JETHRO TULL – The Zealot Gene
Non voglio assolutamente scomodare paragoni con capolavori come “Aqualung” (1971) e “Thick As a Brick” (1972), ma il nuovo album dei Jethro Tull è degno della storia che si cela dietro questo nome leggendario. Ian Anderson in “The Zealot Gene” ha voluto unire il lato progressive rock e hard rock con quello del folk rock come ha sempre fatto, ma ha calcato di più la mano nelle parti acustiche, sicuramente per modellare i brani e renderli ‘facili’ per la sua voce di oggi, che non è più come quella di una volta. Il risultato è che “The Zealot Gene” non delude, anzi riesce anche a sorprendere perché penso nessun si sarebbe aspettato questo risultato. “Mrs Tibbets” è un ottimo brano con il flauto di Ian Anderson sempre molto presente e le chitarre hard rock trascinano in quel sound che ha influenzato diverse generazioni. Ottimo è anche il lavoro tastieristico e una sezione ritmica fantasiosa e c’è poi il guitar solo che ci ricorda il Martin Barre dei tempi andati e “Jacob’s Tales” è un brano molto breve, poco più di due minuti, acustico e folk e con Anderson che con l’armonica a bocca ci porta anche un po’ di country e “Mine Is The Mountai”, dove un pianoforte malinconico precede l’arrivo del flauto e poi la voce di Anderson, molto teatrale stavolta e i ricordi vanno al periodo “Songs From The Wood” (1977).
La traccia numero 4 è la title track, “The Zealot Gene”, qui le chitarre sono più presenti, il ritornello è fiabesco, il flauto come sempre è spettacolare e arriva poi “Shoshana Sleeping”, altro brano marchiato a fuoco Jethro Tull, inutile trovare altre parole o aggettivi. “Sad City Sisters” è un altro brano acus7o e folk e con avvolgenti influenze celtiche e una fisarmonica e “Barren Beth, Wild Desert John” continua a ripercorrere la storia dei Jethro Tull, riff di chitarra hard rock, il flauto che fa impazzire e contaminazioni barocche e sinfoniche e “The Betrayal Of Joshua Kind” può essere definito come uno dei brani più convincenti dell’album, ricco di sfumature e di sonorità, melodie accattivanti e cambi di tempo e di atmosfere. Mancano altri 4 brani, “Where Did Satuday Go?”, dove torna una chitarra acustica, un tamburello e paesaggi folkloristici, “Three Loves, Three” dove il folk rimane in primo piano e splendida è “In Brief Visitation”, dove alla chitarra acustica si aggiungono fraseggi di chitarra elettrica. Chiude definitivamente il CD “The Fisherman Of Ephesus”, il brano più progressive rock dell’album e che affascinerà di più i fan di vecchia data. Un gradito ritorno questo “The Zealot Gene”, segno che i Jethro Tull, ma principalmente Ian Anderson, hanno ancora molto da dire.
FABIO LOFFREDO
Tracklist:
- Mrs Tibbets
- Jacob’s Tales
- Mine Is the Mountain
- The Zealot Gene
- Shoshana Sleeping
- Sad City Sisters
- Barren Beth, Wild Desert John
- The Betrayal of Joshua Kynde
- Where Did Saturday Go?
- Three Loves, Three
- In Brief Visitation
- The Fisherman of Ephesus
Label: Inside Out Music/Sony Music
Genere: Progressive Rock/Folk Rock
Anno: 2022
VOTO
Band:
Ian Anderson: Voce, flauto, chitarra acustica, mandolino, armonica e percussioni
David Goodier: Basso
Scott Hammond: Batteria
Florian Opahle: Chitarra
Joe Parrish-James: Chitarra
John O’Hara: Tastiere, pianoforte, organo e fisarmonica
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Appassionato di musica sin da piccolo, ho cercato di esplorare vari generi musicali, ma è il metal, l'hard rock ed il rock progressivo, i generi musicali che più mi appassionano da molti anni. Chitarrista mancato, l'ho appesa al chiodo molto tempo fa. Ho mosso i primi passi nello scrivere di musica ad inizio anni 90, scrivendo per riviste come Flash (3 anni) e Metal Shock (ben 15 anni), qualche apparizione su MusikBox e poi il web, siti come Extramusic, Paperlate, Sdangher, Brutal Crush e Artists & Bands. I capelli mi si sono imbiancati, ma la passione per la musica è rimasta per me inalterata nel tempo, anzi molti mi dicono che non ho più speranze!!!!