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“LE SUE ALI” – IL SINGOLO DALL’ALBUM “PERDENTE” – …

“LE SUE ALI” – IL SINGOLO DALL’ALBUM “PERDENTE” – …

Vincenzo Maida

Abbiamo intervistato Vincenzo Maida, compositore, cantautore, musicista che ci presenta il suo primo intensissimo singolo “Le sue ali”, estratto dall’album Perdente – disponibile su YouTube e su tutti i Digital – e anche Antongiulio Iorfida, autore e paroliere: insieme hanno dato vita a creatività, scrittura, progettualità. Progetti legati anche ad altri artisti del loro territorio, della loro regione, la Calabria. Un percorso artistico lungo, da artista indipendente, una progettualità insieme, in un connubio artistico tra parole, musica, sentimenti, vita. Un progetto, quello di “Perdente” che l’artista calabrese aveva in mente da molti anni, 12 per l’esattezza, come il numero delle tracce del disco che ci racconta nell’intervista. Disco che non uscirà “in blocco” ma con la decisione di pubblicare un singolo a settimana, per dodici settimane. Il desiderio, l’intento e l’obiettivo è quello di regalare al pubblico e agli appassionati di musica un’esperienza di ascolto unica, legata ad una concezione “itinerante” dell’album. “Le sue ali” è la trasposizione, in forma “canzone”, del romanzo “Le ali del bruco” di Antonio Cucciniello, un romanzo che è stato letto e fatto ascoltare in molte zone d’Italia, tra Istituti Scolastici, librerie.

“Le sue ali” è il singolo in uscita, venerdì 4 dicembre. Come sono nati brano e album? Raccontaci il percorso:
“Le sue ali”, il singolo di apertura dell’album, sarà disponibile il 4 dicembre su tutti i Digital Store. Per quanto, di fatto, lo abbiamo realizzato nell’arco di un mese e mezzo, a partire dai primi giorni di settembre, posso dire che avevo in testa ma, soprattutto, in pancia “Perdente” da un bel po’ di tempo. Dodici anni, per l’esattezza. Dodici, come il numero delle tracce del disco. Disco che non uscirà “in blocco”: abbiamo, infatti, deciso di pubblicare un singolo a settimana, per dodici settimane.

Il motivo?
Regalare al pubblico un’esperienza di ascolto unica, legata ad una concezione “itinerante” dell’album.

“Le sue ali” è ispirato al romanzo di Antonio Cucciniello, Le Ali del bruco. Avete realizzato anche un videoclip: chi è il regista e dove lo avete girato?

“Le sue ali” è la trasposizione, in forma “canzone”, del romanzo “Le ali del bruco”, di Antonio Cucciniello, con qualche riferimento di carattere personale che rende ancor più vicino il mio vissuto a quello del protagonista del libro. Ci tengo a ringraziare Tony – ormai un caro amico – per l’esperienza che abbiamo condiviso. È bello constatare come l’arte generi arte e la bellezza generi bellezza. Il videoclip è stato girato a Soverato, durante l’estate, nel pieno rispetto delle normative sanitarie. Le riprese sono di Raffaele “Raffo” Aversa, un eccellente videomaker del comprensorio. Regia e montaggio sono, invece, opera mia. Ci tengo a ringraziare l’ITT “Giovanni Malafarina” di Soverato, Istituto Scolastico virtuosissimo, che ci ha materialmente permesso di realizzare il videoclip. In particolare, esprimo enorme gratitudine per il Dirigente Domenico Agazio Servello, e per la prof.ssa Savina Moniaci: senza di loro – sempre attenti e vicini ai giovani, all’arte e alle esigenze del comprensorio – tutto questo non sarebbe stato possibile.

Hai deciso di metterti in gioco creativamente e “Perdente” è il tuo primo album di inediti. Sarà disponibile su tutti i Digital Store?

“Perdente” sarà disponibile su tutti i Digital Store. È un sogno che si realizza. Ho cominciato a suonare e, soprattutto, a cantare più di trent’anni fa. Adesso, finalmente, ho tra le mani il mio primo disco. Sono veramente orgoglioso.

La collaborazione è con Antongiulio Iorfida, autore, paroliere: da quanto collaborate insieme e com’è il vostro rapporto lavorativo?
Ho incontrato Antongiulio circa tre anni fa. Abbiamo legato immediatamente, sia dal punto di vista umano che professionale. Insieme, abbiamo scritto, composto e prodotto tantissime canzoni per numerosi artisti – soprattutto giovani – della nostra terra. Ormai è un fratello per me e non lo ringrazierò mai abbastanza per avermi “sbloccato”, per avermi letteralmente tirato fuori da un’impasse che subivo da troppo tempo. “Perdente” è mio tanto quanto suo.

