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AVINCOLA – Intervista al cantautore romano

AVINCOLA – Intervista al cantautore romano

Ho avuto il piacere di fare una bella chiacchierata con Simone Avincola, cantautore romano reduce dall’esperienza sanremese dove ha presentato il brano “Goal!” nella categoria Nuove Proposte e che ha da poco pubblicato il suo nuovo album “Turisti” su etichetta Leave Music.

Ciao Simone, benvenuto su Tuttorock, raccontami un po’ dell’esperienza al Festival di Sanremo, parlando con altri artisti è opinione comune che lo spostamento in avanti dell’orchestra è stato fondamentale per non trovarsi davanti il vuoto totale, tu hai avuto la stessa sensazione?

Ciao Marco, è vero, avevo comunque le poltrone vuote davanti ma la cosa bella è aver avuto l’orchestra ai lati ma spostata in avanti. Per me era meraviglioso essere al Festival, ma sapere che non ci sarebbe stato il pubblico mi intimoriva un po’ all’inizio. L’orchestra però ha rappresentato il pubblico e i musicisti sono stati meravigliosi. “Goal!” è nato in cucina, infatti racconto di padelle scintillanti eccetera, sentire il mio brano accompagnato dall’orchestra meravigliosa del Festival ha rappresentato per me un’emozione incredibile.

Sei rimasto poi deluso dall’eliminazione o hai comunque segnato il tuo gol?

Penso di aver comunque segnato un gol e spero di segnarne altri in futuro. Non sono deluso perché non pensavo di poter vincere con un brano come “Goal!”, è sì un brano pop ma è comunque un brano alternativo per lo standard del Festival. Mi sono detto: “Vado, la canto e vediamo che succede”, chiaro che, se fossi arrivato alla finale, sarei stato ancora più felice ma si è parlato molto della mia esibizione, hanno creato dei meme, mi sono divertito tantissimo per cui sono molto soddisfatto.

Quali sono le canzoni che più ti sono piaciute al Festival?

Gli artisti che mi hanno colpito di più sono Ermal Meta, Bugo, che mi fa sempre impazzire, e i Coma Cose che avevano un brano molto orecchiabile e fresco.

“Goal!” è contenuto all’interno di un disco, “Turisti”, insieme ad altri 10 inediti, sono brani che sono stati scritti nello stesso periodo o in un lasso di tempo più lungo?

Considera che la prima canzone risale ad un paio di anni fa, per cui è un disco che mi da la sensazione di un viaggio quasi cronologico, via via mi sono successe sempre più cose, io parto sempre da idee autobiografiche, però mi piace trasformare la realtà, alterarla, essere il regista delle mie canzoni e trasformare la mia vita in 3 minuti con la fantasia. L’ultimo brano che ho scritto risale a poco tempo fa ed è proprio “Goal!”, anticipato di poco da “Turisti” e “Limone”. Non avevo ancora un’idea del titolo del disco, volevo prima capire cos’avevo scritto e guardare da fuori di cosa stavo parlando perché quando scrivo non so mai cosa andrò a scrivere poi in seguito. In questo periodo il titolo “Turisti” è una bella provocazione felice.

Negli arrangiamenti dei brani ho colto molto l’influenza di Luca Carboni.

Avoja! Luca mi fa volare altissimo, mi piacerebbe molto collaborare con lui. Non c’è un altro Carboni, il suo stile è quello ed è unico.

Il brano “Un rider”, che tu avevi presentato a Sanremo Giovani, è una bellissima dedica ad un settore lavorativo molto sottovalutato, so che tu hai avuto un’esperienza in quel campo, mi racconti qualcosa?

È un lavoro a tutti gli effetti, a dispetto dei molti che lo definiscono un lavoretto. Farlo a Roma, dove vivo, è ancor più stressante, è un lavoro però che ti permette e ti costringe a star fermo in una zona e in quel momento ti guardi intorno e vedi cose di cui solitamente, nella frenesia di tutti i giorni, non ti accorgi. Questa sensazione mi ha portato a scrivere quella canzone che è una piccola dedica a me e a chi fa o ha fatto quel tipo di lavoro.

“Roma Est” invece è dedicata a chi lavora nei centri commerciali nei festivi e prefestivi, è autobiografica anche quella?

Quella, in realtà, è una delle poche canzoni che non è per niente autobiografica, mi incuriosiva l’aspetto di questa persona che si sente completamente sola pur avendo attorno a sé una situazione di caos. Mi interessava questo contrasto, anche nelle altre canzoni ho cercato di evidenziare i contrasti tra la malinconia e la voglia di riscatto.

Infatti attraverso le tue canzoni si sente molta energia positiva che spesso parte da situazioni malinconiche, è la tua visione della vita che si trasmette in ciò che scrivi?

Assolutamente sì, mi fa piacere che ti sia arrivata questa cosa.

A proposito di contrasti, “Turisti” è il brano che più rappresenta il tuo vivere a Roma, di turisti ne vedevi molti prima dello scoppio della pandemia, ora le città sono semivuote.

Esatto, è un po’ un ricordo ma è anche un invito a credere che tutti possiamo tornare ad essere turisti. La canzone è anche surreale, un po’ esasperata, ho dato un po’ un’immagine felliniana ai turisti, molto cinematografica, senza ovviamente paragonarmi al grande regista. Alla fine il paradosso è che io racconto i turisti facendo ironia su di essi essendo io stesso un turista. Il concetto che volevo esprimere nel disco è quello di cercare di essere turisti non solo quando viaggiamo ma essere curiosi ed andare sempre oltre qualsiasi tipo di confine.

