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DANIELE MENEGHIN – Il cantautore veneto presenta “Gesto atletico”

DANIELE MENEGHIN – Il cantautore veneto presenta “Gesto atletico”

In occasione dell’uscita del suo nuovo album “Gesto atletico” ho avuto il piacere di intervistare Daniele Meneghin, classe 1977, musicista e cantautore nato a Conegliano (TV). Coltiva la sua passione per la musica già in giovane età intraprendendo lo studio del pianoforte e poi della chitarra. Nel corso della sua carriera si esibisce in diverse formazioni artistiche, sperimentando vari generi musicali, partecipando a festival e premi musicali. Nel 2003 incide il suo primo disco da solista, “Prove d’autore”. Nel 2004 l’incontro con Gilberto Martellieri, poliedrico musicista, porta alla realizzazione del suo secondo lavoro discografico pubblicato “Bertoldo si confessa ridendo” (2009). Con questo disco inizia anche la collaborazione con il noto chitarrista Osvaldo di Dio. Da questo album vengono estratti due brani, “Aamerica” e “Son qua”. Le sonorità di strumenti live sono il filo conduttore dei brani contenuti nel terzo album intitolato “Il Prossimo” (2014). Per questo progetto vengono realizzati anche i video di “Ponti di legna” e “Me gusta cuando callas” (canzone presente nel disco come ghost track, omaggio al grande poeta Pablo Neruda). Nel 2016 è in studio con Osvaldo di Dio e con il prezioso supporto di Paolo Iafelice per realizzare il quarto album “Animali, uomini & occasioni”, iniziando così la collaborazione con l’etichetta Adesiva Discografica. Da quest’ultimo album vengono estratti tre singoli: “Protone”, “Luce (ti prego rispondi)” e “Alba”. A dicembre 2018 viene pubblicato il video di “Mariposas”, la versione spagnola del brano “Farfalle” contenuto nel suo ultimo album.

Ciao Daniele, benvenuto su Tuttorock, più di un mese fa è uscito il tuo album “Gesto atletico”, che riscontri stai avendo?

Ciao Marco, piacere, sono molto contento, i riscontri, sia a livello di ascolti che della critica, sono molto positivi, stanno piacendo i singoli e l’album è stato accolto molto bene.

Hai inserito più suoni elettronici rispetto al passato.

Sì, era la prima volta per me che affrontavo l’elettronica pura, però con Paolo Iafelice dell’Adesiva Discografica abbiamo voluto fare questo esperimento. I miei primi 4 album sono più per strumenti classici ma sono contento di questo risultato. Sono un grande fan dell’album “Fetus” di Battiato quindi l’elettronica era una cosa che già ascoltavo da tempo.

Questa parte elettronica la manterrai anche nei prossimi album?

Valuteremo, non diventerà il mio modus operandi ma ci sarà spazio ancora per essa anche perché mi è piaciuto molto giocare con quelle cosette là.

12 brani scritti quando?

Li ho scritti negli ultimi 3 anni.

In copertina c’è un capannone industriale, hai voluto usare quella foto per dare volto ad uno dei gesti atletici quotidiani, ovvero andare al lavoro, da qui quindi il titolo dell’album “Gesto atletico”?

Bravissimo, sei il primo che ha colto questo. Io, oltre a fare il musicista, faccio anche l’imprenditore, ho voluto mettere quella foto perché rappresenta l’ultimo pezzo del capannone che siamo riusciti a costruire, anche quello è stato un gesto atletico. Vivo in una realtà, nel Nord Est, dove ci sono più capannoni che alberi, tante persone qua passano la maggior parte della loro vita dentro ad essi. Costruire e quindi anche entrare dentro ad un capannone, viverlo insieme ad altre persone è un gesto atletico, ho voluto fare un omaggio alla mia gente.

Il panorama dentro il quale si sviluppano le storie è quello del Nord Est ma, in “Siamo uomo”, parli anche di Milano, che rapporti hai con quella città?

