ROCK STORIES – Gli EAGLES arrivano all’Hotel California
Un’auto corre avvolta in una nuvola di sabbia in pieno deserto sotto un Sole accecante, in mezzo al nulla vede un hotel e l’autista decide di fare una sosta. Parcheggia l’auto davanti alla reception e cinque personaggi catapultati lì dagli angoli più sperduti, o lontani degli Stati Uniti. Don Henley dal Texas, Glenn Frey dal Michigan, Don Felder dalla Florida, Randy Meisner dal Nebraska, Joe Walsh da Wichita. Il quartetto si ferma davanti all’insegna, Hotel California, l’aria è satura del profumo della maria e di un misto di whiskey di infimo ordine e tequila, la campana della missione in lontananza fa sentire i suoi cupi rintocchi, ma la mission bell suona, i nuovi arrivati decidono di entrare e chiedere una camera dove depositare i loro sogni infranti, magari bevendosi un pink champeign (scritto come si pronuncia) on ice. D’altronde come resistere al richiamo della bellissima e sensuale Loree Rodkin che ammicca dall’altra parte del bancone? E’ a lei che il guidatore, Don Henley si rivolge Her mind is Tiffany-twisted; She got the Mercedes bends, uh; She got a lot of pretty, pretty boys; That she calls friends.
A dire il vero la signora Rodkin, congiunta a Bernie Taupin prima e dopo Henley, non apprezzò particolarmente i versi dedicatele, ancor meno la Wasted time che sempre il suo ex le propose successivamente. Ma l’Hotel California, come ricorda Meisner, segnò anche la fine della band come gruppo di amici che si divertono assieme, trasformandoli in ricchissimi uomini d’affari oltre che musicisti, e il denaro si sa che corrompe l’anima. Ma mentre Henley si consolò con Stevie Nicks vedova di Lindsey Buckingham, trovò anche il tempo per spiegare il significato dell’Hotel California: “Stavamo imparando molto, nella vita, nell’amore, negli affari. Per noi Beverly Hills era ancora un luogo mitico, in questo senso, divenne un simbolo e l’Hotel andava inteso come il centro di tutto quello che Los Angeles era arrivata a significare per noi. In una frase sola, riassumeva la fine della nostra innocenza”.
MAURIZIO DONINI
Hotel California – 6:08 (Felder, Henley, Frey)
Etichetta: Asylum Records
Produttore: Bill Szymczyk
Registrata a ottobre 1976, vinse il Grammy Award per il singolo dell’anno nel 1978.
Band:
Don Henley – voce solista, batteria
Glenn Frey – cori, chitarra acustica a 12 corde
Randy Meisner – cori, basso
Don Felder – chitarra solista (introduzione e primo assolo)
Joe Walsh – cori, chitarra solista (secondo assolo)
https://eagles.com
https://www.facebook.com/EaglesBand
Cool wind in my hair
Warm smell of colitas
Rising up through the air
Up ahead in the distance
I saw a shimmering light
My head grew heavy and my sight grew dim
I had to stop for the night
I heard the mission bell
And I was thinkin’ to myself
‘This could be heaven or this could be hell
Then she lit up a candle
And she showed me the way
There were voices down the corridor
I thought I heard them say
Such a lovely place (such a lovely place)
Such a lovely face
Plenty of room at the Hotel California
Any time of year (any time of year)
You can find it here
She got the Mercedes bends, uh
She got a lot of pretty, pretty boys
That she calls friends
How they dance in the courtyard
Sweet summer sweat
Some dance to remember
Some dance to forget
“Please bring me my wine”
He said, “We haven’t had that spirit here since 1969”
And still those voices are calling from far away
Wake you up in the middle of the night
Just to hear them say
Such a lovely place (such a lovely place)
Such a lovely face
They livin’ it up at the Hotel California
What a nice surprise (what a nice surprise)
Bring your alibis
The pink champagne on ice
And she said, “We are all just prisoners here of our own device”
And in the master’s chambers
They gathered for the feast
They stab it with their steely knives
But they just can’t kill the beast
I was running for the door
I had to find the passage back
To the place I was before
“Relax”, said the night man
“We are programmed to receive
You can check out any time you like
But you can never leave”
CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.