LIONVILLE – Intervista al chitarrista e fondatore Stefano Lionetti
Attivi dal 2009 i Lionville sono la voce dell’AOR e dell’hard rock melodico in Italia e lo confermano con il loro quinto album “So Close To Heaven”, uscito da pochissimo per Frontiers Records Ho avuto l’occasione di parlarne con Stefano Lionetti, mastermind della band. Di seguito l’intervista.
Ciao e benvenuto su Tuttorock. “So Close To Heaven” è il nuovo album che arriva dopo nemmeno 2 anni dal precedente. Quale è stato il processo compositivo dei brani?
Ciao e grazie per l’intervista! Ho iniziato a scrivere nuovi brani poco tempo dopo l’uscita di “Magic Is Alive”, un po’ per tenermi “in allenamento”, un po’ perché Frontiers ci ha chiesto di metterci subito al lavoro. Qualche brano era già pronto, altri sono stati scritti da zero. Generalmente la composizione della parte musicale, di cui mi occupo, parte da una melodia che mi arriva in testa nei momenti più disparati della giornata e a ruota porta con sé anche il resto dell’arrangiamento. Alla prima occasione, vado in studio e metto giù il demo che poi invierò ai ragazzi per registrare le loro parti. Ma chiaramente altri pezzi nascono direttamente in studio, con la chitarra in mano ad esempio. Ho scritto due brani (“This Time” e “So Close To Heaven”) con il nostro tastierista Fabrizio Caria che è sempre di grande ispirazione. Per quanto riguarda i testi invece ricevo il supporto di altri autori, Lenny Macaluso in primis (è davvero straordinario) ma anche il grande Alessandro Del Vecchio e altri preziosi collaboratori. Voglio aggiungere che ogni elemento di questo processo, dai musicisti agli autori dei testi, aggiunge un tassello personale e di alta qualità che rende il risultato finale unico proprio grazie agli ingredienti diversi portati dai singoli artisti.
Mi sembra che ci sia più attenzione alla melodia, una ricerca più accurata, è una mia impressione?
Non saprei, ma mi fa piacere che tu lo dica. Probabilmente hai colto in generale una maggiore attenzione ai dettagli e cura negli arrangiamenti. Cerco sempre di migliorare anche impegnandomi a trovare il giusto bilanciamento tra melodie dirette e catchy ma non troppo scontate, cosa facile quando produci un genere che ha già detto praticamente tutto.
I brani sono stati scritti in piena pandemia, il tutto ha influito nella composizione?
Non più di tanto, eccetto per il fatto che paradossalmente ci si è potuti ritagliare più tempo per dedicarsi al progetto. Il testo di “The World Is On Fire” richiama in qualche modo l’incubo in cui ci ha gettati la pandemia, cambiando le nostre vite e la nostra quotidianità e minando la nostra salute mentale.
Come nasce l’interesse per l’AOR e l’hard rock melodico, un genere musicale molto seguito in Italia, ma di gruppi che si dedicano al genere sono pochi!
Personalmente sono cresciuto in un contesto familiare dove non si ascoltava altro che hard rock, AOR ma anche pop anni ’80 di livello. Mio fratello mi dava da mangiare pane e Toto, e già all’età di 12 anni “Stop Loving’ You “era uno dei miei brani preferiti. Mentre i miei coetanei ascoltavano la musica italiana del momento o i Take That (massimo rispetto eh), io ascoltavo i Kiss, i Def Leppard, i Toto, Richard Marx, i Chicago, Brian Adams e Bon Jovi. Per poi approfondire il genere anche nelle sue declinazioni più di nicchia. La musica AOR mi faceva letteralmente sognare, tanto che oltre ad ascoltarla iniziavo già a comporla in prima adolescenza con una vecchia e nota tastiera sequencer della Roland. Poi ho avuto una parentesi pop, ma verso i trent’anni, spinto da mio fratello, ho proposto alcuni brani ad Alessandro Del Vecchio e Pierpaolo Monti che hanno visto del potenziale e tutti mi hanno spinto a lavorare a quel gran disco, posso dirlo, che è il debutto dei Lionville.
Se uno non sapesse le vostre origini, all’ascolto dei brani vi scambierebbe per una band statunitense, è anche un vostro obiettivo?
Dici? Non saprei, forse il mondo statunitense ha più richiami blueseggianti nel suo modo di scrivere comunque hard rock melodico (penso ai Bad Company o ai Foreigner o ancora allo stesso Richard Marx), però non mi dispiace l’accostamento! Diciamo che non è un obiettivo, piuttosto, se viene notato, è evidentemente un risultato, quello cioè di aver ascoltato per tanti anni musica proveniente da quel panorama.
Parlami dei testi dei brani, il loro significato e anche del titolo dell’album.
Non vi è un unico autore dei testi e pertanto non esiste un focus preciso delle liriche. Tuttavia c’è forse un unico messaggio che abbiamo voluto veicolare, in quanto torna spesso all’interno dei brani, soprattutto quelli scritti da Lenny Macaluso: Non mollare mai, crederci sempre, anche quando ti senti al tappeto, rialzati e combatti come un guerriero per ciò che ti sta a cuore! Il titolo dell’album, che è anche il titolo del brano che lo chiude, è intanto molto AOR ahaha…Ma avevo una precisa idea in testa: far passare il messaggio che la musica, e in questo caso la nostra musica, può portarti in un luogo migliore, paradisiaco, facendoti provare emozioni forti capaci di farti sganciare dalla piatta quotidianità o dai problemi di tutti i giorni.