Sono molto abituato a raccontare quello che vede attorno a me, quindi a quel che succede qui nel Nord Est. Io sono un ragazzo di campagna, a Milano farei fatica a viverci, pensa che, quando ero più giovane, ho vissuto due anni a Londra, non prendevo nemmeno più gli autobus ma i taxi perché non sopportavo più la gente e sono tornato nelle mie campagne. Faccio però anche molta fatica a stare distante per molto tempo e spendo sempre volentieri qualche giorno nel capoluogo lombardo perché ha molto da offrire, a livello di svago, di cultura. Vado a vedere tutte le mostre d’arte, mi piacciono, mi fanno sentire vivo. Poi mi sento legato a quella città anche per il mio cognome, Meneghin, qualche mio avo milanese è venuto qua poi, come sai, noi in veneto tagliamo tutte le lettere finali.

Il video di “Alieno a tempo pieno” da chi è stato realizzato?

Per questo album ho iniziato una collaborazione con Alessandro Cracolici che secondo me è un visionario, è giovanissimo e spero veramente che possa farsi notare. A me piace chiamarlo un nerd con un grandissimo senso artistico, è sempre alla ricerca di novità a livello tecnologico ma ha una grande eleganza nel fare i video. Gli dico cosa vorrei poi lui realizza il prodotto finale. Rispetto a tanti altri registi lui ascolta il pezzo e cerca di arricchire il testo con del sentimento attraverso le immagini, è raro questo e consiglio Alessandro veramente a tutti anche se ha tanto lavoro ora, ma diamogliene ancora di più.

Parlami un po’ della collaborazione con il chitarrista Osvaldo Di Dio, quando e com’è nata?

Se ti dico quando mi sembra di essere vecchio. Ci siamo conosciuti quando io ho fatto il mio primo album nel 2003, a casa di un turnista, un gigante della musica italiana, Gilberto Martellieri, a Ferrara. Ci siamo trovati benissimo a livello personale, abbiamo iniziato una collaborazione che è sfociata in una grande amicizia, sono orgoglioso quando lui dice che alcune delle cose più belle che ha fatto le ha fatte nei miei album. È una persona fantastica a livello umano e suona con il cuore nelle dita.

Dai tuoi brani si sentono molto le influenze dei nostri cantautori storici, tra gli artisti di oggi c’è qualcuno che ti ha colpito particolarmente?

Quelli del passato faccio fatica ad ascoltarli in macchina perchè mi sembra di non portar loro rispetto. Tra quelli di oggi ascolto molto Vasco Brondi, poi mi piace l’album solista di Francesco Bianconi dei Baustelle, mi piacciono Motta, Calcutta, Gazzelle. Mi hanno sempre affascinato i raccontatori di storie anche se oggi non sono più storie di battaglie sociali raccontate negli anni 70, il mondo è cambiato.

Parzialmente mi hai già risposto prima, ma chi è Daniele Meneghin al di fuori della musica?

Lavoro, come ti ho detto, nell’imprenditoria, fornisco aziende vendendo tubi per idraulici. Non riuscirei a non suonare uno strumento o a cantare, diventa un atto naturale così come non riuscirei a vedere la vita senza il mio lavoro, ho bisogno di suonare ma anche di lavorare, sono contento di queste due cose. Comunque non credo che riuscirei a vivere di musica, non ho nemmeno il carattere di vendermi sotto quel punto di vista, sono più bravo a vendere pezzi di ferro.

Hai qualche data live in programma?

No, andremo avanti con la promozione, sono uno che non ha fatto molti concerti nemmeno prima della pandemia, l’espressione che più mi piace è scrivere e trovarmi con i musicisti. Il problema di oggi, poi, è che si è svalutato il mercato, è difficilissimo suonare in giro, i cachet sono sempre più bassi, sono tutti fermi, trovi sempre quello che va per 50 euro in meno e diventa difficile trovare una rete di professionisti seri, non riesci nemmeno a pagare i musicisti.

Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere quest’intervista?

Grazie a te per l’opportunità che mi dai, apprezzo molto il lavoro che fai, non è facile. Teniamo duro, mi piace ricordare che il miglior modo per vivere la vita è fare qualcosa, facciamolo al meglio che si può con quello che si ha.

MARCO PRITONI