A proposito di turismo, hai scritto anche “Miami a Fregene”, canzone piena di sogni, il tuo più grande sogno musicale qual è?

In quel brano parlo di due ragazzi che non hanno la possibilità di raggiungere quell’America così lontana che vediamo nei film ma riescono a ritrovarla anche nel litorale romano. A me piacerebbe moltissimo scrivere insieme ad altri artisti, ti ho già nominato Luca Carboni, aggiungo a lui Ermal Meta e Bugo. Mi piacerebbe mischiare tanti stili e vederne poi il risultato finale. Un altro sogno è ricominciare a fare i live, per fortuna sono uscite due date a dicembre, il 17 al Monk Club di Roma e il 18 al Biko Club di Milano, spero veramente di poterle fare.

Hai vinto premi anche nel cinema, vuoi ancora fare il regista?

Da piccolo lo volevo fare, mi ero iscritto ad una scuola di cinematografia ma andavo malissimo e ho sempre avuto un brutto rapporto con il mondo della scuola. Poi ho ripiegato sulle canzoni che sono un’altra mia passione, posso farle quando mi pare. La passione della regia però mi è rimasta e, siccome amo molto lo scomparso cantautore romano Stefano Rosso, ho voluto fare un piccolo documentario su di lui per dargli maggiore visibilità. Ho vinto qualche premio e sono strafelice, non tanto per me, ma per aver fatto girare il suo nome.

L’esperienza a “Edicola Fiore” di Fiorello invece cosa ti ha dato?

È stata un’esperienza molto bella, prima che diventasse un appuntamento radiofonico e televisivo lui all’inizio faceva “Edicola Fiore” in un bar con un cellulare, mi intrufolai in quel bar e gli feci sentire un po’ di pezzi che gli piacquero molto, poi, in seguito, mi ha richiamato altre volte. Mi è rimasto tantissimo vivo il ricordo della sveglia alle 4 di notte, dell’odore del caffè. Fiorello si sveglia prestissimo e alle 5 dovevo essere lì da lui, quindi il caffè abbondava.

Nel 2014 hai pubblicato il tuo disco di debutto e, nel brano che da il titolo all’album, “Così canterò tra vent’anni”, hai collaborato con Freak Antoni, puoi dirmi un tuo ricordo di quel grande personaggio?

Fra tutti quelli con cui ho collaborato, Freak Antoni è colui che più mi è rimasto nel cuore, eravamo diventati veri amici e andavo a trovarlo spesso a casa sua. Artisticamente era un genio assoluto, ha inventato il punk demenziale in Italia, ha creato uno strappo incredibile. Era davvero una macchina da guerra oltre che una persona molto intelligente e mi ricordo che scriveva piccole poesie su pezzi di carta o scontrini, per cui aveva sempre il portafogli pieno di appunti. Il suo modo di dirmi che mi voleva bene era: “Mi auguro per te che tu possa godere di un notevole e perenne insuccesso per tutta la vita”.

Per chi non ti conosce, quali sono gli artisti che più hanno influenzato il tuo modo di fare musica, a parte ovviamente Luca Carboni?

Vasco Rossi, mi piacciono la sua scrittura e il suo modo di porsi di fronte alle cose e di stare sul palco. Sono partito ascoltando molto cantautorato degli anni ’70, Guccini, De Gregori, però, grazie a mio padre, ho ascoltato anche molto rock, dai Led Zeppelin ai Rolling Stones, senza dimenticare i Beatles e gli Who.

Tu scrivi anche le musiche e curi gli arrangiamenti, so che hai suonato nell’album chitarre e tastiere, quando hai iniziato a suonare e a cantare?

Allora, “Goal!” l’ho arrangiato tutto io, però la produzione artistica del mio disco è quasi tutta curata da Emiliano Bonafede, che è un amico ed è anche il chitarrista della mia band. Mio padre mi ha insegnato i primi accordi di chitarra quando ero piccolissimo, poi ho frequentato la Scuola popolare di musica di Testaccio qui a Roma dove ho studiato chitarra rock, blues, jazz per 10/11 anni. Contemporaneamente scrivevo canzoni che non facevo sentire a nessuno. Puoi anche non studiare musica e scrivere comunque pezzi belli ma quel percorso di studi mi ha aiutato molto nella creazione degli arrangiamenti e di vari diversivi necessari a non ripetersi.

Ora quali sono i tuoi progetti?

Mi tocca ricominciare a scrivere (ride – ndr). Poi, suonare dal vivo, lo scopo di quando scrivo è guardare in faccia le persone che mi ascoltano, adoro quel tipo di scambio di emozioni, quindi spero veramente di poter fare quei due spettacoli di cui ti parlavo prima. Inoltre ho alcune canzoni in cantiere che non sono entrate nel disco perché sono stilisticamente un po’ diverse. Sono canzoni di qualche anno fa, a me piace essere contemporaneo, non credo che le ripescherò quindi riscriverò tutto da zero. Infine, come ti dicevo prima, vorrei stringere rapporti con altri artisti e collaborare con loro.

Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere la chiacchierata?

Se scriverai questo titolo: “Avincola vuole collaborare con Carboni” ne sarò contento (ride – ndr). Speriamo di vederci a Bologna, sono innamorato di quella città, ciao!

MARCO PRITONI