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GIOVANNI AMIGHETTI – Il compositore presenta il docufilm INCONTRI SUL PALCO

GIOVANNI AMIGHETTI – Il compositore presenta il docufilm INCONTRI SUL PALCO

Ho avuto il piacere di intervistare il produttore e compositore Giovanni Amighetti, in occasione dell’uscita sul canale YouTube di Esagono Dischi del docufilm “INCONTRI SUL PALCO”, di Luca Fabbri, con le illustrazioni di Christian Galli, che racconta attraverso musica, interventi e interviste, l’edizione 2020 di AHYMÉ, il Festival Interculturale dell’Integrazione. Ideato e diretto dal musicista Bessou GnalyWoh, presidente dell’Associazione “Colori d’Africa – APS”, insieme a Giovanni Amighetti per Arvmusic, AHYMÉ è un festival che mette in luce come l’integrazione sociale e la condivisione delle tradizioni possa contribuire a migliorare la qualità artistica e culturale di una città e della sua popolazione. 

Ciao Giovanni, benvenuto su Tuttorock, parliamo subito di questo docufilm in onda si Youtube, “Incontri sul palco”, che racconta l’edizione 2020 di Ahymé, il Festival Interculturale dell’Integrazione, cos’hai provato la prima volta che l’hai visto?

Ciao Marco, un “ce l’abbiamo fatta”, ovvero che nonostante il periodo complesso fossimo riusciti ad organizzare, gestire e finalizzare quello che di fatto è stato un piccolo festival in una giornata di riprese audio e video grazie all’approccio artigianale emiliano: era un risultato di cui andare fieri!

Un’edizione molto particolare, con il pubblico non presente a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, com’è stato per te suonare davanti a sedie vuote?

L’atmosfera tra musicisti, fonici ed operatori era molto positiva grazie anche al periodo di blocco totale appunto e quindi al poter fare comunque qualcosa in quel periodo. Per cui ho più suonato per loro, la mancanza di pubblico rendeva sì il concerto strano ma un calore umano e un feedback l’avevamo comunque da colleghi e tecnici.

Un festival dedicato all’integrazione, in un periodo in cui episodi di razzismo e omofobia, invece che sparire, sembrano aumentare, come ti spieghi ciò?

Quando l’idea è nata in Italia era ministro Salvini e la situazione mi sembra fosse peggiore rispetto ad adesso, mi piace ricordare un brano inedito audio degli Après la Classe che recitava nel 2018 “un ministro che è razzista ma vuol pure comandare”.

In linea generale la “paura dell’altro”, qualsiasi sia questo/a altro/a, si genera appunto da un’emozione di paura.

L’essere umano pauroso si aggrappa poi ad un’ideologia per razionalizzare e sostanzialmente sentire ed imporre questa sua paura come “giusta”. Nel momento in cui queste paure si sentono come condivise da un gruppo umano sostanzialmente fifone questo fa branco e se la canta e se la suona nel suo circolino escludendo il resto.

Succede tipicamente con le religioni, “paura della morte” e quindi si va a seguire gente che professa di conoscere la “verità” con teorie più o meno strampalate… e anzi più sono strampalate e meglio è, diventando così misteri della fede.

Oppure purtroppo succede appunto nel discriminare gruppi umani che siano “altro”, quindi non compresi e temuti, nascono questi fenomeni che tendono ad escludere o ad aggredire i soggetti che si identificano come fonti di queste paure ed esterni al proprio branco.

Vuoi dire la tua sulla gestione del nostro patrimonio artistico e culturale durante questo brutto periodo?

Purtroppo, per eliminare i movimenti serali si è andato a bloccare del tutto un settore che invece era tra i migliori come autocontrollo e gestione, ovvero quello culturale, mettendo sul lastrico migliaia di lavoratori. In Italia, in particolare, con alcune assurdità che sembrano perdurare, ad esempio in questo momento sembra che per la messa cattolica non servirà il green pass mentre per i concerti sì. Quindi, se in chiesa nella stessa situazione di intervenuti andiamo a sostituire il prete con un violinista magicamente servirà di colpo il pass per tutti gli intervenuti?

