Bob Dylan (a cura di Salvatore Esposito) Hoepli, Milano 2017
La pubblicazione di questo volume risale ad alcuni anni fa, ma vale la pena parlarne anche oggi per la qualità dei suoi contenuti e perché in grado di solleticare l’interesse della pletora di seguaci che sua maestà Bob Dylan ha anche nel nostro paese. Il volume fa parte della collana “La storia del Rock – I protagonisti” diretta da Ezio Guaitamacchi. Il libro è organizzato per capitoli cronologici che contengono riquadri e spazi dedicati ad argomenti “topici” che scandiscono le tappe di una carriera artistica straordinaria: quella di un autore di canzoni che in non poche occasioni ha preferito farsi ricoprire di critiche piuttosto che rinunciare al coerente perseguimento dei propri obiettivi artistico-musicali e di messaggio. Ad Alessandro Portelli, accademico e professore di letteratura anglo americana, è affidata l’introduzione del volume. Piace riportare, di detta introduzione, alcuni passaggi che sembrano ben cogliere anche le motivazioni che stanno alla base del Nobel conferito a Dylan nel 2016. Portelli sottolinea come il grande riconoscimento ottenuto da Dylan dagli accademici di Svezia “sia stata la presa d’atto di una difficoltà a rinchiudere la poesia, e più in generale la letteratura, in criteri rigidi e confini invalicabili.” E ancora, la necessità di sottolineare la grandezza artistica del nostro fa dire a Portelli che “Le categorie costringono l’arte in steccati non comunicanti, mentre Dylan e altri artisti come lui tendono a superarli, a mescolare linguaggi e confonderli e ci portano a cercare ancora. Non possiamo chiudere Bob Dylan dentro la letteratura, ma dovremmo ringraziarlo perché ci porta a interrogarci su cosa sia davvero la letteratura, oggi.” Un giudizio, quello dato da Portelli, che a ben vedere si addentra nel profondo delle motivazioni di assegnazione del premio Nobel al cantante del Minnesota. Salvatore Esposito, Daniele Cestellini, Alessandro Bratus, Peter Stone Brown, Gianluca Dessi, Michele Gazich, Michele Murino, Alessandro Cavazzuti e il cantautore milanese Alberto Fortis che con la sua postfazione chiude il volume, sono gli autori di un’opera che approfondisce e arricchisce il racconto delle varie tappe di una carriera irripetibile. Il libro, per altri versi, appare corredato da un abbondante apparato fotografico e iconografico. Si parte dunque con un Dylan primigenio, quello degli anni che vanno dal 1961 al 1964. È il Dylan dell’omonimo primo album “Bob Dylan” e di “The freewheelin’ Bob Dylan”, e dei primi successi su 45 giri come “Blowin’ in the wind” o “The times they are a changin'”. Un Dylan opportunista guidato da una forte motivazione ad arrivare, quello che giunge a New York nel 1961. Si nota in particolare con quanta scaltrezza fin dall’inizio persegua i propri obiettivi artistici. Non c’è, tra i biografi di Dylan, fin dai tempi di Anthony Scaduto, giornalista scomparso ultra ottantenne nel 2017 e biografo dylaniano della prim’ora (il suo libro “Bob Dylan – La biografia” fu pubblicato nell’edizione italiana, nel 1972, da Arcana editore) chi non abbia accennato alla circostanza. “Qualcuno ricorda”, scrive Salvatore Esposito nel libro di cui ci occupiamo, “che usava a suo piacimento amici e conoscenti finché potevano tornargli utili per un posto in cui dormire o un pasto: poi li abbandonava senza porsi scrupoli, proprio come accadeva nel rapporto con i suoi colleghi, ai repertori dei quali attingeva a piene mani, rubando melodie, parole e arrangiamenti.” Talento da vendere, molta voglia di imparare e una determinazione