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“ER PROSSIMO NATALE” – IL FRIZZANTE SINGOLO DEI PAJATA FUNK

“ER PROSSIMO NATALE” – IL FRIZZANTE SINGOLO DEI PAJATA FUNK

Pajata Funk foto

Abbiamo incontrato Pajata Funk, talentuosissima band romana che nasce nel 2019 sulla spinta dello scrittore e musicista Antonio Agrestini, il quale dopo aver pubblicato il suo libro di racconti in dialetto romanesco, dal titolo “Il coccodrillo mangiapiedi” (Bibliotheka Edizioni), ha voluto sperimentare le potenzialità e tutte le sfumature del romanesco anche nella musica, fondendo in maniera frizzante ed originale il dialetto romanesco già pieno di colori con sonorità quasi contrapposte, come il funk e la disco. La storica trasmissione BLOB -“di tutto di più” su Rai3 si è accorta di loro e li ha inseriti per ben due volte in chiusura proprio con il nuovo singolo, uscito da pochi giorni, “Er prossimo Natale”. Dopo “Er bangla cià tutto” è ora la volta di questo nuovo brano molto ironico, spiritoso, dissacrante, destinato a diventare l’inno del Natale 2020, il Natale Covid.
Un singolo per volta e non un album: i Pajata Funk concentrano creatività ed energia nella produzione esclusivamente di singoli da pubblicare uno per volta e di volta in volta.
La band è formata dall’attore e cantante, la voce del gruppo Claudio Camilli, che abbiamo visto nel fine settimana nell’amatissimo daily Il Paradiso delle Signore Rai Uno, Antonio Agrestini (scrittore, chitarrista e autore), Andrea Ottaviani (bassista e contrabbassista) e Giuliano Aloisi (batteria). Li abbiamo incontrati tutti e abbiamo parlato con loro:

Nascete artisticamente nel 2019 sulla spinta dello scrittore e musicista Antonio Agrestini, con il suo libro di racconti in dialetto romanesco “Il coccodrillo mangiapiedi”: ci raccontate come è andata e come è maturato il vostro progetto musicale?
Andrea: conosco Antonio e Giuliano dagli anni ’90, abbiamo già collaborato a vari progetti più o meno importanti. Ci lega soprattutto un’antica amicizia. Antonio spesso mi parlava del suo desiderio di progettare uno spettacolo sul genere teatro-canzone. L’idea era di mettere in scena alcuni dei suoi brevi monologhi intervallati da brani musicali. Pajata Funk era proprio il titolo della seconda raccolta di racconti dialettali, ancora inedita, diventato poi nome della band. Il progetto però è rimasto vago per diversi mesi finché Antonio non è venuto a casa mia per registrare una demo di “Er bangla cià tutto”, Il brano mi piaceva, ho lavorato diversi giorni con entusiasmo alla linea di basso. Poi ho girato il brano a Giuliano, che si è presto messo all’opera per l’arrangiamento. Avevamo però bisogno di una voce e, ragionando su chi potesse affiancarsi a noi, ho avuto l’illuminazione: Claudio Camilli. Anche lui nostro amico da anni, cantante con molte esperienze alle spalle e, soprattutto, attore. Chi meglio di lui poteva dare volto al nostro progetto? Claudio ha ascoltato la demo e ha accettato subito di unirsi a noi. Ecco, è iniziato tutto così.

Antonio Agrestini ha sperimentato le potenzialità del dialetto romanesco con la musica, in particolare un brillantissimo mix tra disco e funky, ne è la prova di “Er prossimo Natale” che si avvia ad essere il tormentone di questo Natale 2020, un Natale e Capodanno Covid, molto particolare. Come è nato il pezzo?
Andrea: ho ascoltato la demo di “Er prossimo Natale” intorno a giugno, quindi quando il Natale era molto lontano. Il malessere di cui Antonio parla nel brano nasce da sue esperienze personali, dalla sua personale idea del Natale, non aveva alcun riferimento alla situazione prodotta dal Covid. Però abbiamo pensato che invece il testo potesse incarnare perfettamente anche lo spirito del momento, motivo che ci ha spinto a rimandare la lavorazione di altri brani e a concludere questo in tempo utile per le festività.

E’ un disco fantastico, possiamo dirlo, pieno di ironia e molto radiofonico, arrangiamenti e testi molto accattivanti e originalissimi:
Claudio: Gli arrangiamenti sono merito di Giuliano. Lui è un polistrumentista, fa un lavoro enorme sui brani, anche in fase di registrazione e mixaggio.

