Eric Clapton – L’autobiografia (EPC editore)
Clapton racconta Clapton: dagli albori in un piccolo villaggio del Surrey al sodalizio con J.J.Cale a “Crossroads”, serie di eventi-concerto organizzati periodicamente dal nostro al fine di raccogliere fondi a favore del centro di riabilitazione per la tossicodipendenza da lui fondato nel 1998. Una narrazione che abbraccia, in un insieme coerente e di grande respiro, ben cinquant’anni della vita di uno dei più straordinari musicisti e strumentisti che il rock e il blues abbiano mai conosciuto. Scorrevolissimo e ben scritto, da anni fuori catalogo, “Eric Clapton – L’autobiografia” ( è disponibile qui: https://www.epc.it/Prodotto/Editoria/Libri/ERIC-CLAPTON-autobiografia/4787 ) viene oggi opportunamente ristampato dall’editore EPC di Roma: la narrazione è incalzante, accattivante e densa di emozioni e dà luogo a una delle più riuscite storie autobiografiche del rock. Il libro, definito di volta in volta dalla stampa d’oltreoceano “Una gloriosa storia rock”, “Un racconto avvincente di arte, decadenza e redenzione.”, “Affascinante”, “Un autoritratto autentico e sincero” e così via, merita di essere considerato tra i migliori del suo genere, insieme a “Testimony” di Robbie Robertson, “Life” di Keith Richards e “Il sogno di un hippie” di Neil Young. Il racconto del periodo dell’infanzia e dell’adolescenza a Ripley, minuscolo villaggio non distante dalla capitale britannica, sa di romanzo dickensiano: Eric soffrì non poco per l’assenza di sua madre. Infatti, fu cresciuto dalla nonna materna e dal suo secondo marito (sua madre – che il piccolo Clapton credeva fosse invece sua sorella maggiore – l’aveva avuto da un militare canadese durante la guerra ed era andata a vivere in Germania dopo aver sposato un altro militare canadese): “La musica divenne la mia panacea e imparai ad ascoltarla con tutto me stesso”, scrive significativamente Clapton. La crescita musicale di Eric, a partire dal secondo capitolo in poi, viene descritta cronologicamente e con dovizia di particolari. Degli Yardbirds Clapton amava il sound molto grezzo. “La cosa che ci distingueva dalla maggior parte delle altre band”, racconta, “erano le sperimentazioni sulle dinamiche di gruppo, […]. Diventammo noti per l’improvvisazione […]”. L’ingresso di Eric nei Bluesbreakers dell’alfiere del British Blues, John Mayall, fece schizzare alle stelle la notorietà del nostro: “Da quel momento la gente cominciò a parlare di me come se fossi un genio e mi fu riferito che qualcuno aveva scritto “Clapton is God” sul muro della stazione della metropolitana di Islington. Poi la scritta apparve in tutta Londra, come i graffiti. Ero perplesso, e in un certo senso dispiaciuto. Non volevo quel tipo di notorietà. […]”. A seguire il racconto dei Cream, dei Blind Faith, Derek and the Dominos, dei più grandi dischi e successi claptoniani nel corso dei decenni, degli incontri avuti dal nostro con personaggi del calibro di Muddy Waters, BB.King, Stephen Stills, Bob Dylan, con il gruppo americano di The Band. Di questi ultimi Clapton ricorda: “Quello che mi fece spazientire più di ogni altra cosa fu scoprire la musica di The Band grazie a un mio amico, Alan Pariser, un impresario di Los Angeles che conosceva tutti nel music business e poteva metterti in contatto con chiunque volessi. Aveva i nastri del loro primo album, intitolato Music from Big Pink, che era fantastico.” Quella di Eric è un’autobiografia che in parte sensibile riassume anche le vicende più intime ed esistenziali dell’artista e non solo quelle riferite alla sua straordinaria carriera di musicista. Ripley rimarrà sempre nel cuore del bluesman inglese: non stupisce apprendere che il funerale di suo figlio Conor (nato dalla relazione con l’attrice italiana Lory Del Santo e venuto a mancare nel 1991 a soli quattro anni cadendo da un grattacielo a New York) “si svolse alla chiesa di Mary Magdalen di Ripley, in una fredda e cupa giornata di marzo, poco prima del mio quarantaseiesimo compleanno. Vennero tutti gli abitanti del villaggio e la funzione fu molto bella, ma io ero ammutolito.” Gli appassionati della musica di Clapton, leggendo le quasi 350 pagine del volume troveranno che quella del chitarrista inglese è, al pari di quella raccontata nel documentario autobiografico che lo riguarda, Life in 12 Bars, una storia esemplare: la storia di un uomo che nonostante le iniziali difficoltà familiari e affettive e quelle successive legate alla dipendenza da droghe e da alcool è riuscito nel corso degli anni a migliorare se stesso e a realizzarsi in ognuna delle strade intraprese. Gli ultimi capitoli del libro ci presentano un Clapton preso dagli innumerevoli impegni professionali ma sempre totalmente coinvolto dalla sua famiglia: non è casuale che il libro sia dedicato, oltre che alla donna che lo crebbe, sua nonna Rose, a sua moglie Melia e alle sue figlie Ruth, Julie, Ella e Sophie.
GIOVANNI GRAZIANO MANCA
Info:
Eric Clapton – L’autobiografia –
344 pagg., euro 18,
EPC editore, Guidonia (RM)
Traduttore: Ira Rubini
Anno edizione: 2019
In commercio dal: 4 dicembre 2019
EAN: 9788863109306
Links:
https://www.libreriauniversitaria.it/eric-clapton-autobiografia-clapton-eric/libro/9788863109306
https://www.ibs.it/eric-clapton-autobiografia-libro-eric-clapton/e/9788863109306
https://ikitan.bandcamp.com
Giovanni Graziano Manca è nato a Nuoro ma vive e opera a Cagliari. Laureato in filosofia, pubblicista, da sempre si interessa di cultura, in particolar modo di musica, poesia, arte, filosofia e letteratura. Numerose le pubblicazioni al suo attivo: oltre a collaborare con quotidiani e periodici, ha pubblicato volumi di narrativa e di poesia (ultimi, tutti in versi, "In direzione di mete possibili" Lieto Colle, 2014 , "Voli in Occidente" Eretica, 2015, e "Nel tempo che si muove", Antipodes, 2020, articoli e saggi su riviste specialistiche e web.