SHAME – Il nuovo disco e il record di freestyle
In occasione dell’uscita del suo nuovo album “Chi ci ucciderà?”, prodotto da Bonnot, figura storica dell’hip hop italiano (con collaborazioni che vanno da Assalti Frontali a Caparezza, Paolo Fresu, General Levy, Dead Pretz), pubblicato da Bonnot Music e distribuito da Believe Digital, ho avuto il piacere di intervistare Fabio Errico, in arte “Shame”, giovane freestyler e rapper di Cuneo.
Inizia da bambino il suo percorso musicale studiando pianoforte, conseguendo l’ottavo anno di conservatorio, per poi dedicarsi alla sua grande passione, il Rap.
Vince molti contest a livello regionale e nazionale tra cui MTV Spit Tour 2015, AlleyOop 2016, Ya Know The Name 2017, Genova hip hop festival 2018, Tecniche Perfette Piemonte 2017/18, Urban Jam 2019 e moltissimi altri per un totale di 112 vittorie complessive.
Pochi giorni fa, con oltre 35 ore consecutive di freestyle, ha conseguito per la seconda volta il Guinness World Record, battendo il precedente detentore del titolo con le sue 33 ore e mezza.
Nel 2017 Shame aveva già perseguito e raggiunto questo obiettivo con un tempo record di 25 ore consecutive di improvvisazione.
Insegna improvvisazione in diverse scuole e laboratori in giro per l’Italia. Ha co-creato un’App (Rapp Freestyle) per allenarsi in questa disciplina. È stato coinvolto in due libri di raccolte di poesie.
Ciao Fabio, benvenuto su Tuttorock, parliamo subito di questo album, “Chi ci ucciderà?”, uscito circa un mese fa, che riscontri stai avendo?
Ciao Marco! Sto avendo riscontri più che ottimi anche grazie al record di ore consecutive di freestyle che ho ottenuto recentemente, sto sperimentando e ampliando sempre più il mio repertorio musicale, ci tenevo a fare un progetto bello e vario e ci sono riuscito co-producendolo insieme a dj Bonnot, amico e socio, che saluto. Siamo riusciti ad ottenere un prodotto che racchiude molti sottogeneri, dall’old school alla trap, passando per suoni funk o addirittura vicini al rock.
Apprezzo tantissimo tutto l’album ma “Sogna e guarda avanti” e “Controcorrente” sono i miei due brani preferiti. Quando hai riascoltato il disco per intero per la prima volta c’è un brano che ti ha fatto dire: “Questo mi è venuto proprio bene”?
La prima che hai detto tu è più introspettiva, motivazionale, la seconda è più socio-politica, essendo io cresciuto con il sound degli Assalti Frontali e comunque con il rap dai testi impegnati, cerco di scrivere brani che abbiano sempre un messaggio, un contenuto, “Controcorrente” descrive molto direttamente senza troppi fronzoli la situazione che vivono oggi molti miei coetanei e ragazzi anche più giovani. Mi è sempre difficile rispondere alla domanda sullo scegliere un brano, di sicuro mi sono stupito di alcune cose più strane a livello di flow come può essere il ritornello di “Sogna e guarda avanti”, oppure “68 bars dissing” e “Feeling Alive”, dove ci sono sonorità che avevo sperimentato meno in precedenza. In realtà sono abbastanza soddisfatto di tutto il progetto, cerco sempre di curare al massimo tutto, nessuna traccia è stata lasciata al caso, tutte hanno un loro messaggio, leggero o pesante che sia, cerco sempre di non far sì che la metrica tolga qualcosa al contenuto o viceversa.
La produzione è di Bonnot, considerato uno dei più talentuosi produttori di hip hop nonché gran musicista, come sei arrivato a lui?
Lo conoscevo e l’ascoltavo da tempo, c’è stato subito un bel feeling, ci siamo trovati nelle mie zone quando aprivo il concerto degli Assalti Frontali, abbiamo lavorato ad una o due tracce che si sono poi trasformate in un disco, musicalmente è stato amore a prima vista.
Di “Controcorrente” c’è anche un video, è stata un’idea tua?
Sì, con i ragazzi di Bloodhouse che hanno coordinato il tutto ho voluto giocare su più parti denunciando le cose che non vanno, volevo comunicare cose vere rimanendo nell’immaginario gangsta rap.
Veniamo al record di freestyle che hai stabilito da poco, 35 ore consecutive, raccontami un po’ questa esperienza.