nel perseguire i propri intenti che talvolta sfociava nei descritti quantomeno sconcertanti comportamenti anche nei confronti di chi lo aiutava e gli voleva bene. Il secondo capitolo del libro si occupa di un momento cruciale per l’evoluzione artistica del nostro. Dylan prende le distanze dalla “protest song” degli esordi e nella sua musica inietta tutte le suggestioni del rock’n’roll e della psichedelia: elettricità ed estrema liricità dei testi delle varie canzoni sembrano essere gli elementi che maggiormente risaltano tra i solchi di dischi come “Highway 61 revisited” e “Blonde on blonde”. All’interno di questi ultimi i versi si fanno intimisti e sembrano risentire dell’influenza di Walt Whitman, dei poeti simbolisti francesi, della poesia beat. Si prosegue con il ritiro a Woodstock dopo l’incidente motociclistico, in compagnia di “The Band” (quello con il gruppo di Robbie Robertson fu certamente un sodalizio artistico fortunatissimo e fruttuoso che darà luogo, in primis, al seminale “The basament tapes”, le cui registrazioni, pur risalendo al 1968, furono pubblicate su doppio LP nel 1975), con il racconto di uno dei massimi capolavori dylaniani, “Blood on the tracks”, con l’esperienza del carrozzone musicale della Rolling Thunder Revue; il volume ripercorre poi i giorni della conversione al cristianesimo dando conto anche degli album che a essa si ispirano. Vengono per ultimi i dischi pubblicati negli anni ottanta e oltre: tra essi anche alcuni capolavori come “Love and Theft” e “Tempest”. Il libro si chiude con la disamina del viaggio intrapreso da Dylan nel grande “Songbook” americano con i dischi “Shadows in the night”, “Fallen angels” e “Triplicate”. Emerge ancora una volta, dalla sua lettura, il ritratto di un artista di grande spessore e talento fedele ai propri principi, insostituibile punto di riferimento stilistico musicale e culturale del nostro tempo e ispiratore di una miriadi di scrittori di canzoni; un intellettuale sempre vigile, curioso e critico, ma anche, per certi versi, fragile, umanamente vulnerabilissimo.
GIOVANNI GRAZIANO MANCA
Salvatore Esposito, Giornalista pubblicista e critico musicale con alle spalle un’esperienza decennale, ha scritto per storiche riviste musicali italiane come “Jam” e “FolkBulletin” e collaborato con autorevoli siti specializzati come “Il Popolo del Blues” di Ernesto De Pascale. Già co-autore dei volumi su Bob Dylan e CSN della collana “Legends” di Editori Riuniti e di Francesco De Gregori. Quarant’anni di Canzoni. Ha curato con Ciro De Rosa l’eBook Viaggio In Italia per SquiLibri ed è tra gli autori del volume Ricci i tuoi capelli. Arie e canti popolari di Cannole edito da Kurumuny Editore. Appassionatosi alla musica tradizionale italiana e alla world music, ha fondato nel 2009 la testata online www.blogfoolk.com di cui è direttore editoriale.
Band:
Curatore: Salvatore Esposito
Editore: Hoepli
Collana: La storia del rock. I protagonisti
Anno edizione: 2017
In commercio dal: 23 giugno 2017
Pagine: IV-204 p., Brossura
EAN: 9788820379780
Giovanni Graziano Manca è nato a Nuoro ma vive e opera a Cagliari. Laureato in filosofia, pubblicista, da sempre si interessa di cultura, in particolar modo di musica, poesia, arte, filosofia e letteratura. Numerose le pubblicazioni al suo attivo: oltre a collaborare con quotidiani e periodici, ha pubblicato volumi di narrativa e di poesia (ultimi, tutti in versi, "In direzione di mete possibili" Lieto Colle, 2014 , "Voli in Occidente" Eretica, 2015, e "Nel tempo che si muove", Antipodes, 2020, articoli e saggi su riviste specialistiche e web.