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THE LOST ABC – Intervista a MASSIMILIANO FRATICELLI e GIANLUCA MANCINI

THE LOST ABC – Intervista a MASSIMILIANO FRATICELLI e GIANLUCA MANCINI

In occasione dell’uscita del nuovo album “SOMEWHERE” ho intervistato MASSIMILIANO FRATICELLI e GIULIANO MANCINI.

Ciao e piacere di avervi sulle pagine di Tuttorock. Provenite da back-ground musicali diversi, cosa vi ha portato a decidere di collaborare assieme?
Piacere nostro, abbiamo iniziato a collaborare negli anni ’90, poi le nostre carriere hanno preso direzioni diverse e si sono incrociate di tanto in tanto, fino a qualche anno fa, quando abbiamo deciso di lavorare ad un progetto nostro che non fosse legato a, diciamo così, relazioni clientelari, e che fosse libero, nella scelta del genere e dei contenuti.

Nelle vostre numerose collaborazioni ce ne è una particolare da raccontare?
G: ho lavorato come production manager, come pianista, come sound-engineer per grandi protagonisti della musica mondiale, ma mai mi scorderò la gentilezza e l’umiltà con cui Robert Plant si è approcciato a me, quando per un problema alle sue corde vocali, ho dovuto accompagnarlo come driver tra Milano e Lione per effettuare un concerto a Parigi il giorno dopo la sua esibizione a Milano. Un grande Uomo oltreché un immenso vocalist.
M: Durante l’esperienza con la mia band Interno 17, ho avuto la fortuna di girare per anni l’Italia, suonando in tutti i più bei locali della penisola e respirare un’aria, quella degli anni 90, in cui la musica in questo paese era veramente sentita. Più che un singolo episodio, ne avrei molti, mi piace ricordare quell’atmosfera in cui tutti gli artisti, cercavano di essere il più possibile originali, mai banali, in cui era fondamentale differenziarsi dagli altri e cercare una propria strada per scrivere brani ed esplorare mondi sonori a ancora non frequentati. Questo spirito libero e creativo è rimasto fortemente dentro di me.

Nel recensire il vostro eccellente disco ho percepito nettamente questo mix di contaminazioni diverse, The last on earth mi richiama Shine on you crazy diamond, Fjord dischi ambient nordici, cosa ne pensate questa impressione? Trovate che nei diversi pezzi ci sia una predominanza di genere rispetto all’altro? Brani dove prevale un’anima rock, altri maggiormente onirici e sognanti?
Abbiamo cercato di non pensare a generi di riferimento, ma un artista alla fine non riesce a tenere a bada i demoni musicali con cui si è formato, e quindi è stato naturale accogliere espressioni musicali tratte dall’amore che entrambi nutriamo per il rock, la psichedelica ma anche la vastità dei generei musicali di cui è composto il back-ground di un musicista non più ragazzino. I generi musicali sono tanti e meravigliosi, come le cucine del mondo. Non abbiamo voluto precluderci nulla, né tanto meno privilegiare un mood ad un altro.

Da cosa è nata la scelta di un nome particolare come The Lost ABC?
G: Abbiamo dovuto trovare un nome per questo progetto alla fine del processo creativo e ci è piaciuto evocare un immaginario cinematografico visionario e futurista, quasi apocalittico, ma nel tono più assurdo che gli si potesse attribuire, tratto anche dalla letteratura nordamericana di riferimento del genere, pensiamo a Kurt Vonnegut ieri e a Margaret Atwood negli ultimi anni.
M: L’uomo sta cercando di distruggere la Natura, sarebbe forse in grado di distruggere e perdere anche i suoi codici? I suoi alfabeti? Come se alla fine potesse rimanere solo la Musica e poco altro, circa due persone.

Ho letto la descrizione del concept, che richiama natura e sentimenti intimi, riflette anche il momento particolare che abbiamo vissuto questi ultimi due anni?
L’album è stato registrato due anni prima della Pandemia e collocato in un cassetto, quasi una cantina del vino dove attendere che i tempi siano maturi. E’ accaduto un po’ così, all’inizio non è stato capito o forse non lo abbiamo proposto alle persone giuste, poi un bel giorno è finito tra gli ascolti di Fabrizio Paterlini, che ci ha creduto, e ha pubblicato e promosso il progetto attraverso la sua etichetta Memory Recordings, ed eccoci qua. 

Decisamente originale la scelta di usare parti non registrate in studio per il vostro disco, spesso mi sento dire che solo lo studio può garantire la massima qualità. Qual è la vostra idea in materia e come è nata l’idea alla base di realizzare un disco con questa progettualità?
Non tutto ciò che produce l’uomo è spaventoso, sappiamo fare anche prodigi. Tra questi la tecnologia applicata alle arti, che oggi ci permette di registrare audio a livello professionale ovunque, non più solo in studio, e ci permette di spostare un’attrezzatura assai più leggera e performante rispetto anche ad una manciata di anni fa. Quindi si aprono nuovi e sorprendenti scenari, dal punto di vista delle tecniche di ripresa sonora, non solo open, ma anche indoor (pensiamo solo ai Tiny Desk e all’eccellenza dei live radio show fatti nei salotti degli uffici). Noi abbiamo cercato gli strumenti musicali laddove avevano sempre vissuto, nei loro luoghi di origine, cercando il calore degli ambienti nei quali sono sempre stati immersi, i vecchi saloni, le camere d’albergo, i teatri. Oggi è molto stimolante pensare alla produzione audio anche nell’ambiente che ci circonda quotidianamente. Esistono sempre più produzioni di ottima qualità realizzate in luoghi insoliti.

Progetti futuri? Avete idea di portare il disco anche sui palchi dal vivo?
Vorremmo realizzare un live show con strumenti acustici, piano, violoncello e chitarre e strumentazione digitale, e lavorare ad un impianto scenico con cura fotografica, proiettando immagini girate in pellicola, legate all’immaginario dell’Album. E’ un bel concept per chi vuole sdraiarsi e contemplare, in questo siamo in linea coi tempi.

MAURIZIO DONINI

Band:
Gianluca Mancini – pianoforte, synth
Massimiliano Fraticelli – chitarra, noise

https://www.memoryrecordings.eu
https://soundcloud.com/user-158754423
https://www.youtube.com/channel/UCq3qsftkZ-WMtMJwmELI-Gg