Sono arrivato stremato alla fine anche se dopo un po’ il tuo corpo sembra prendere benessere dal non dormire, infatti sono stato sveglio un altro giorno e mezzo dopo quel record. Ogni ora consecutiva accumulavo 5 minuti di pausa che potevo gestire come volevo, ho fatto le prime 5 ore dritte, poi, dopo la decima ora, ho iniziato a fare 5 minuti di pausa ogni ora, alla fine avevo comunque accumulato 75 minuti extra che sono stati preziosi. È stato fatto tutto in diretta Twitch ed è stato trasmesso a spezzoni anche da alcune radio e tv. Ci tengo a dire che già la prima volta che feci il record mi accusarono di abusare di sostanze, allora ho fatto un test antidroga e antidoping in diretta dimostrando il contrario.
La ripeterai?
Se mai mi battessero sicuramente, per battere me stesso non penso, lo farei solo per mantenere il record in Italia.
35 ore di freestyle fanno pensare che per scrivere un testo di un brano tu ci metta davvero poco, è così?
Dipende da cosa vuoi fare, se voglio fare una cosa spontanea sì ma le due cose sono molto diverse. C’è da star molto su una canzone quando pensi poi di volerla registrare, sono due mondi così vicini e così lontani, uno compensa l’altro.
Tu hai studiato pianoforte al conservatorio, poi quando hai scoperto e quando hai capito che la tua strada sarebbe stato il rap?
Verso le medie, ho continuato a suonare il pianoforte anche alle superiori ma nel frattempo mi ero appassionato a quello che era il rap di allora, andando avanti negli anni questa passione mi ha spinto più da quel lato facendomi odiare un po’ il mondo del pianoforte che stava diventando più un lavoro che un divertimento.
C’è qualche artista di oggi che ti colpisce particolarmente?
Sai, mi è difficile, non saprei dirti qualcuno di nuovo, senz’altro mi piace sempre quando il testo ha un bel messaggio, mi verrebbe da dirti Caparezza anche se si avvicina poco alla scena rap.
So che insegni improvvisazione in diverse scuole e laboratori, quanta soddisfazione ti danno questi incontri con ragazzi appassionati di musica?
È iniziato tutto per gioco qui nel mio paesino in provincia di Cuneo, mi chiamarono per fare un’assemblea di un paio d’ore sul rap, sul freestyle, ho semplicemente condiviso la cosa sui social e da lì è partita una catena che mi ha portato in un sacco di scuole in tutta Italia dove mostro la bellezza di questo genere. Sono il primo a giustificare coloro che avvicinano il rap a certi stereotipi, bisogna approfondire le cose per conoscere tutto il bello che c’è dietro. Nel freestyle usi mille figure retoriche e fai vedere il lato più vicino tra rap e poesia. C’è chi mi scrive ancora due anni dopo, questo mi dà molta soddisfazione. Sono riuscito anche a portare il mio insegnamento in un istituto musicale ad Asti, è bello vedere un corso di rap vicino ai classici corsi di chitarra o batteria o pianoforte. Nel mio piccolo provo a dimostrare che il rap non ha nulla da invidiare ad altri generi musicali.
Hai qualche data live in programma? Ti presenterai sul palco con una band?
Ci sono un paio di date in forse, una a Milano e l’altra a Genova, aspettiamo conferma dopo le nuove direttive del governo. Senza navigare nell’oro riuscivo comunque a tirar fuori uno stipendio prima di questa pandemia, spero veramente di poter suonare più continuamente, le cose non vanno bene purtroppo, molti locali hanno chiuso, il Covid ha dato un colpo di grazia ad un settore già in crisi. Solitamente mi presento con un dj, Calimistik, a volte con Bonnot, nonostante le basi strumentali siano realizzate con più strumenti non ho una vera e propria band, non ho neanche chi mi fa le doppie al microfono.
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?
Grazie a te, aggiungo che quest’anno sono stato coinvolto da un paio di case editrici che, sentendo le mie canzoni, mi hanno inserito in un’antologia di poesia contemporanea e in una collana di poesie. Ho messo sia alcuni testi di questo nuovo disco che altre cose che scrivo parallelamente alla musica, non posso dire che siano poesie ma si avvicinano ad esse. Un curioso aneddoto è che la mia ragazza ha inviato la title track del mio nuovo disco come testo ad un concorso di poesia, l’ho vinto e mi hanno chiesto di essere nel libro. A volte un testo viene più valorizzato da una casa editrice che dall’ambiente rap.
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.