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MFO – LA MED FREE ORKESTRA TORNA CON IL NUOVO “PANDEMONIUM”

MFO – LA MED FREE ORKESTRA TORNA CON IL NUOVO “PANDEMONIUM”

MFO

Parliamo di una realtà artistica importante, raffinata, inclusiva, attenta, la MFO. Nel suo decimo anno di attività la Med Free Orkestra torna con un nuovo sound, nuovi musicisti e nuove progettualità. Nasce Pandemonium, il primo brano del nuovo progetto discografico della storica band, scaturito da linfa rinnovata che muove oggi la MFO, in uscita a primavera 2021. La MFO è formata da Sade Mangiaracina (Piano,Tastiere, Synth), Silvia Aprile (Voce), Ismaila Mbaye (Voce e Percussioni), Franck Armocida (Voce, Chitarra e Percussioni), Salvatore Maltana (Basso elettrico e Contrabbasso), Marco Severa (Flauto e Sax Baritono), Stefano Scarfone (Chitarra Elettrica e Acustica), Augusto Ruiz (Trombone), Gabriele Buonasorte (Sax) e Ciro Viola (Batteria).
La direzione di produzione è affidata al suo fondatore, Francesco Fiore.
Pandemonium è un brano scritto dalla raffinatissima pianista jazz Sade Mangiaracina, premiata nel 2019 dalla rivista Musica Jazz ,  tra i vincitori del progetto per il nuovo anno Nuova Generazione Jazz 2021 e musicista stabile della Med Free Orkestra. L’abbiamo incontrata per Tuttorock:

In questo decimo anno di attività la MFO torna con nuovi progetti e nuovi sound: come nasce il brano Pandemonium? Qual è l’idea comune?
Vincere la paura e costruire il futuro nel momento forse più buio per la vita di ognuno di noi. Un atto di fiducia, un atto d’amore per la musica, una risposta piena di musica, luce e colori.

Pandemonium è brano scritto da te. Come nasce l’idea e cosa desideravi raccontare?
E’ la prima volta che mi cimento nella scrittura per una orchestra. È stata una esperienza unica poter lavorare con musicisti incredibili e con una gran voglia di sperimentare. Pandemonium è un brano che nasce, come dicevo poc’anzi, dalla voglia di guardare avanti. È un brano nato spontaneamente, è un brano che nasce dalla voglia di non arrendersi alla paura. Pandemonium ha tante sfaccettature, cambi continui di ritmo e un racconto in musica percome intendo io la musica.

Abbiamo visto che il brano così come l’album sono nati durante il lockdown. Qual è stata l’esigenza narrativa e anche creativa? Si tratta di un percorso?
Francesco Fiore, il fondatore nonché produttore della MFO, mi ha espresso l’esigenza, tempo fa, di voltare pagina musicalmente, di provare a sperimentare, di trovare un nuovo sound e una nuova strada, un nuovo percorso musicale. Penso che, insieme a Salvatore Maltana con cui abbiamo scritto la parte musicale del disco, invece i testi sono stati scritti dai due cantanti Silvia Aprile e Franck Armocida, siamo riusciti ad andare incontro alla richiesta di svolta che Francesco ci ha espresso.
E’ stato un lavoro collettivo a cui ho cerato di dare una impronta distintiva sin dall’inizio, ho provato a dare una visione musicale che va al di la di qualunque genere, cercando di spaziare dal jazz alla world music, sino ad arrivare al rock progressive. E’ stato un lavoro lungo, faticoso e molto stimolante.

La pandemia nazionale e globale sta sconvolgendo e cambiando tutte le nostre abitudini. Ognuno di noi ha avuto o ha qualche amico, collega, parente ammalato. Umanamente, ci ha cambiati o peggiorati questo periodo?
Sono molto pragmatica su questo argomento. Chi era predisposto a cambiare, sarà sicuramente cambiato, spero in meglio, ma se penso alle tragedie del passato, l’umanità ha sempre risposto con grande energia. I cambiamenti partono sempre da grandi cadute. Noi siamo cambiati per sempre e, molti, ancora non lo hanno capito. Spero sinceramente di vedere e vivere il cambiamento, del futuro non bisogna mai avere paura. Oppure, la paura può essere la linfa vitale, se trasformata in positivo, alla spinta al cambiamento. Speriamo in bene e guardiamo avanti con fiducia.

