DISTORTED VISIONS – Born dead
Giovane band milanese attiva dal 2017, i Distorted Visions ci propongono una versione nostrana del metalcore, genere che tanto spopola oltreoceano tra i giovani che cercano una alternativa a rap, trap, il moderno RnB ed ovviamente l’onnipresente musica pop ultra – commerciale. In pochi anni sono riusciti a costruirsi una buona fan base, soprattutto grazie ad una attività live che ha permesso ai quattro meneghini di acquisire esperienza ed arrivare pronti all’appuntamento con l’esordio discografico – un passo fondamentale e cruciale per tutte la band che cercano di dire la loro in un mercato oltremodo saturo. Ed eccolo, il loro Born Dead, registrato nel 2019 da Marcello Iannuario al suo Iannuproduction Studio e con la supervisione di Marco Coti Zelati – bassista e mastermind dei grandi Lacuna Coil: con tali premesse e da ciò che vediamo anche nei loro canali social la band sembra pronta per un salto di qualità e si presenta in modo parecchio professionale – nonostante forse qualche carenza di info approfondite. Le aspettative che vengono create sono quindi alte ponendomi all’ascolto di queste dodici tracce in maniera assolutamente asettica… e devo dire che in buona parte queste aspettative sono state deluse: la tecnica si sente tutta, la voglia di prendere esempio dai grandi nomi della scena americana anche, la passione, la coesione e la dedizione non mancano… ma l’album suona un po’ troppo ingenuo e se vogliamo stereotipato – cosa assolutamente normale per un album di debutto, ma che avrebbe potuto risultare molto migliore con alcuni accorgimenti. Ho apprezzato molto i momenti di clean voice, mentre il growl in diverse canzoni è ancora un po’ acerbo e sfiatato – mentre in altri risulta decisamente più potente e convincente: dipende dal brano, dalla tecnica vocale da perfezionare o dal missaggio? Ai posteri l’ardua sentenza.
L’album è apparentemente diviso in due parti – i primi 5 brani sono tutti molto simili nell’intenzione, brani diretti e senza compromessi seppur con qualche sprazzo melodico ma che non attirano l’attenzione come dovrebbero, nemmeno il primo singolo – il brano Paranoia. Ripeto, la qualità è evidente ma fin qui il songwriting pare ancora acerbo e paga fin troppo tributo all’ hardcore e metalcore statunitense basandosi molto sulla potenza della sezione ritmica – che a mio parere poteva essere messa meglio in evidenza, soprattutto il suono della grancassa, forse troppo “sintetica” ed il basso, finora un po’ in secondo piano. La svolta arriva su Burn, brano che sembra molto più curato dei precedenti sotto diversi punti di vista – l’arrangiamento lo rende più dinamico, il contrasto clean/growl è più fluido ed evidente, il suono degli strumenti è molto più cristallino: non so cosa sia successo, ma da qui in poi pare un altro disco! La successiva Seventeen si distacca un po’ dalle sonorità precedenti – più death metal che metalcore, la differenza compositiva si sente ed anche il growl è più a suo agio… un buon brano che saprà fare la differenza anche in sede live. Altro brano interessante è Disintegration, dove il metalcore incontra il groove metal (qualcuno ha detto Pantera?): brano spietato e senza compromessi che qui fa fare un bel passo in avanti alla band. Molto molto interessante anche la traccia numero 10, Harakiri – non a caso scelta come ulteriore singolo: un basso molto più marcato, una maggiore presenza di clean vocals e un growl più curato fanno di questo brano la punta di diamante di Born Dead, la sua struttura può e deve diventare la pietra basamentale su cui i Distorted Visions potranno costruire i loro prossimi inediti. Ancora tanto groove sulla sguaiata Scars, undicesima traccia dell’album – ottima da proporre dal vivo, mentre la conclusiva Priority ritorna su canoni più standard non aggiungendo nulla di particolare a quest’opera.
Si tratta di un album con due volti insomma, che cresce ad ogni traccia e che ha il suo apice in quello che – se fosse un vinile – sarebbe il lato B: una vera esplosione ed un salto qualitativo rispetto al “lato A” su cui come già detto i nostri dovrebbero concentrarsi per il futuro. Nessuna bocciatura insomma, è un debut album onesto che lascia intravedere grossi margini di miglioramento per la band che in questi giorni ha anche annunciato un cambio di line up accogliendo ufficialmente il batterista Andrea Del Francia in luogo di Davide Dalla Pozza – in attesa di calcare di nuovo i palchi e macinare tanta esperienza per poi presentare un secondo lavoro che – sono certo – sarà un bel passo in avanti verso una giusta maturità artistica! Killer tracks: Burn, Disintegration e soprattutto Harakiri.
SANTI LIBRA
Tracklist:
1 – Introspection
2 – Every time I die
3 – Paranoia
4 – Undefined pain
5 – Gore
6 – Burn
7 – Seventeen
8 – 99,9%
9- Disintegration
10 – Harakiri
11 – Scars
12 – Priority
Credits:
Pubblicazione: 5 marzo 2020
Registrato presso Iannu Production Studio
Prodotto da Marco Coti Zelati (Lacuna Coil)
VOTO
Band:
Marco Cicala – voce
Emanuele Cicale – chitarra
Tiziano Baruffi – basso
Davide Dalla Pozza – batteria e voce
Sito ufficiale: https://distortedvisions.it
Pagina Facebook ufficiale: https://www.facebook.com/distortedvisionsofficial
Profilo Spotifiy: Spotify: https://spoti.fi/38Ohyaa
Canale YouTube ufficiale: Youtube: https://bit.ly/2U8b0za
Profilo ufficiale Instagram: https://bit.ly/313O0To
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Bolognese, classe 1978 – appassionato scrittore sin da piccolo e devoto alla musica al 100% Cresciuto con i grandi classici della musica italiana ed internazionale, scopre sonorità più pesanti durante la gioventù e non se ne separa più, maturando nel contempo il sogno di formare una rock band. Si approccia inizialmente al pianoforte e poi al basso elettrico – ma sarà la sua voce a dargli il giusto ruolo, facendosi le ossa in diverse band e all’interno di spettacoli che coprono vari generi musicali, fino a fondare i Saints Trade – band hard rock con cui sforna diversi album e si toglie più di una soddisfazione in Italia e all’estero, fino a realizzare un altro piccolo sogno – quello di scrivere di musica entrando a far parte della grande famiglia di TuttoRock.