FRANCO BAGGIANI – Intervista al trombettista fiorentino
In occasione dell’uscita del suo nuovo album “APPUNTI SUL ‘900”, ho intervistato il trombettista FRANCO BAGGIANI.
FRANCO BAGGIANI è fiorentino d’origine ma da tempo cittadino del mondo, Franco Baggiani è attivo dalla metà degli anni Ottanta. Ha collaborato con musicisti di varie estrazioni come Stefano Bollani, Paolo Fresu, Irene Grandi, Stefano Cocco Cantini, Fernando Marco, Dave Mitchell, Freak Anthony, David Riondino, Luigi Cinque e molti altri. Ha pubblicato 32 album – di cui 17 a suo nome – che spaziano dal jazz più tradizionale al jazz-funk, al free jazz, alla musica elettronica e d’avanguardia. Ha fondato ed è stato direttore di numerose band e big band, fra le quali Urbanfunk, Dynamics, Sound Orchestra, Sunrise Big Band. Trombettista, direttore d’orchestra e compositore, ha collaborato con numerose compagnie teatrali e proposto le sue composizioni e i suoi arrangiamenti in club, festival e teatri in tutta Italia e in Europa: dal Castellón Jazz Festival all’International Jazz Festival di Benicassim, dal Festival del Jazz di Saint Genis Laval al Dresda Summer Jazz Fest, al Veneto Jazz Festival e molti altri.
Buongiorno Franco, piacere di averti sulle pagine di Tuttorock. Il XX secolo è stato definito il secolo della noia, pare la conferma del tuo Appunti sul ‘900. Cosa ne pensi?Buongiorno! Sinceramente non sono d’accordo, credo che il 900 fra rivoluzioni, guerre ed invenzioni sia stato il secolo più violento e contemporaneamente più creativo in assoluto nella storia dell’uomo, dalla nascita del jazz, del futurismo, dell’espressionismo, la grande opera italiana, la scuola di Darmstadt, il rock’n’ roll, il rock, l’elettronica etc etc… Noiosi erano i secoli passatisti non il 900.
Come ti sei avvicinato alla musica? I tuoi primi ascolti?
Ho inziato con i dischi in casa di mia mamman tipo Mina, Celentano etc e di mio babbo, Dizzie Gillespie, Duke Ellington, lo swing e il be bop, poi intorno ai 13 anni ho iniziato ad ascoltare Led Zeppelin, Hendrix, The Who, King Crimson e Kraftwerk… Che nel tempo ho affiancato a Miles Davis, Parker, Coltrane e tutti i grandi jazzman.
Il tuo album è un disco tosto, non lascia spazio a forme di jazz ‘piacionesche’, al giorno d’oggi è forse una scelta coraggiosa, come ci sei arrivato?
È stato un percorso iniziato nel 2011, con una serie di dischi partiti con un sestetto e piano piano ridotti a trio duo e adesso in solo. Il solo era un progetto che avevo in mente da anni, un obiettivo che volevo raggiungere.
Come vedi la situazione del jazz nel nostro paese?
Siamo uno dei paesi con il più alto numero di talenti in assoluto, abbiamo dei giovani di una bravura unica (consiglio l’ascolto del trombettista fiorentino Cosimo Boni, un vero crack), però non sempre questi talenti vengono sostenuti attraverso opportunità che spesso latitano grazie ad un panorama istituzionale a volte inadatto.
Tra i tanti generi che hai attraversato, dal jazz al funk toccando il rock, la tua ideale scala di valori in che ordine di apparizione li vede?
Ti rispondo in maniera secca: il jazz prima di tutto, poi il funk il rock e tutto il resto sono importanti, ma non primari.
Fare un disco solista piuttosto che con una band oppure un’orchestra lascia più libertà di azione?
Per certi aspetti sì, per altri no, improvvisare live con loop station, pedaliere e multi-effetti non è affatto semplice, servono prove e concentrazione, non meno che suonare in orchestra o in una band.
Tra le tante collaborazioni importanti, da Bollani a Fresu, ricordi particolari e/o aneddoti da riportare?
Quando nel 1988 andiamo a fare dei concerti in Cecoslovacchia con la mia band e dovetti firmare la patria potestà per Bollani perché aveva 16 anni e quindi mi prendevo io la responsabilità di questo ragazzo, che già allora appariva come un sicuro predestinato, infatti è diventato meritatamente un gigante.
Viceversa, un artista con cui ti piacerebbe suonare, ma ancora non ci sei riuscito?
Ti giuro non mi viene in mente nessuno!
Progetti futuri nel cassetto?
Un nuovo disco con Escher Quintet e un disco di ballad con il chitarrista spagnolo Fernando Marco, grande musicista e grande amico titolare di una delle etichette jazz più attive in Europa, la Blau records.
MAURIZIO DONINI
Band:
Franco Baggiani
www.francobaggiani.it
https://open.spotify.com/artist/6G6YdBob29LKvn7hyjjgYp
https://www.facebook.com/franco.baggiani
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CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.