Sì assolutamente. E aggiungo che probabilmente stiamo ancora cercando di capire che cosa la pandemia ci abbia portato in termini negativi e positivi, visto che stiamo vivendo ancora la scia. Voglio fare un esempio: personalmente, il primo lockdown l’ho vissuto molto bene, mi sentivo in grado di sopportare le restrizioni, non sono stata fortunatamente male, ho continuato a lavorare anche da casa. Sono stata tra quelle persone fortunate che non hanno vissuto uno stravolgimento: nonostante tutto. dopo un po’, ho iniziato a subire la pressione del mondo fuori, con preoccupazione verso le persone a cui volevo e voglio bene. Ho iniziato a mettere in atto una serie di compensazioni tra le quali, il cibo. Non mi sono data dei limiti, ho mangiato tutto quello che volevo e quando volevo; sul momento mi sembrava una cosa positiva ma questa consolazione mi è poi rimasta anche successivamente come compensazione, ed è diventata un’abitudine che non mi ha fatto bene.
Il disco si intitola così perché è una situazione che mi è rimasta dentro! Mi sono resa conto che il concetto di “fame” spesso ci fa del male: nutrirsi è ben diverso da ingurgitare cibo. Questa compensazione, questa frenesia, deriva molto probabilmente proprio dalla nostra società moderna, fagocitata e legata al concetto di “usa e getta” in una sorta di bulimia sociale, alla velocità delle notizie che ci arrivano dai media, dal web e dai Social”.
I social ed il web hanno velocizzato e cambiato la comunicazione moderna ma hanno però il rovescio della medaglia: l’eccessivo apparire, il dover per forza essere online 24 ore su 24, l’ansia di creare “storie” e Reel, la frenesia dell’apparenza:
“Sono d’accordo, questo riguarda soprattutto gli artisti e le persone che hanno a che fare con i social quotidianamente per motivi di lavoro. C’è un po’ caduta addosso questa responsabilità della comunicazione, sembra che tutto dipenda dal creare per forza contenuti ed essere sempre presenti sui vari social. Ma alla fine creare contenuti che non abbiano nulla da dire vuol dire alimentare troppo spesso una macchina priva di senso, finendo per non uscirne mai. C’è però anche giustamente la parte positiva del web e dei social: avere a che fare con questo grande contenitore di concetti ci ha portato a conoscere personalità varie, divulgatori, attivisti che portano avanti temi, concetti e progettualità per i quali dobbiamo essere grati. I social hanno sicuramente snellito la comunicazione ma ci hanno anche regalato il concetto del “tutto e niente”
Nell’album ci sono brani diversi tra loro ma nello stesso tempo legati. Le canzoni sono come dei figli ma c’è un brano in particolare al quale ti senti maggiormente legata?
“Il pezzo dell’album al quale sono più legata è sicuramente “Era Meglio quando non capivo niente”: l’ho voluto mettere in chiusura del disco perché penso sia il brano più sincero, un pezzo che ho scritto velocissimo e in pochi minuti, senza pensarci. E’ uscito tutto quello che mi sentivo di dover far uscire in quel momento. Un brano dove metto a nudo le mie debolezze ma la debolezza che io canto è la mia forza”
Le canzoni che sono arrivate a te o sei tu che sei andata incontro alle canzoni?
“Questa domanda è complessa, non è semplice trovare una risposta. Per quanto mi riguarda, il processo creativo è sempre qualcosa di imprevedibile, di molto libero. Non mi metto mai a tavolino, cercando di scrivere una canzone. Può capitare mentre suono la chitarra, senza sapere dove andrò a finire ma solo per il piacere di suonarla ed ecco che esce una canzone, come nel caso di questo titolo. Non so se sia arrivata prima lei o magari ero predisposta io a cercarla. E’ una questione di contesto e di come mi senta al momento”
La musica è stata una delle categorie più colpite, durante l’emergenza sanitaria. Secondo il tuo parere, la musica è stata resiliente, resistente o entrambe le cose?
E tu, come artista, ti senti resiliente o resistente?
“E’ complicato definire questo periodo ed il modo in cui mi senta all’interno di questo momento. Non sempre percepisco la musica costante nel tempo, ci sono dei momenti in cui mi sento molto lontana da lei, per esempio durante il primo lockdown non ho praticamente ascoltato musica, tranne poche eccezioni. E mi sono resa conto che non ero nello stato d’animo adatto. Ho cercato anche di allontanarmi perché mi rendevo conto che si era bloccato tutto, non c’era una visione futura, la musica ed i live erano fermi ed io ho voluto allontanarmi da quel tipo di stress. Avevo in progetto di far uscire il secondo disco proprio nel 2020 ma mi sono detta che non si poteva fare altrimenti, quindi meglio allontanarsi e riprendere il discorso artistico più avanti. E così ho fatto”
Sei un’artista pluripremiata: tra i vari riconoscimenti e premi ti hanno assegnato nel 2014 il premio Pigro, dedicato a Ivan Graziani. Cosa lascia in eredità un cantautore come Graziani, anche a chi inizia oggi ad approcciarsi alla musica?
“Penso che un cantautore come Ivan Graziani, cantautore e chitarrista eccezionale, lasci a tutti (anche chi non fa il musicista di professione) un’enorme eredità di grande libertà, perché è stato un artista libero. Impegnato ma anche leggerissimo e ironico, in anni in cui bisognava essere cantautori impegnati e la leggerezza non veniva perdonata. Lui ha fatto davvero scuola. Vincere il premio Pigro è stato per me un onore, dato che non partecipo a molti concorsi: li ho sempre scelti selezionandoli, in modo che rappresentassi lo spirito del concorso stesso e mi sentissi rappresentata. Ho trovato un clima molto bello, legato all’idea del cantautore quale era Ivan Graziani ed anche una certa cura e attenzione alla qualità, ai testi. L’eredità più grande che ci ha lasciato è senz’altro quella di non definirci per forza in una casella, in una etichetta.
Progetti prossimi? Suonerai live in estate?
Verso fine luglio e agosto ci saranno sicuramente i primi live; in questo momento ho le corde vocali a riposo ed in ripresa dopo un problema di salute e un piccolo intervento. Naturalmente sui social si troveranno tutte le informazioni e le date certe.
Chiunque vorrà trovarmi in giro, sicuramente sarò tra Roma, Milano, Trieste e altre date che comunicherò molto presto!
TRACKLIST “LA FAME”
01) La mia debolezza
02) Quello che ho nella testa
03) Lontano da me
04) L’inizio
05) La mia fame
06) Talento Naturale
07) Come i sassi
08) Era meglio quando non capivo niente
Alessandra Paparelli
Alessandra Paparelli speaker e conduttrice radiofonica, collabora e lavora con diverse riviste e giornali cartacei. Conduco il venerdì un programma di politica su RID RADIO INCONTRO DONNA 96.8 fm su Roma e nel Lazio. Scrivo e collaboro sul quotidiano in edicola La Notizia, pagina culturale, attualità, spettacolo (in edicola a Roma, Milano e Napoli).