Affascinante anche il disegno di copertina, il suo significato ha attinenza con i testi?
La copertina è legata concettualmente al titolo dell’album: un ragazzo che ascolta la musica con le sue cuffie in una camera semplice, arida, grigia, e grazie alla musica riesce a raggiungere quasi un mondo parallelo, e viene traghettato fino alle porte del paradiso…
Perché ‘così vicini al paradiso’? E’ un messaggio positivo?
Assolutamente sì: paradiso inteso come mondo migliore, salvezza, emozioni quasi estatiche che ti può regalare la musica e non inteso come fine della vita.
Le tue influenze musicali?
Molte. Non ho ascoltato solo AOR durante la mia crescita e il mio percorso musicale. Di certo, in questo ambito le mie principali influenze sono rappresentate dai Toto, Richard Marx, i Chicago, ma anche band come i Bad English e i Boulevard. Spostandosi su altri generi, ho amato molto un certo tipo di pop ben fatto tipo Phil Collins o gli Spandau Ballet. Ho ascoltato e ascolto tanta fusion o tanti chitarristi come Andy Timmons, Eric Johnson, ovviamente il mio idolo assoluto Steve Lukather, attualmente anche Chris Buck.
C’è Robbie LeBlanc come ospite in “This Time”, come lo hai coinvolto?
Sono in contatto con Robbie da quando ho scritto due brani per l’ultimo album dei Find Me. E’ una persona squisita oltre ad essere uno dei miei cantanti favoriti nell’attuale scena melodic-rock e ho pensato di coinvolgerlo, in quanto “This Time” mi sembrava si sposasse bene con la sua vocalità. Robbie ha accettato immediatamente e credo che il duetto con Lars sia uno dei momenti migliori della nostra discografia!
C’è anche una cover di Richard Marx “Arrow Through My Heart”, perché questa scelta, perché quel brano e quell’artista?
Mi è stata proposta la versione demo del brano dal mio caro amico Bruce Gaitsch (aveva già fatto una cosa analoga col pezzo “The World Without Your Love”, contenuta nel nostro primo album); un po’ la qualità del brano, un po’ l’idea che fosse stato scritto nel periodo di “Repeat Offender”, (uno dei miei dischi preferiti) mi hanno convinto ad arrangiarlo ed inserirlo nell’album. Lo ritengo un privilegio, in quanto parliamo di artisti che fino a 12 anni fa ascoltavo in adorazione nella mia cameretta. In origine il pezzo doveva essere totalmente inedito, tuttavia è stato inserito quest’estate in una raccolta di Marx, ma comunque nella versione originaria (demo).
Alla voce c’è sempre Lars Safsund, un po’ di Svezia in una band che porta il nostro tricolore, quanto è importante per la band e per la composizione dei brani?
Lars è stata la mia prima e convinta scelta quando ho iniziato 12 anni fa questo viaggio. Ha tutto ciò che dovrebbe avere un cantante del genere, per il mio gusto chiaramente. Trasforma in oro i miei brani e, sebbene non contribuisca alla loro composizione, inserisce qua e là piccole gemme non originariamente presenti nei demo cantati da me, che rendono unici i pezzi. Sicuramente il successo della band è molto legato alla sua presenza ma non vorrei che questo diminuisse il peso e il contributo, importante, dei miei compagni di avventura: oltre alle composizioni, non dimentichiamo quindi l’apporto dei musicisti italiani, perché è di altissimo livello
Vi vedremo dal vivo?
Ecco…non si può avere tutto dalla vita ahahah!! Lo spero con tutto il cuore ma è difficile, in quanto dipende dalla disponibilità di tutti.
Chiudi l’intervista come vuoi, un messaggio per ascoltare il nuovo album.
Grazie a te e tutti i lettori, spero che possiate avvicinarvi con curiosità al nostro lavoro se non lo avete già fatto: troverete brani catchy, curati nei dettagli, cantati alla grande ma soprattutto scritti emozionandosi, con l’auspicio di far emozionare anche chi ascolta.
FABIO LOFFREDO
Band:
Stefano Lionetti: Chitarra, cori e tastiere
Lars Säfsund: Voce e cori
Michele Cusato: Chitarra
Fabrizio Caria: Pianoforte e tastiere
Giulio Dagnino: Basso
Martino Malacrida: Batteria
https://www.facebook.com/LIONVILLEofficial/
https://www.instagram.com/lionville_aor_project/
www.frontiers.it
Appassionato di musica sin da piccolo, ho cercato di esplorare vari generi musicali, ma è il metal, l'hard rock ed il rock progressivo, i generi musicali che più mi appassionano da molti anni. Chitarrista mancato, l'ho appesa al chiodo molto tempo fa. Ho mosso i primi passi nello scrivere di musica ad inizio anni 90, scrivendo per riviste come Flash (3 anni) e Metal Shock (ben 15 anni), qualche apparizione su MusikBox e poi il web, siti come Extramusic, Paperlate, Sdangher, Brutal Crush e Artists & Bands. I capelli mi si sono imbiancati, ma la passione per la musica è rimasta per me inalterata nel tempo, anzi molti mi dicono che non ho più speranze!!!!