In che modo si giustifica questo dal punto di vista scientifico e sanitario?

Dal docufilm sono stati estratti tre video che ti riguardano direttamente, che riscontri stai avendo?

Molto buoni, anche se dispiace che alcuni di questi si siano poi legati all’ultima esibizione live del Maestro Daniele Durante. Fa piacere che ci sia stata una reazione positiva anche in Sud America e in alcuni paesi dell’Est Europa, ex sovietici.

Parliamo appunto di uno di questi video, “Sola andata”, vuoi spendere qualche parola o raccontarmi un aneddoto che riguarda Daniele Durante, genio della pizzica, purtroppo scomparso poco tempo fa, col quale hai avuto il piacere di collaborare per questo brano?

Daniele aveva composto questo brano con il figlio Mauro, leader del Canzoniere Grecanico Salentino, musicando un testo di Erri De Luca. Il tema è chiaramente la migrazione e l’immigrazione, per questo ne avevo parlato con Daniele di inserire questa canzone in Ahymé, essendo anche un tema centrale del festival. Ricordo con piacere le cene a casa sua vicino a Lecce e i momenti di condivisione e discussione di pensieri ed idee anche fuori dal lato prettamente musicale, Daniele aveva una grande capacità di mettere in relazione le persone tra loro parlando all’io insito escludendo i frizzi e lazzi di ruoli ed atteggiamenti.

“Solo Andata” mentre lo suoniamo mi dà sempre i brividi nel crescendo che parte dal Sol, e credo si veda anche nel video di Luca Fabbri.

Una cosa invece buffa che ricordo riguardo il momento in cui abbiamo deciso di inserire questo ed “Aremu” é che stavo andando con i pattini, con la telefonata attraverso degli occhiali scuri che veicolano l’audio, era pure sera e ad un certo punto mi sono trovato in una discesa e mi sono buttato nell’erba circostante per fermarmi… tentando con nonchalance di continuare il discorso. Ecco, quello è stato l’esatto momento nel quale abbiamo deciso con Daniele quali brani inserire in “Incontri sul Palco” dell’Ahymé Festival.

È stato facile o complicato lavorare con Moreno “Il Biondo” Conficconi, che viene da un ambiente totalmente diverso dal tuo, ovvero il liscio romagnolo?

Incredibilmente facilissimo. Il liscio è spesso bistrattato in Italia per una qualche ragione, ma Moreno è un ottimo musicista con anche grande capacità di ascolto e interplay.

Per cui è stato semplicemente un “Moreno vuoi venire anche tu a creare e suonare il prossimo brano?”

Sì, bon, buona la prima ed è uno dei risultati artistici che mi rendono fiero di questo documentario, il brano “Andantino con Brio” è stato creato nel momento della registrazione stessa con un, mi sembra, buon risultato.

Quali sono i tuoi prossimi progetti artistici?

Deve uscire a breve la musica di Shan Qi, un progetto in quintetto dove ho suonato e composto con Helge Andreas Norbakken, Guo Yue, Wu Fei e Guido Ponzini.

Quindi ho un disco in uscita ad inizio ottobre, “play@esagono”, registrato allo studio Esagono di Rubiera riprendendo momenti di creazione estemporanea. Si basa su una collaborazione con il chitarrista Luca Nobis, ma vede anche brani con Fiorenzo Tassinari che proviene anche lui da liscio, quindi Jeff Coffin della Dave Matthews Band, Petit Solo Djabate, Giulia Chiapponi e Valerio “Combass” Bruno degli Après la Classe.

Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere questa intervista?

Ai lettori vorrei dire di aiutare tutti a non aver paura del prossimo, che in fondo è più simile a noi stessi di quanto si creda!

Mentre Ahymé Festival tornerà a settembre a Parma e provincia nella sua veste internazionale e posso annunciare in anteprima qualche nome, ovvero Vladimir Denissenkov, Petit Solo Djabate, Mauro Durante con Justin Adams, Omer Klein, i Genesis Piano Project.

MARCO PRITONI