Antongiulio Iorfida, sei autore e paroliere, in che periodo nasce il disco e come si sviluppa? Qual è l’idea comune o il filo conduttore?
Abbiamo cominciato a lavorare a “Perdente” a inizio Settembre, ma ho iniziato a “stuzzicare” Vincenzo circa l’opportunità di fare un disco suo praticamente quando l’ho conosciuto. Sono felice che l’album sia arrivato in modo del tutto spontaneo, fluido, naturale. Il “fil rouge” che lega le tracce di “Perdente” è “la storia di un uomo”. Di Vincenzo, appunto. Il disco, racconta, a ritroso, i suoi ultimi dodici anni: da un lieto fine non ancora giunto al momento in cui è cominciato tutto.

Quanto tempo avete impiegato per l’album?
Un mese e mezzo circa. È stato un lavoro intenso, che ci ha “relegati” – nel senso piacevole del termine – in studio per giorni e giorni. Ho frequentato più Vincenzo che la mia famiglia. Ma ne è valsa la pena. Abbiamo realizzato un album intero – dalla composizione alla produzione – in un arco di tempo relativamente breve. È stato sorprendente, in primis per noi stessi. Siamo stati “assaliti” da una frenesia creativa senza precedenti. A un certo punto, abbiamo addirittura pensato di fermarci. Ma, fortunatamente, era ormai troppo tardi.

Torno da te, Vincenzo e ti chiedo: Antongiulio Iorfida ai testi e Vincenzo Maida alla musica oppure collaborate insieme alla scrittura?

Dieci testi su dodici, in “Perdente”, sono opera di Antongiulio. I testi di “Fuggire” e “Stellina velenosa”, invece, li ho scritti insieme al mio amico cantautore Fabio Parrottino, in arte Cronico, con cui, tra l’altro, duetto proprio in “Fuggire”. Con Antongiulio ho un metodo di composizione ormai rodato: lui si occupa di ogni singola sillaba del testo, mentre io canto e bado alla musica. In questo, ci completiamo: lui è la mia penna, io la sua voce. Riesce a leggermi dentro e a trasformare in parole le mie emozioni come nessun altro. Tutto questo pur conoscendomi “solo” da 3 anni e nonostante apparteniamo a generazioni differenti (lui è un classe ’95, io sono nato nell’82). Nel suo giovanissimo corpo scorre inchiostro, non sangue.

Come è nato il vostro incontro e la collaborazione artistica?
Circa 3 anni fa, ho arrangiato e prodotto “Di nero”, brano scritto da Antongiulio per il collettivo Red Sofa, che lui stesso guidava. Da quei tempi, trascorriamo praticamente ogni giorno insieme.

I brani sono autobiografici?

Sì, i brani raccontano, a ritroso, gli ultimi dodici anni della mia vita, mettendo in evidenza i passaggi salienti di questo lungo periodo e sottolineando l’enorme varietà di stati d’animo che ho attraversato: dall’amore per la musica alla rabbia per la piega che hanno preso gli eventi, dalla gioia per la nascita di mio figlio allo sconforto dei giorni più difficili.

Perché la musica non ha ancora una Legge Nazionale, secondo voi e perché la cultura non è considerata un “vero lavoro”, nel nostro Paese? In pensiero sulla crisi della musica/spettacolo.

Le conseguenze economiche e sociali della pandemia hanno travolto un mondo già, di per sé, devastato come quello della cultura. Mi batto e mi batterò sempre per far comprendere a tutti che il nostro è un lavoro e non un passatempo. È un problema di percezione sociale. Se dico alle persone che, nella vita, faccio l’autore, mi rispondono: “Bello, ma il tuo lavoro vero qual è?”. Ecco, questo non va bene. La cultura è il fondamento della società e noi lavoratori della cultura meritiamo di essere rispettati, di trovare dignità nella considerazione che, di noi, ha l’opinione pubblica. Il “perché” di questa situazione è difficile da identificare. Probabilmente, si dà l’arte per scontata, senza constatare che, dietro a un concerto, a una canzone, a un qualsiasi spettacolo, ci sono tantissimi addetti ai lavori, che è assurdo discriminare. Per cercare di trasmettere alla gente il valore del nostro impegno, oggi, chiedo: “Immaginate un lockdown senza musica, film, serie TV, libri”.

Progetti prossimi, quando si potrà tornare a suonare live?

Ci auguriamo che la pandemia sia presto sconfitta. Anche perché il nostro più grande desiderio, al momento, è quello di poter suonare “Perdente” live in giro, in primis, per la Calabria e, poi, per l’Italia. Sognare non costa nulla.

Alessandra Paparelli