ENVY OF NONE – Envy Of None
Gli Envy Of None sono la nuova band di Alex Lifeson, chitarrista dei Rush, ma gli undici brani contenuti in questa opera prima non hanno nulla a che vedere con i Rush. Quindi lasciate da parte critiche inutili, battutine sarcastiche e cos’altro, perché i Rush sono stati una band unica e se dopo la scomparsa di Neil Peart la band ha deciso di far calare il sipario, è una scelta che va rispettata. Alex Lifeson aveva già provato ad uscire fuori dagli schemi del Rush sound con il suo progetto Victor e l’omonimo album del 1998 e che vedeva il chitarrista alle prese con un rock più semplice. Stavolta chiama accanto a se Andy Curran, bassista dei Coney Hatch, Alfio Annibalini alla seconda chitarra, una serie di batteristi ospiti e un tocco di femminilità, la bella voce di Maiah Wynne, giovanissima cantante, cantautrice ed attrice che dà atmosfere particolari ad ogni brano. “Envy Of None” è un album dal fascino particolare, si va dal progressive rock per passare al rock alternativo fino ad arrivare al synth pop, un quadro che a prima vista può lasciare indifferenti, ma se guardato bene e con attenzione, cercando di raccoglierne tutti i vari significati e le varie sfumature, inizia a piacere ad ogni sguardo, e in questo caso, ad ogni ascolto.
“Never Said I Love You” è prog elettronico che richiama anche la new wave e il synth pop degli anni 80, riveduto e corretto ai giorni nostri, affascinante la voce di Maiah Wynee e l’elettronica cresce in “Shadow”, il brano ha però un fascino molto particolare e se proprio devo accennare qualche accostamento, scomoderei il Peter Gabriel più melodico. In “Look Inside” si può parlare di più di progressive, ma dark e un po’ sperimentale e “Liar” continua ad avvolgere in atmosfere molto particolari e magnetiche. Più chitarra nella breve “Spy House”, song caratterizzata anche da sonorità reggae e con la voce sussurrata e un drumming fantasioso e Alex Lifeson, oltre al riff portante si lascia andare in un guitar solo molto d’effetto. Da segnalare anche “Kabul Blues”, che si sposta verso la world music e con rifiniture di chitarra blues e “Old Strings”, dalle splendide aperture progressive e la voce vellutata e toccante. In chiusura il pop/prog elettronico di “Dumb”, da ascoltare ad alto volume, la dark wave alla Dead Can Dance di “Enemy” e lo strumentale acustico e romantico di “Western Sunset”. A costo di essere ripetitivo sottolineo che se vi aspettate qualcosa dei Rush all’ascolto, siete completamente fuori strada, qui non troverete nessuna vicinanza, ma Alex Lifeson ha sicuramente aperto un altro sipario, affascinante in ogni sfumatura.
FABIO LOFFREDO
Tracklist:
01.Never Said I Love You
02. Shadow
03. Look Inside
04. Liar
05. Spy House
06. Dog`s Life
07. Kabul Blues
08. Old Strings
09. Dumb
10. Enemy
11. Western Sunset
Label: Kscope
Genere: Progressive Rock/Alternative Rock/Synth Pop
Anno: 2022
VOTO
Band:
Alex Lifeson: Chitarra, mandola e banjo
Andy Curran: Basso, synth, chitarra, stylophone e programmazione
Alfio Annibalini: Chitarra, tastiere e programmazione
Maiah Wynne: Voce, tastiere e cori
Special Guests:
Bethany JHoyce: Violoncello
David Quinton Steinberg: Batteria
Joe Vitale: Batteria
Tim Oxford: Batteria
Jonathan Dinklage; Archi
Aliehant: Cori
Dreadlight: Cori
Heidi DuBose: Cori
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Appassionato di musica sin da piccolo, ho cercato di esplorare vari generi musicali, ma è il metal, l'hard rock ed il rock progressivo, i generi musicali che più mi appassionano da molti anni. Chitarrista mancato, l'ho appesa al chiodo molto tempo fa. Ho mosso i primi passi nello scrivere di musica ad inizio anni 90, scrivendo per riviste come Flash (3 anni) e Metal Shock (ben 15 anni), qualche apparizione su MusikBox e poi il web, siti come Extramusic, Paperlate, Sdangher, Brutal Crush e Artists & Bands. I capelli mi si sono imbiancati, ma la passione per la musica è rimasta per me inalterata nel tempo, anzi molti mi dicono che non ho più speranze!!!!