POKET P*RNO – Il rapper Marco Male parla del suo nuovo progetto garage punk
In occasione dell’uscita dell’album di debutto del suo nuovo progetto garage punk Poket P*rno, ho avuto il piacere di intervistare il rapper Marco Male.
Poket P*rno racconta la verità di Marco, o forse la verità di ognuno di noi. È un racconto di emozioni ed esperienze che si mescolano e creano musica, critica sociale e tanto rumore. Un mix di sonorità passate e future si fondono in un punk underground con un linguaggio provocatorio e irriverente. Il risultato è la voce, cinica, di una generazione che deve essere sempre pronta ad una lotta con la vita, per rivendicare il proprio spazio in una società individualista.
Un Mac, una scheda audio, delle cuffie, una Fender Squier e una macchina fotografica analogica: la ricetta perfetta. Sì, i suoi brani sono tutti autoprodotti: è nelle tracce di Logic che Marco si è perso per poi scoprirsi, uscendone poi come Poket P*rno. È cresciuto ascoltando pilastri della musica internazionale come Nirvana, Blur, White Stripes e The Black Keys, suoi principali riferimenti musicali anche come artista.
Ciao Marco, benvenuto su Tuttorock, parlami un po’ di questo tuo album di debutto, “Tutti vogliono”, che riscontri stai avendo? A me è piaciuto molto, soprattutto sparato a mille in cassa?
Ciao anche a te Marco, davvero molto contento che il disco ti sia piaciuto. Tutti Vogliono è un disco di cui ho sviluppato il concept in un momento particolarmente provante della mia vita a livello emotivo e psicologico. Sono stato molto provato dallo stress sul posto di lavoro e dalle dinamiche particolarmente lente e allo stesso tempo tempestose del mio progetto rap parallelo Marco Male.
Il disco parla delle conseguenze negative che ha su di me l’odio che provo verso altre persone. Sono partito da questo per estendere il soggetto della mia riflessione anche alla gente che mi sta intorno.
Parlo con una certa onestà, a mio discapito, i riscontri numerici sono inesistenti e non è una novità, ma non ho mai preso questa condizione come un segnale di avvertimento per il mio futuro. So che non basta creare contenuti validi per ottenere risultati e sto lavorando per cercare di fare emergere i miei, tempo al tempo.
I feedback ricevuti dalle persone che si interessano sono molto gratificanti e credo di pesarli bene o male correttamente di volta in volta, ma in fin dei conti tengo sempre in considerazione più i miei di feedback e, anche se non sembrerà strano, sono strabiliato dal lavoro che ho fatto nell’ultimo anno e mezzo e ho fantastici programmi per il futuro.
C’è un brano che, quando hai riascoltato il disco, ti ha fatto dire “questa mi è venuta proprio bene”?
Indubbiamente W, la prima che ho scritto del disco e quella che rispecchia di più il mio conflitto interiore tra odio e amore per la vita. È stata un po’ la colonna sonora dell’intero processo creativo e non credo sia possibile capire il disco senza ascoltare questa canzone. Spero che qualche ragazzino ascoltandola un giorno fuori da scuola decida di prendere la vita per le palle e di trovare qualcosa per cui valga la pena fare fatica.
Come nasce solitamente un tuo brano? Da un tema, da un testo, da un riff?
Questo disco è stato scritto interamente a partire dal riff di chitarra portante di ogni brano, perché ancora prima di studiare il manuale di Logic e di comprare il necessario per produrre, ho abbozzato alcuni fraseggi studiando parallelamente un manuale di teoria musicale iniziato alle superiori e una volta finita la preparazione ho deciso di registrarli come prima cosa.
All’inizio ho scritto tutta la musica e successivamente i testi di tutto il disco. Il concept l’ho sviluppato nel tempo, sia mentre scrivevo la musica che dopo averla finita, per decidere di cosa avrei parlato, tra ciò di cui avevo voglia di parlare. Ho dovuto fare una selezione perché non si può parlare di tutto.
Non escludo che in futuro capiterà di seguire dinamiche differenti.
Un album dal quale si percepisce tutta la tua rabbia, consideri la musica la tua valvola di sfogo?
Ancora meglio, considero la musica un buon motivo per non annoiarmi della vita, perché c’è talmente tanto ancora per me da imparare, che sono sicuro il tempo di due vite non mi basterebbe e questo mi dà qualcosa per cui valga la pena spendere il mio tempo. Se non pensassi alla musica passerei la vita ad aspettare la morte, perché qualsiasi cosa è bella solo in pochi momenti magici e non puoi scegliere tu quando questi momenti si verifichino, fare musica per me è impegnativo, stressante e doloroso, ma pensare al mio obiettivo rende invece magico l’intero percorso.
Paradossalmente la rabbia che provo è generata spesso dal fare musica in sé, ma è anche una delle risorse con cui autoalimento il processo creativo.
Il tuo nome d’arte quando e com’è nato?
È nato in maniera quasi del tutto intuitiva, in un momento in cui dovevo stare talmente concentrato sulla risoluzione di problemi legati al progetto Marco Male (che in quel momento era in produzione), che pensare a questo di progetto era una tentazione sempre dietro le porte. Riflettevo su come trovare un nome che potesse essere coerente con Marco Male, appunto, e in particolare sul fatto che il logo di Marco Male fosse una caricatura di quello di Pornhub. Ho subito pensato all’uso sfrenato che faccio da anni della pornografia e di quanto sia facile farlo oggi avendo uno smartphone e da qui è venuta l’intuizione per il nome: oggi la pornografia è a portata di tasca (i bambini, tra l’altro, hanno un telefono già a 6 anni) e il concetto si può riflettere anche al di fuori dell’ambito prettamente sessuale. Tutto oggi è pensato per essere pornografico e desiderato in silenzio, perché il mercato viene incontro alla nostra vergogna e all’orgoglio per gonfiarsi le tasche.