Raccontateci anche la genesi del brano “Er bangla cià tutto”, come nasce?
Andrea: Il brano è nato sulla ferrovia Roma Lido. Seduta davanti ad Antonio c’era una coppia che discuteva su dove comprare non so cosa e la donna ha risposto: “Vai dar bangla! Er bangla cià tutto!” La frase si è fissata nella testa di Antonio e la sera stessa ha tirato giù la bozza del brano. Il riff introduttivo invece era di un altro brano inedito che Antonio aveva scritto dieci anni prima e che calzava alla perfezione con questa nuova canzone.

Noi di Tuttorock siamo già pazzi di voi, vogliamo portarvi fortuna!
Claudio: Siamo lusingati dal vostro interessamento, conosciamo l’importanza di questa testata, vi siamo davvero grati per lo spazio che ci offrite. Ritrovarsi quindi tra gli intervistati è una bella soddisfazione. Siamo certi che ci porterete fortuna.

Anche Blob di Rai3 si è accorto di voi, è la seconda volta:
Claudio: per noi è stata una sorpresa straordinaria. Circa un minuto del nostro video è stato inserito in due puntate sul tema del Natale. Non è escluso che ci sia anche una terza puntata, proprio il giorno di Natale. Abbiamo saputo che nella redazione dello storico programma siamo molto apprezzati. Ne siamo felici.

“C’ho un panettone d’ansia” racchiude davvero questo anno Covid, surreale, difficile, drammatico:
Claudio: purtroppo sì, come accennavo prima, il testo non è nato con un esplicito riferimento al Covid, ma in effetti questo Natale riserverà a molti “un panettone d’ansia”. Un anno terribile per tutti. Anche noi a causa della pandemia abbiamo perso importanti occasioni.

Quanta fatica per la musica indipendente? Un vostro pensiero sui luoghi di cultura chiusi, teatri e sale cinematografiche:
Claudio: Abbiamo avuto molte esperienze, tantissime pesanti delusioni, sappiamo quindi che è facile scoraggiarsi nel contesto della musica indipendente. Le proposte sono tante, emergere è sempre più difficile. Ma proprio per questo fin dall’inizio ci siamo promessi che il nostro scopo principale è solo il divertimento. Quindi alla base dei Pajata Funk c’è l’imperativo di non prendersi troppo sul serio, di fare musica. Succeda quel che deve succedere, noi comunque ci divertiremo.
Ovvio che la cosa che più ci piacerebbe è, prima o poi, portare la nostra musica dal vivo e l’idea che ora sia impossibile è sicuramente frustrante. Tanto più vedendo allontanarsi il nostro sogno di uno spettacolo di teatro-canzone. Ma dobbiamo affrontare questo terribile periodo a denti stretti. Prima o poi ne verremo fuori. Siamo ovviamente molto dispiaciuti per tutti coloro che a causa della chiusura dei luoghi che tu citavi stanno affrontando problemi economici seri.

Qual è l’esigenza creativa e a chi vi rivolgete?
Andrea: la cosa bella di questo progetto è che ognuno di noi ha un proprio spazio preciso in cui esprimersi. Antonio propone la canzone grezza con accordi, melodia e testo; io lavoro alle linee di basso e mi occupo anche della comunicazione; Giuliano suona quasi tutti gli strumenti e, soprattutto, cura gli arrangiamenti e le registrazioni; Claudio ci mette la voce e la giusta interpretazione e poi, quando finalmente avremo modo di esibirci dal vivo, ci darà un altro contributo importante, perché ha una grossa capacità di gestire il palco. Claudio è la faccia della nostra band.

L’ultima domanda è per il videoclip, anche questo molto ironico e iconico. Un omaggio anche ai Depeche Mode. La cena comandata, i parenti serpenti ma quest’anno anche la distanza sociale. C’è davvero tutto.
Andrea: realizziamo i nostri video con “due spicci” e ci divertiamo ogni volta a citare le band che ci piacciono, che hanno accompagnato periodi della nostra vita. In questo caso è toccato ai Depeche Mode. Ci piaceva l’idea di questo Babbo Natale che vaga in cerca di serenità, o del silenzio, come Dave Gahan nel video di Enjoy the silence.

Alessandra Paparelli