LABYRINTH – Intervista al cantante Roberto Tiranti
Ogni occasione è buona per parlare con una band come i Labyrinth che fanno parte della storia del metal italiano ma molto apprezzati anche all’estero. L’occasione è stata l’uscita del loro nuovo album “Welcome To The Absurd Circus” e il cantante Roberto Tiranti chi ha raccontato storia ed evoluzione della band, la nascita del nuovo disco e un titolo molto, ma molto attuale. Di seguito il resoconto dell’intervista.
Ciao Roberto e benvenuto su Tuttorock. Inizierei subito a parlare di “Welcome To The Absurd Circus”, come sono nati i brani?
Ciao Fabio, grazie! Come sempre sono nati in modo molto naturale, esattamente come da anni accade. Olaf e Andrea partono dai riff e dalle strutture, che poi passano a me su cui “cucio” melodie e testi. Ovviamente tutto viene discusso insieme ed in modo molto sereno per far si che si possa ottenere il miglior risultato possibile. Loro danno consigli a me sulle melodie e capita che a volte io dia loro opinioni su strutture tonalità etc.
Rispetto al precedente “Architecture Of A God”, sembra che i brani siano più diretti e con riferimenti ai vostri esordi, è così?
Raramente decidiamo a prescindere come dovrà suonare un nuovo album, in questo caso però, ci siamo detti che i brani avrebbero dovuto essere più diretti e solidi, il resto è venuto da sé. Ciò che rilevi riguardo a sonorità più vicine a “Return To Heaven Denied” è stato del tutto involontario ma alla fine piacevole anche per noi constatarlo.
Quale è il significato del titolo e dei testi, quale è il circo assurdo? Forse quello che stiamo vivendo oggi?
Ho scritto i testi guardandomi in giro, ed in piena pandemia ciò che ho visto ed ancora purtroppo vedo, è un assurdo circo in cui purtroppo gli attori siamo proprio noi. Assurdi proclami di fantomatiche cure ridicole, speculazioni su mascherine lo scorso anno e sui vaccini ora, scarsa coesione fra la gente comune. I temi toccati dai testi sono molti e variegati, “Den Of Snakes” per esempio parla della tremenda dipendenza da internet e dai social media con numeri in costante aumento di anno in anno. “Word’s Minefield” invece parla di come sempre di più si stia cambiando il vocabolario, rendendo tutto politicamente corretto, ma le azioni restano invariate e feroci. Mi piace dire che stiamo vivendo un nuovo medio evo in cui ci pare tutto molto moderno grazie alla tecnologia , peccato però si brucino ancora le streghe in piazza ma con termini più appropriati.
Ovviamente non vedo tutto in modo negativo ed infatti il disco si chiude con “Finally Free” che molto semplicemente auspica un cambiamento che può arrivare solo se davvero lo si vuole.
Avete un nuovo batterista, Mat Peruzzi, cosa è successo? Perché questo cambio?
Abbiamo avuto l’immensa fortuna ed il grande onore di avere John Macaluso con noi su “Architecture Of A God e sul palco per molti concerti in Italia e all’estero, credo si sia semplicemente e fisiologicamente chiuso un ciclo. Non siamo una grande band blasonata e forse per questo motivo, incluso forse anche il genere musicale, John abbia preferito prendere altre strade. Mattia è una nostra conoscenza dal 2015 quando venne con noi in Messico per una bellissima data ed è stato quindi naturale chiamarlo nella band.
In produzione c’è nuovamente Simone Mularoni, un nome oramai legato ai Labyrinth?
Simone non ha bisogno di presentazioni, è un ottimo musicista ed altrettanto brillante produttore, noi lo consideriamo il settimo elemento della band. Sa cosa vogliamo prima ancora di saperlo noi stessi e parte del valore dei nostri ultimi due album va a lui senza alcun dubbio.
C’è molto fermento nel metal italiano oggi, stanno nascendo molte band, alcune anche d’ispirazione Labyrinth, cosa ne pensi?
Di certo ne sono, anzi ne siamo felicissimi, non abbiamo mai avuto la velleità di essere da esempio per qualcuno, ma pare sia accaduto e credo sia qualcosa che va oltre ogni nostra più rosea aspettativa. Il successo è questo, oltre ogni concetto di fama e danaro.
L’album esce in un periodo molto difficile per la musica per l’emergenza covid e almeno al momento non potete presentarlo dal vivo. Cosa ne pensi di questa situazione e se avete già programmato concerti quando tutto finirà.
Concerti non se ne riescono a programmare, abbiamo avuto la fortuna di farne uno lo scorso anno a Genova e fu davvero magico, per noi e per gli spettatori. Molti reputano che sia una perdita di tempo far uscire dischi in questo periodo, in realtà credo sia l’esatto opposto. Un disco significa che esisti nonostante tutto e da come è stato accolto, mi sento di dire che per molti è stata una bella sorpresa. Teniamo duro, e forse potremmo tutti ripartire nel 2022, di certo non siamo inclini ai concerti in streaming poiché è nostra opinione che i concerti si facciano in due entità ben definite, la band ed il pubblico con un continuo scambio di emozioni. Cantare e suonare per una telecamera personalmente lo trovo troppo freddo.
Come darti torto!! 30 anni di Labyrinth, gioie e dolori, cosa cambieresti e di cosa vai più fiero.
Potrei elencarti una lunga lista di errori che se potessimo tornare indietro eviteremmo ma ad oggi posso dirti che noi siamo esattamente come e dove vogliamo essere. Siamo stati criticarti per alcuni cambi di sound ma ogni disco è figlio del periodo storico in cui lo scrivi e registri e proprio per la nostra libertà di espressione, lontana da ogni moda, abbiamo sempre seguito l’istinto e possiamo non rimproverarci assolutamente nulla.
Rimanendo su questa tematica, le differenze tra i Labyrinth di ieri e quelli di oggi?
L’età, il tempo che passa, nuove esperienze di vita fanno si, che come dicevo prima, ogni disco abbia una storia ed un vissuto ben preciso. Oggi sono davvero molto fiero di questa nuova line up dove tutti danno il massimo per uno scopo comune, ossia ottenere il miglior risultato possibile in serenità. Ringrazio quindi Oleg, Nick e Mattia per aver reso questo album ciò che è.
Chiudi l’intervista come vuoi, un messaggio per i vostri fan e i nostri lettori.
Prima di tutto grazie a te e a Tuttorock e poi grazie a tutti coloro che stanno leggendo e che ancora una volta ci hanno accordato e confermato la loro stima ed il loro affetto dopo aver ascoltato in nuovo album. Ci vedremo di certo in giro appena sarà possibile.
FABIO LOFFREDO
Band:
Roberto Tiranti: Voce
Olaf Thorsen: Chitarra
Andrea Cantarelli: Chitarra
Oleg Smirnoff: Tastiere
Nik Mazzucconi: Basso
Mattia Peruzzi: Batteria
Appassionato di musica sin da piccolo, ho cercato di esplorare vari generi musicali, ma è il metal, l'hard rock ed il rock progressivo, i generi musicali che più mi appassionano da molti anni. Chitarrista mancato, l'ho appesa al chiodo molto tempo fa. Ho mosso i primi passi nello scrivere di musica ad inizio anni 90, scrivendo per riviste come Flash (3 anni) e Metal Shock (ben 15 anni), qualche apparizione su MusikBox e poi il web, siti come Extramusic, Paperlate, Sdangher, Brutal Crush e Artists & Bands. I capelli mi si sono imbiancati, ma la passione per la musica è rimasta per me inalterata nel tempo, anzi molti mi dicono che non ho più speranze!!!!