Parlami un po’ della tua formazione musicale, quando hai iniziato a scrivere canzoni?
La mia prima esperienza artistica è stata a 12 anni con il mio primo gruppo punk. Lo fondammo io e il mio migliore amico di allora, diventammo 4 e suonammo fino ai 16 anni. Le superiori resero le cose più difficili, non per questioni di tempo, ma per dinamiche sociali che si instaurano nella vita degli adolescenti quando affrontano un cambiamento così grande. Abbiamo preso strade diverse. Avevamo scritto un disco che non abbiamo mai finito di registrare, ma non ne ero particolarmente soddisfatto perchè conoscevo troppo poco della musica per creare qualcosa che fosse all’altezza delle mie ambizioni e mi sono scoraggiato. Ho passato un anno a cercare di metabolizzare il fatto di non avere più un progetto artistico, cosa su cui si era retta fino ad all’ora la mia voglia di vivere. Conoscendo nuovi amici decisi di provare a scrivere dei testi rap (genere che non conoscevo e ascoltato da gente che allora odiavo), un po’ come prova del mio potenziale artistico. Ho ottenuto dei buoni feedback e sono stato motivato a continuare, così è nato il progetto WUBAME che si è evoluto fino ad oggi, in cui mi chiamo Marco Male. Probabile che un giorno ci troveremo a parlare anche di questo, ma è un’altra storia. Il progetto Poket P*rno è nato durante il primo lockdown, quasi per errore. Stavo studiando da tempo un manuale di teoria musicale che avevo abbandonato ai tempi dello scioglimento del mio primo gruppo. Iniziare a leggere molti libri mi ha fatto riscoprire la capacità di capire concetti difficili se affrontati con curiosità invece che con il senso del dovere. Quando iniziò il lockdown feci in due settimane quello che altrimenti avrei fatto in 6 mesi. Ho finito il libro, ripreso la chitarra, scritto molti riff e successivamente ho comprato tutto il necessario per produrre e studiato il manuale di Logic. Volevo imparare a produrre, in generale, ma con il primo beat che ho iniziato le cose andavano a rilento e ho deciso di passare alla registrazione di tutti i riff che avevo scritto. In due mesi ho arrangiato 16 strumentali, 9 delle quali hanno composto un singolo e il disco che ho appena pubblicato. Per scelta artistica ho deciso di destinare le altre a una pubblicazione futura. Quattro mesi dopo, finito di produrre Marco Male ho scritto e registrato in 3 mesi i testi del disco e il gioco era fatto.
Quali sono gli artisti di ieri e di oggi che più ammiri?
Non sono mai troppo sul pezzo quando si parla di fare degli elenchi perchè ascolto veramente tanta musica e, volente o dolente, quando mi viene chiesto finisco sempre per nominare artisti mainstream, per quanto comunque li ritenga realmente degli esempi. A bruciapelo ti dico Nirvana, Kanye West, Kendrick Lamar, Amy Winehouse, Dorothy, Jhon Coltrain. Sono tutte persone con un profilo artistico molto alto, ognuno con caratteristiche che ammiro, dall’indipendenza, all’energia, fino alla genialità.
Qual è il tuo più grande sogno musicale?
Questa è davvero una bella domanda oltre che una di quelle a cui è difficile rispondere. Ho davvero tante ambizioni e tanti desideri, ma come insegnano i film se ne parli non si avverano. Posso comunque dire che continuerò a studiare la musica per tutta la vita, affrontata da diversi punti di vista, sia artistici che tecnici. Inoltre credo che quello che stiamo vivendo sia un momento di grande espansione per il mercato musicale italiano all’estero, quindi lascio a te il compito di intuire su che cosa mi piacerebbe mettere le mani un giorno (tra le altre cose ovviamente).
Hai già pensato a come ti presenterai su un palco?
Assolutamente sì. Per quanto questo sia un progetto solista, infatti, per come è stato concepito non potevo fare a meno di prendere alla mano la rubrica telefonica per trovare tra i miei contatti, o tra i contatti dei miei contatti, 4 bravi ragazzi che avrebbero potuto aiutarmi a portare live il mio spettacolo. La ricerca è andata a buon fine e, finalmente, la mia P*rno Sband ed io siamo pronti a suonare dal vivo con tutta la forza che abbiamo.
Sabato 27 novembre si è tenuto un release party in cui abbiamo proiettato il cortometraggio composto dai videoclip del disco (stile serie tv, con video/ sound logo iniziale, dialoghi e titoli di coda) e successivamente abbiamo suonato il disco e poi venduto il merch. La serata è stata un successo nel suo piccolo.
Hai qualche altra data live in programma?
Ne stiamo programmando. Il mio obiettivo, oltre che suonare con cadenza settimanale, è quello di inserirmi nella scena milanese e far girare su quei palchi la mia musica. Ciò nonostante, per il momento, sono costretto a vivere alla settimana facendo due lavori. Questo mese non sarà possibile programmare eventi con anticipo maggiore di una settimana, essendo un periodo di grande attività in magazzino, non concedono permessi a nessuno.
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?
Come prima cosa voglio ringraziarti di cuore per il sincero interesse che hai dimostrato per il progetto e per la cura con cui hai scelto le domande. Le ho apprezzate tutte quante. Come seconda cosa ricordo a tutti che il disco è disponibile su ogni piattaforma di streaming musicale, che “Tutti Vogliono, la serie” è fuori al completo su Youtube, e anche che ora sono ufficialmente in produzione i condom firmati Poket P*rno con booklet all’interno della confezione, quindi contattateci. Grazie ancora della disponibilità e alla prossima!
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.