E’ cambiato il senso di solidarietà e accoglienza, in questo anno e i social che ruolo stanno avendo?
Come al solito i social hanno un ruolo fondamentale nel vivere comune. Devo dire che non sempre ho visto e letto cose belle, a volte mi sono vergognata io al posto di coloro che hanno negato, poi additato e inferocito la discussione. Però allo stesso tempo ho assistito a centinaia di iniziative, a partire dai grandi personaggi vedi Armani, ai piccoli gesti di tantissime persone che hanno sentito di agire, di non stare immobili dinnanzi alla povertà o alla disperazione del proprio amico, parente, conoscente. Tanti gesti che raccontano molto del nostro fantastico popolo. Noi come Med Free Orkestra abbiamo partecipato, donando di nostra sponte una somma per la bellissima iniziativa della Casetta Rossa di Roma. La “Spesa Sospesa” ha raccolta molti fondi e la casetta rossa ha distribuito centinaia di pasti alle persone che non potevano permetterselo. Tutto ciò per dire che le risposte solidaristiche sono state e di diversa natura, il che fa ben sperare. Dovremmo trattenere questo sentimento solidaristico dentro di noi e cercare di riproporlo ogniqualvolta c’è bisogno. Con piccoli gesti, con pochi euro si possono cambiare le sorti di una vita.

Un tuo pensiero sui luoghi di cultura chiusi (teatri, sale cinematografiche) e la difficoltà per la musica, i live. Perché fare cultura nel nostro Paese è così difficile e non è considerata un “lavoro vero”? In quali nazioni invece, la cultura è incentivata e aiutata?
A queste domande do una risposta unica e cercherò di essere breve, ci sarebbe molto da dire. Le ragioni sono moltissime per cui la cultura non è concepita come un lavoro. La prima in assoluto è che la cultura è percepita da molti, sempre meno per fortuna, come uno svago. Ci vorrebbe più cultura per capire la cultura. La cultura in generale per chi ci lavora, spesso si traduce in studio, dedizione e sacrifici, tale e quale a chi ha studiato economia per diventare commercialista o chi ha studiato giurisprudenza per diventare avvocato. Basterebbe capire questo semplice concetto per avere una percezione diversa della cultura e della musica. Altra questione fondamentale che rende la cultura un argomento che la politica ha messo da parte, è la mancanza di una legislazione che inquadri e tuteli i lavoratori e le aziende di questo settore, in particolare nel settore della musica. È un settore che assomiglia ad un guazzabuglio di risposte spesso personali e come diceva Corrado Guzzanti “la risposta dentro di te è sbagliata”. Dove non esiste regolamentazione, non esistono tutele o se esistono sono basse tutele. Poi, bisogna dire tutta la verità. Il nostro settore è diviso, è rancoroso, spesso si fa male da solo. Pochi in questo periodo hanno cercato di unire, tra i primi posso sicuramente citare Paolo Fresu e Diodato che tanto hanno fatto in passato e tanto hanno cercato di lavorare insieme a molte associazioni (molte nate anche durante la pandemia) per mettere insieme proposte da recapitare al Governo. Bisogna fare uno scatto in avanti, tutti insieme, altrimenti difficilmente ne usciremo. Oggi non mi sento di chiedere di aprire i teatri e i concerti dinnanzi a centinaia di morti al giorno, ma chiedo al governo e alle istituzioni consequenzialità e coerenza.In questo modo le persone non comprendono più, si sentono disorientate, anche le iniziative più serie, vengono considerate inutili. È un pericolo l’antipolitica, è un pericolo il negazionismo, tutto ciò alimentato anche dalle iniziative politiche sbagliate. Ci vuole coerenza nell’agire. E le persone devono capire che la serietà nei comportamenti è l’unica strada da perseguire per salvaguardare la nostra salute e la nostra economia.

Cosa ci sta insegnando questo periodo e che eredità umana ci lascia?
Ci insegna che la vita è una. La parola “Vivere” per noi fino a ieri aveva un significato quasi scontato. Ora, in questo preciso momento assume un significato diverso. Vivere bene, in salute e in pace è l’unica cosa per cui valga la pena declinare il verbo della vita.

Sei d’accordo con questa citazione di Baricco “A volte le parole non bastano. E allora servono i colori. E le forme.E le note. E le emozioni”? Quale potere ha, la musica? 
La musica ha sempre unito e accolto. La musica ha un unico linguaggio, e l’universalità di una canzone arriva dritta al cuore di tantissimi. La frase di Baricco si sposa bene anche con il concetto che c’è dietro al video che vedrete di Pandemonium. Sarà un video pieno di forme, colori, di emozioni, un concetto che racchiude la nostra idea di svolta, di cambiamento, di progetto artistico a tutto tondo. Spentriu è il giovanissimo artista visionario regista che ha ideato e progettato il video. Andrea Rinaldi, questo il vero nome di Spentriu, ha compreso benissimo quale percorso volevamo intraprendere. Con Spentriu usciranno altri due video nei prossimi mesi, sarà un racconto in musica ed immagini che descriverà cosa vogliamo diventare da grandi.

Alessandra Paparelli